Questo albo senza parole mi ha lasciata scombussolata, tocca corde profonde nell’adulto che vi si avvicina, ma credo parli in modo eloquente anche ai bambini, mettendogli davanti agli occhi quello che sperimentano nelle quotidianità, le amicizie che si rivelano di facciata, il senso di esclusione dal gruppo, il senso di solitudine e diversità. E’ certamente un libro complesso e ricchissimo nel suo patrimonio di immagini che parlano.
Approcciando i libri senza parole in modo non professionale, da lettrice e mamma, inizialmente ero convinta che potessero offrire un modo più semplice ai bambini di avvicinarsi alle storie, dandogli la possibilità di “leggere” da soli un albo anche senza aver la padronanza della decodificazione della parola.
Certo, un albo fatto di immagini si presta ad usi inclusivi, ma siamo certi che sia poi per un bambino più semplice di un albo in cui ritrova invece una storia scritta e ben espressa? Leggere le immagini può essere alquanto più complesso di leggere le parole. Osservarle e guardarle è di tutti, leggerle e comprenderle invece comporta una padronanza forte, una competenza importante.
Cercando in rete un po’ di informazioni su quest’albo, che ho scoperto grazie a una serata di formazione presso la Libreria Radice e Labirinto di Carpi tenuta da Giordana Piccinini e Ilaria Tontardini di Hamelin Associazione Culturale, mi sono imbattuta in un articolo denso e interessante di Giovanna Zoboli, della casa editrice Topipitori, che vi invito a leggere prendendovi un po’ di tempo. Lo trovate qui.
Interessante il punto di vista, che vi è riportato, di Sophie van der Linden, una fra le maggiori studiose francesi di libri illustrati sui libri senza parole:
Nella letteratura per ragazzi, gli album senza testo sono stati concepiti in un prospettiva pedagogica. In questi album il testo appare come mancante: l’impresa dei piccoli lettori è quella di far risorgere la parola sottratta. Di fatto si offrono a coloro che non sanno ancora leggere. Di fatto, ma anche per volontà, perché la maggior parte degli album senza testo nascono dall’idea comunemente ammessa che, se un bambino non sa leggere un testo, agevolmente leggerà un’immagine. Questo presupposto (non lettore di testo=lettore di immagini) poggia su una falsa evidenza. Perché una storia, per parole e/o immagini, quello di cui ha bisogno è un lettore. Ci sono analfabeti di tutte le età. E anche aniconici di tutte le età. Ne ho incontrati a decine nella mia carriera di formatrice. Si può essere insegnanti o bibliotecari, avere più di vent’anni di esperienza e non sapere leggere un album senza testo. Leggere nel senso primo di decifrare, della denotazione. Questo non è vergognoso se si considera che l’album senza testo si rifà a una padronanza di codici di grande sottigliezza. E si comprenderà che l’album senza parole, esattamente come un racconto, non tollera una moltiplicazione arbitraria di significati. Un libro senza parole non è un libro in cui si possa inventare la storia a piacere e a cui si possano affibbiare infinite interpretazioni.
Purtroppo questo albo illustrato è fuori produzione. Sono riuscita a recuperarlo fortunosamente acquistandolo usato su un sito francese da una biblioteca d’oltralpe. Siccome le cose belle devono trovare strade di diffusione e promozione ho deciso che quest’albo potrà prendere le strade del mondo. Se volete tenerlo in mano e non lo trovate in nessuna biblioteca della vostra città, scrivete alle Galline Volanti (info@gallinevolanti.com) e vi daremo dettagli su come riceverlo. Potrete tenerlo per un po’ e restituircelo in modo che poi possa prendere altre strade!
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