Gossamer racconta di un mondo visibile e diurno, da un lato, e di un mondo invisibile e notturno, dall’altro.
Queste due dimensioni esistenziali sono sì separate ma comunicanti.
Ed è su questo affascinante dialogo che la Lowry gioca in un intreccio di piani narrativi a capitoli alternati.
Protagonista del mondo visibile è una signora anziana – la cui anzianità ci viene raccontata in maniera splendida – alle porte di una nuova avventura: accoglie in affido familiare un bambino di 8 anni – inaspettato perché doveva essere una femmina! – vittima di violenza domestica, arrabbiato con il mondo intero e che tutto vorrebbe distruggere. John sembra più grande di quello che è.
Protagonista del mondo notturno invece è Piccina, appartenente a un popolo di creature invisibili il cui compito è creare e donare i sogni agli umani. Piccina sta imparando l’arte sotto la guida attenta di Vecchio Arzillo, un’arte complessa perché implica diverse fasi.
Esplorare i ricordi degli umani toccando oggetti che appartengono loro, custodi silenziosi delle memorie. Il “tocco” è un gesto delicato e insidioso perché se non misurato porta a penetrare troppo nel ricordo e così perdersi nel lato oscuro, quello dei temibili “Sestrieri” che portano incubi e disperazione. Unendo in modo creativo i ricordi si compongono i bei sogni che vengono trasmessi attraverso l’infusione, altra pratica complessa perché non deve svegliare gli umani.
Piccina è entusiasta, curiosa, fa un sacco di domande.
Ecco dunque che la narrazione si dispiega su un doppio binario: nell’evoluzione del rapporto tra anziana e bambino, nel percorso di crescita di Piccina, e negli spazi di intersezione tra i due mondi.
Gossamer è una storia di chiusure che diventano aperture, tra mondi e tra persone. Piccina, che cerca la via giusta per svolgere il suo compito, difendere il bambino dagli attacchi dei Sestrieri, setacciando nei suoi ricordi per scovare cose belle e confortanti e riportarle in vita nei sogni.
La signora anziana, che deve trovare un varco nella sofferenza di John il quale replica cattiverie, alimenta lamentele (com’è possibile che in quella casa con ci sia una televisione??), agisce provocazioni e bugie più grandi di lui. Lei, così abituata alla solitudine, alle piccole abitudini, alle chiacchiere con il suo cane (figura ponte centrale), i ricordi da custodire e tenere vivi. Lei che senza saperlo è un’educatrice impeccabile.
E poi c’è la figura della madre di John, un terzo filone narrativo che si sovrappone, anch’essa vittima in un contesto di violenza, che con fatica prova a ricostruirsi una vita per riavvicinarsi al figlio, e nel mentre… sogna anche lei.
Il filo rosso, in fondo, è la crescita delle due giovani vite (Piccina e John), guidate sapientemente da vite più esperte e mature, il loro esplodere in emotività, la loro ricerca di comprensione e di sé stessi, il loro far pace con ciò che si è, grazie (o nonostante) la vita che si è vissuta. La ricerca della propria identità e del proprio ruolo nell’esistenza da un lato (Piccina), lo sciogliere nodi e riacquisire fiducia in sé stessi e negli altri, dall’altro (John).
Lo sguardo della Lowry si sposta tra i vari personaggi, guidandoci nelle loro emozioni, pensieri, sentimenti, in un gioco di sguardi davvero interessante. Un intreccio fine.
Solo noi lettori, infatti, siamo onniscienti. Noi abbiamo una visione completa (svelata pian piano) dei personaggi e delle loro vicende: i creatori dei sogni notturni sono infatti sconosciuti agli umani, ma è proprio grazie alla loro raccolta dei ricordi che noi lettori conosciamo meglio l’anziana e John.
E’ un libro che racconta di rapporti di cura e dono, di relazioni umani, di vite in cambiamento per sciogliere nodi, trovare la propria strada, un orizzonte di senso, una fiducia, una prospettiva futura.
La lettura è agevole. I riferimenti alla violenza sul bambino sono senza veli, ma sempre raccontati con grande maestria dalla Lowry, per questo a mio avviso può essere affrontato in lettura autonoma dagli 11 anni (anche un po’ prima se mediato o comunque valutando la sensibilità del lettore). Peccato però, se John avesse avuto qualche anno in più, anziché gli 8 indicati, sarebbe un libro ancor più appetibile dagli 11 anni.
P.s. Gossamer significa impalpabile, ragnatela sottile.
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