Levi Pinfold è un illustr-autore dal tratto originale e inconfondibile. Il suo stile iconografico si caratterizza per il realismo pittorico, la ricchezza di dettagli, la predominanza di colori autunnali, e per figure e volti umani molto espressivi. Pinfold ama raccontare storie in modo non scontato accompagnando il lettore verso tematiche profonde: la paura del diverso e dell’inaspettato contrapposte alla curiosità e alla fiducia per ciò che non si conosce (temi ripresi anche nel suo secondo libro tradotto in italiano “La stagione dei frutti magici”).
“Cane nero” è la sua prima opera tradotta in Italia ed ha raccolto un grande plauso di critica, sia nel nostro paese che all’estero. D’altra parte l’impatto visivo delle tavole è sorprendente così come la carica emotiva che traspare dalla storia.
Un giorno un cane nero fece visita alla famiglia Hope.
Sin dalla prima pagina il caos si scatena tra le mura di casa Hope. Il primo ad accorgersi della presenza del cane nero è il padre che immediatamente telefona terrorizzato alla polizia. Pagina dopo pagina, con ritmo incalzante, la paura si diffonde tra i componenti della famiglia. Pinfold li immortala con estrema teatralità ed espressività nell’atto in cui si accorgono della presenza del cane nero: il signor Hope inquadrato di spalle mentre si accinge a far colazione, la signora Hope con la tazza di tè in mano, Adelina mentre si lava i denti, Maurice ancora a letto aggrappato alle coperte, il volto deformato in un urlo.
Secondo il noto meccanismo sociale alla base di molte paure condivise e irrazionali, i membri della famiglia si passano parola suggerendo soluzioni (“spegni le luci!… chiudi le tende!… nascondiamoci sotto le coperte!”), ingigantendo così la causa della paura stessa: nelle loro parole il cane nero si trasforma da “grande come una tigre” a “grande come un elefante”, a “Tyrannosaurus Rex”, infine a “grande come l’Incredibile Hulk”.
A spezzare la spirale della paura, arriva la più piccola di casa, Small che inaspettatamente decide di uscire per incontrare questo essere terribile, tra gli avvertimenti dei familiari che prontamente corrono a costruire un’assurda barricata casalinga: “ti sgranocchierà la testa! ti rosicchierà le ossa!”
E invece, Small, certo un po’ stupita della grandezza del cane, comincia con lui un gioco di inseguimento, quasi una sfida sull’onda di una cantilena “se mi vuoi seguire, ti devi rimpicciolire”, una corsa che potremmo definire di “addomesticamento”. Vedere, conoscere, trascorrere del tempo, giocare: in questo modo Small addomestica il cane, simbolo delle proprie paure, che tavola dopo tavola appare sempre più piccolo e ridimensionato.
La figura di Small, avvolta e incappucciata nel suo impermeabile giallo acceso, ricorda quello di un’eroina, anche se in fondo, è una semplice, normale bambina che canticchiando frasi giocose corre nei campi, sotto i ponti, nel parco giochi, fino a rientrare a casa attraverso la gattaiola, seguita dal cane. Sì, il cane, perché a questo punto non vi è più alcun mistero tra loro due, la paura è contenuta, e il cane nero appare per le sue reali dimensioni, non molto più grande della piccola Small.
La famiglia si arrende all’evidenza, esce dalla barricata, si riunisce rilassata sul divano, e sorride del proprio sguardo che, accecato dalla paura e dal pregiudizio, era rimasto offuscato.
Un albo illustrato che, pur inciampando un po’ in alcuni punti della traduzione, racconta una bella storia di paura e coraggio dal punto di vista di una famiglia e di una piccola grande bambina.
E ora lasciamo la parola ai bambini!
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