Riuscire a costruire una storia che sia leggera e al contempo profonda, seria e insieme strampalata, fonte di divertimento e al contempo di riflessione, ricca di personaggi e dialoghi efficaci e insieme a silenzi e non detti, ecco, non è affatto semplice. Occorre innanzitutto avere pensieri originali e fantasiosi e saperli trasporre in una storia scorrevole, scegliendo parole appropriate.
Beatrice Alemagna, amatissima illustr-autrice italiana ormai di casa in Francia, è una mente fervida che costruisce con grande cuna e serietà i suoi lavori. Organizza bene l’architettura di testo e immagini, bilancia spazi vuoti e pieni, taglia con movimento le prospettive, predilige colori uniformi accendendoli nei punti giusti.
Tutto ciò, lo ritroviamo ne I cinque Malfatti, edito da Topipittori. È difficile definire i cinque protagonisti. Non appartengono al mondo animale, né a quello umano. Sono dei cosi. Puro frutto dell’immaginazione dell’autrice, pura materializzazione delle diversità che caratterizzano, e spesso a identificano, ognuno di noi. C’è il molle, il piegato, lo strano, il bucato, il capovolto. Vivono insieme in una casetta che pullula di oggetti quotidiani illustrati con la solita attenzione e originalità a cui Beatrice Alemagna ci ha abituati. Ognuno di loro è consapevole del proprio difetto e non sembra curarsene, anzi, non fanno nulla di nulla, trascorrono le giornate a discutere su chi sia il più imperfetto.
Sostanzialmente, vivono in un placido equilibro, buffo e surreale.
Finché un giorno questo equilibrio viene turbato dall’arrivo della loro controparte, senza la quale non potrebbero percepirsi come imperfetti, ossia Lui, il tipo straordinario, e perfetto. Splendida la tavola che riprende la sua lunga camminata, arrogante e sicura, verso la casa dei malfatti.
Di fronte alle domande inquisitorie e giudicanti del perfetto sul loro dolce far niente, sulla mancanza di una progettualità e di un’idea nella loro vita, che ai suoi occhi appare dunque inutile, i cinque cosi sembrano entrare un po’ in crisi.
A me le idee passano attraverso, disse quello bucato.
Io le idee non le trovo, in tutte queste pieghe, disse il piegato.
Le mie sono molli e deboli, disse, per l’appunto, il molle.
Io ce le ho tutte al contrario, le idee, disse il capovolto.
E le mie, ovviamente, sono tutte sbagliate, disse lo sbagliato.
Ecco però che, come nelle più comuni dinamiche di gruppo, di fronte a un “attacco” esterno, l’identità del gruppo si rinsalda in modo positivo. I cinque malfatti, di fronte alle critiche saccenti del perfetto, si compattano e illustrano con orgoglio quanto di positivo in realtà il loro difetto significhi per loro. Il bucato è felice perché la rabbia gli passa attraverso, il piegato riesce a conservare tutti i ricordi tra le sue pieghe, allo sbagliato basta poco, fare una sola cosa giusta, per essere contento, e così via.
Senza dare possibilità di replica al perfetto, infine, lo lasciano a a bocca asciutta in lacrime sul pavimento, ed escono allegramente insieme, soddisfatti della loro nuova consapevolezza.
La diversità non è altro che un’identità allo specchio, la perfezione è soggettiva e sfuggente, questo Beatrice Alemagna riesce a comunicarlo bene.
Io e Ada condividiamo un dubbio, però. Qualcosa che, in modo sottile, non ci convince del tutto, pur non intaccando la bellezza e qualità di questo albo. Ci siamo spesso interrogate su come possa essere efficacemente rappresentata la diversità nei libri per bambini e ragazzi. Certamente è utile che la diversità prenda anche vita e forma in modo evidente, senza troppe metafore e non detti, come nel caso di questo libro. I bambini in fin dei conti sono così, diretti, senza troppe sovrastrutture mentali e regole di buona creanza. Dicono le cose per come sono, le chiedono per come sono ma le vivono anche con grande spontaneità e naturalezza. È proprio forse questo che, a nostro parere, forse manca al libro dell’Alemagna, la quotidianità e la normalità della diversità dei cinque malfatti che, in fin dei conti, erano e rimangono soli. Certo, un’allegra combriccola di imperfetti che però ci paiono rimanere chiusi nel loro mondo, davvero diversi (anche se felici di esserlo) e poco mescolati alla normale quotidianità di ciò che gli sta incontro.
Io l’ho letto la prima settimana di scuola ai miei alunni di prima media, era la prima volta che provavo un libro illustrato con i più grandi. Ha funzionato benissimo, le osservazioni dei ragazzi sono state puntuali e sorprendenti. Bella l’osservazione che è nata sulla differenza tra accontentarsi e accettarsi
Grazie per la tua testimonianza! Ci sono molti albi illustrati adatti anche ai più grandi. Accontentarsi e accettarsi… che profondità! Chissà che interessanti riflessioni.
Mi sono imbattuta in questo libro,proposto da un esperta , per completare un altro step di un progetto scolastico. Molto carino devo ammetterlo,soprattutto perchè ci fa riflettere sul fatto che chi viene visto come “diverso” possiede difetti in quantità, ma anche pregi molto forti.Quello che accomuna i cinque malfatti è una sorta di” perfezione del brutto ” ,un’ armonia della bruttezza che ti fa più bello di chi si crede bello e perfetto.
Sì, una narrazione che apre molte porte e diversi livelli di lettura e critica. Grazie per il commento!
Buongiorno! Io ho letto questo libro pochi giorni fa a scuola e devo dire che a conclusione della lettura l’ho immediatamente chiuso e messo via per passare a fare tutt’altro…Ci ho riprovato, intendo a leggerlo ai bambini, e al secondo tentativo mi si è accesa la luce che mi fa poi apprezzare e stimare un libro.
E’ sempre interessante e curioso leggere con i b.ni libri che come dite voi “aprono gli orizzonti”, io poi mi diverto proprio a chiaccherare con loro di tutto e in questa occasione abbiamo chiaccherato di perfezione ( e imperfezione ovviamente).
Io personalmente ho pensato molto ai 5 malfatti, poveretti, uno bucato, l’atro al rovescio…che tristezza. Poi “ho letto” la loro forza, avere dei buchi ha pure i suoi vantaggi, vedere le cose al contrario non ne parliamo. Più avanti ho pensato “ma guarda che cattivi”, hanno abbandonato il Perfetto ( sì un pò arrogante forse…) là in mezzo alla stanza da solo a piangere..
Li ho anche invidiati quei cinque! per la loro sicurezza e per quel legame che così evidentemente li unisce…
Mah, comunque sia e comunque uno lo intenda, io lo consigierei agli adolescenti di oggi!
Complimenti ancora per i vostri post, bellissimi!
Grazie Sabrina, concordiamo anche noi le tue perplessità e i tuoi pensieri, grazie ancora per averli condivisi qui.