22 sono i bambini che vengono ritratti, ognuno da un paese diverso: Giappone, Svezia, Australia, Mongolia, Madagascar, Inghilterra, Egitto, Canada, Stati Uniti, Tailandia, Islanda, Kenya, Bolivia, Germania, Bulgaria, Sudafrica, Israele, Russia, India, Italia, Messico, Francia.
Il taglio è divulgativo e piuttosto semplice nella struttura.
La prima doppia pagina vede a sinistra un bel disegno in primo piano del bambino o della bambina affiancato a destra dall’ambiente in cui vive, può essere una casetta nel bosco, un palazzo in una grande città, una capanna…
Nelle due successive tavole, nella pagina a sinistra il bambino si presenta, dicendo “ciao” nella sua lingua madre, e proseguendo nella presentazione, accennando al paese in cui vive, ad alcuni elementi geografici, storici, sociali, linguistici e a qualche elemento di tradizione culturale. Un testo breve ma non brevissimo, sufficiente a comunicare con il lettore.
A destra, continuando a raccontare in prima persona, il bambino o la bambina entra più nel dettaglio della sua giornata, accostando elementi di cultura quotidiana – come il cibo, l’istruzione, la vita familiare, i giochi – a elementi di cultura più straordinaria – come le festività -.
Il testo contiene parole in lingua madre, quelle parole spesso intraducibili che riflettono la cultura e la storia e che possono essere comprese leggendo il piccolo dizionario a lato della pagina. Anche questo un elemento interessante.
Le illustrazioni sono di impatto, dai colori vivaci e dagli abbondanti dettagli curati. I ritratti dei bimbi non sono banali e racchiudono alcuni elementi tipici del paese, conferendo una nota surreale al volto del bambino.
Come tutti i libri divulgativi e ricchi di informazioni, può essere fruito in diversi modi, scegliendo di volta in volta il ritratto da leggere in base al paese o all’illustrazione che più attira, oppure assaporando pian piano, un ritratto al giorno.
Due o tre note a margine.
Per capire se un testo racchiude stereotipi, vado a leggere ciò che ben conosco. Ho subito letto il ritratto di Marcello, che abita a Roma e rappresenta l’Italia. E sì, certo, è stereotipato, riportando cenni di vita che appartengono solo a una parte dei bambini in Italia. Poi ho letto gli altri paesi e ho pensato che, senza nessuna pretesa di esaustività, il libro è interessante e può suscitare domande e desiderio di approfondimento. Certamente una bella carrellata di diversità.
Se il libro è inteso come volano per immaginare e suscitare curiosità, e non strumento solo per insegnare, è un buon libro, e in questo senso questo lo è.
Il font scelto l’ho trovato un po’ troppo marcato, a tratti mi ha disturbato.
Mi è piaciuto molto il titolo originale, forse un po’ retorico ma d’impatto: Le monde est ma maison.
Senza polemica eh, ma a me è saltato subito all’occhio la presenza di Israele e non della Palestina.
Vista la situazione di questi due paesi, per me, sarebbe d’obbligo, se, se ne cita uno, citare anche l’altro. Sempre.
Peccato.
Buona giornata.
Monica
Sì, concordo.