Agura Trat

Silvia Sai

Se avete il cuore tenero mettetevi comodi perché vi innamorerete di questo “scricciolo” di libro, “Agura Trat” di Roald Dahl (varie sono le edizioni, io consiglio quella della collana Gli Scriccioli, Nord-Sud Edizioni). Roald Dahl… cuore tenero? Lo so, può suonare strano, ma lo scrittore, rinomato per il suo sferzante humor (a volte quasi black humor), la sua irriverenza e il suo tratteggiare diretto e quasi cinico delle cattiverie e brutture dei comportamenti umani, ha dato vita anche ad un racconto romantico, ad una storia d’amore. Chiaramente, nel suo stile. Non pensate a principi e principesse!

Agura Trat_Copertina

Qui la storia d’amore si distingue per elementi poco canonici, vagamente surreali, il tutto condito con una buona dose di humor.

Il protagonista è il signor Hoppy, un timido vecchietto solitario amante dei fiori e perdutamente innamorato della vedova Silver, abitante al piano di sotto del grigio condominio. Ma il nostro anziano è veramente troppo timido e qualsiasi tentativo di approccio si smorza sul nascere: a voglia sognare di poter attirare l’attenzione della sua bella con imprese eroiche o semplicemente con un invito per un the al pomeriggio! E poi c’è lui, l’inarrivabile rivale in amore: ALFIO. Colui al quale la signora Silver rivolge frasi sdolcinate, il cuore palpitante, il primo pensiero mattutino e tenere carezze. E come darle torto, Alfio è un magnifico esemplare di tartaruga!

Un giorno, però, avviene la svolta. Chiacchierando da balcone a balcone, la signora Silver si lamenta con il signor Hoppy del fatto che Alfio non cresca, mai, nemmeno di mezzo etto. Dlin! Si accende una lampadina nei pensieri del nostro vecchietto…un piano diabolico….

Quale espediente migliore per conquistare la propria donna se non attraverso la magia, come nelle più belle favole?

Basta procurarsi:

– Una formula magica per far crescere il buon Alfio, ovviamente in tartarughese (leggete Agura Trat al contrario…).

– Comprare e riempirsi la casa di 140 tartarughe di diversi pesi e taglie.

– Un bastone con pinza acchiappa-tartaruga per sostituire di volta in volta i vari Alfi dal balcone.

Et voilà! Les jeux sont fait!

Con tanta, tantissima pazienza, il signor Hoppy porta a compimento il piano architettato che consiste, come avrete immaginato, nel sostituire Alfio con varie tartarughe per simulare così la sua crescita, grazie alla formula magica donata dal vecchietto alla signora Silver. E qui abbiamo un altro elemento decisamente poco canonico. Sì, perché il signor Hoppy riuscirà davvero nell’intento di attirare l’attenzione dell’amata e addirittura a conquistarla. Con l’inganno, però.

Agura Trat_3

Il finale sembrerebbe lieto, ma resta una punta di amaro in bocca in una storia terminata felicemente ma cosparsa di imbroglio. Un inganno che non verrà mai svelato e che coronerà invece la storia d’amore, addirittura un matrimonio! Come in molte sue storie, Dahl offre una rappresentazione estremamente realistica, e per questo spesso cinica, dei comportamenti dell’uomo. L’inganno per raggiungere i propri scopi è uno di questi, ma in fondo è pur sempre un inganno innocente e divertente, romantico.

Eppure, da profondo conoscitore dell’animo infantile, Dahl sa cosa frullerà nella testa dei suoi piccoli lettori al termine della storia: “Che fine ha fatto Alfio??”. E aggiunge così un tenero post scriptum dando rassicuranti dettagli sul futuro di Alfio.

Consiglio questo “scricciolo” ai bimbi dai 6 anni in su, a chi conosce già quel genio di Roald Dahl e a chi non lo conosce ancora, a chi è romantico, a maschi, a femmine, ma soprattutto a chi ha voglia di ridere e divertirsi leggendo!

 

Silvia

 
AGURA TRAT
di Roald Dahl (autore) e Quentin Blake (illustrazioni)
Traduzione di A. Rotunno
Nord-Sud Edizioni, Collana “Gli Scriccioli”.
61 pp. | Brossura
Anno di pubblicazione 2009 | ISBN: 9788882038953
Prezzo: 6,80

 

Il post è stato pubblicato sul blog www.ricominciodaquattro.com nell’ambito di una nuova collaborazione, fuori dal pollaio, delle Galline Volanti. Se volete dare un’occhiata ecco qui il link.

 
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