Bambina nera sogna.
(Brown girl dreaming: tit. originale)
L’infanzia e i sogni di una bambina afroamericana. Se cercate un romanzo per ragazzi (e adulti!) originale e raffinato nella forma e nella sostanza partirei proprio da qui, consigliandolo in primis a chi è sensibile alla bella scrittura o custodisce un interesse per la Storia e la società. Non un libro acchiappa lettore-svogliato, forse. L’originalità del libro prende corpo nella forma narrativa scelta da Jacqueline Woodson: un memoir in prosa poetica in cui le parole si inanellano in versi incorniciando una storia autobiografica.
Un po’ di pazienza iniziale è necessaria per entrare nell’universo narrativo della Woodson, orientarsi nel contesto degli Stati Uniti degli anni ‘60 e delle lotte per i diritti dei neri. Occorre darsi il tempo di familiarizzare con la forma poetica e accomodarsi nella famiglia della futura scrittrice che vive, insieme ai fratelli, l’esperienza di una separazione e di un trasloco dall’Ohio più progressista dove i neri non devono più abbassare lo sguardo o sedersi in fondo all’autobus, sissignore, nossignore, al Sud Carolina dei nonni, dove è meglio che ogni azione segua precisi dettami.
La forma poetica crea un’esperienza di lettura simile alla visione di diapositive di famiglia che fanno apparire, e poi svanire, scene di vita, mosaici di un’infanzia densa e a tratti difficile, in una famiglia di 4 figli cresciuti da una madre sola e spesso lontana, in un contesto di cambiamenti epocali per i neri d’America. Dai versi affiora una trama e con essa un ricco corredo narrativo di atmosfere, personaggi, affetti, sensazioni, abitudini che grazie alla distanza del ricordo e alla forma poetica si illuminano di una carica emotiva particolare.
Così la prima volta che mia madre va a New York City
non sappiamo che dovremmo essere tristi, il peso
dell’amore dei nonni come una coperta
e noi sotto,
sicuri al caldo.
E’ la poesia che con la sua forza simbolica riesce a trascendere il qui e ora abbracciando una dimensione più ampia, narrare prospettive, solitudini, incomprensibili divieti, legami indissolubili. Così il dondolo del portico, tanto amato da Jacqueline e dal nonno, evoca “la tacita promessa che il mondo così come lo conosciamo sarà sempre qui”, o i fiocchi che stringono le trecce evocano sofferenze, aspettative e rigori sociali. Nel frattempo, la piccola Jacqueline racconta storie, legge con fatica, e sogna di diventare scrittrice. Perché quello che in definitiva qui si racconta è un’infanzia che si immagina futuro. A guidarla, i sogni, perché tutti sognano, un futuro migliore, un mondo diverso.
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