Il Natale di Marguerite

Ada

Era quasi estate quando ho preso questo libro in prestito in biblioteca e da allora non ho smesso di ripromettermi che prima di Natale ne avrei dovuto parlare. Fuori c’erano 30 gradi e l’albo si apre con un paesaggio candido e innevato. Tale è la potenza di questa storia e delle sue illustrazioni che, nonostante il rumore del mare che iniziava a farsi sentire, mi sono ritrovata catapultata a diecimila chilometri da casa, in pieno inverno, in un paese americano negli anni ’50.

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E’ Natale e Marguerite Godine si rallegra di non dover mettere piede fuori di casa. Certo a prima vista il calore di una casa accogliente, grandi finestre da cui osservare il manto bianco che avvolge la città, una tazza di tè caldo sono la summa perfetta di un pomeriggio di Vigilia che molti baratterebbero con le folli corse agli ultimi regali.

Per Marguerite la casa, la sua casa, è da lungo tempo l’unico luogo sicuro. Non ricorda nemmeno più quando la ha addobbata per Natale l’ultima volta…forse due anni prima? Da allora gli addobbi sono rimasti appesi pure d’estate, solo spenti. L’immagine di casa accogliente inizia a non essere più così nitida, si fa strada un velo di polvere che copre i mobili, gli oggetti e le vite.

Marguerite è una anziana signora, dall’aspetto curato e dalla casa in ordine. Ha figli e nipoti ma, da qualche anno, le feste di famiglia, che prima ospitava per Natale con tanto entusiasmo, la sfiniscono. Preferisce davvero passare il Natale sola davanti alla televisione, scambiandosi auguri con i parenti per telefono. Lei, rassicurata dal silenzio della casa, loro a banchettare e festeggiare in case lontane senza dover gestire preoccupazioni culinarie e logistiche di una madre sempre meno brillante.

E’ successo piano piano. Marguerite ha iniziato a veder sparire, uno dopo l’altro, i compagni di una vita: il marito, le amiche, la vicina di casa. Presto sarebbe toccato a lei. E allora decide che è meglio non uscire più di casa perchè…

Fuori è sinonimo di pericolo. Potrebbe scivolare. Potrebbe prendere l’influenza. Potrebbe essere investita da un automobilista
frettoloso mentre tenta di attraversare la strada. Potrebbe essere derubata della borsetta o addirittura pugnalata da un malvivente che vuole approfittare della sua debolezza.

Potrebbe insomma accaderle ciò che quotidianamente leggiamo sui giornali accadere a tante persone anziane della nostra città.

Marguerite non si lascia andare, al contrario di quanto molti di noi possano pensare. Una volta alla settimana va a casa la parrucchiera, le portano la spesa, viene una signora a farle le pulizie e ogni tanto pure i figli a trovarla. Segue anche attentamente i consigli del suo medico curante che le impone movimento.

Obbediente, adesso fa più volte avanti e indietro dal salone alla cucina. Bisogna sempre ascoltare il proprio medico.

Come non provare tenerezza per questa scrupolosa signora che pratica il nordic walking nel corridoio di casa sua? Il cuore inizia a traballare e siamo quasi sull’orlo della lacrima quand’ecco che l’autrice cambia registro e ci regala una immagine di una ironia e genialità fuori dal comune.

Marguerite odia camminare con le ciabatte, ne odia lo  swoush che fanno quando le trascina sul pavimento. Ma sa che le ciabatte antisdrucciolo sono il miglior DPI contro lo scivolamento e la morte certa.

Marguerite si prepara, anche quel Natale, a festeggiarlo in poltrona, davanti alla tv, con il suo pasto natalizio precotto. Le immagini qui hanno una enorme potenza sequenziale che richiama le riprese cinematografiche della miglior specie. Si alternano mezzi busti a particolari e dettagli ma l’immagine più forte rimane, a mio parere, quella dell’inquadratura a “La plongée”  ovvero dall’alto rispetto al personaggio. Marguerite, a sua totale insaputa, pare prigioniera in una gabbia.

Quando tutto pare portare ad un polveroso e rassicurante finale ecco l’imprevisto dietro la porta. Qualcuno suona il campanello.

E’ sera. E’ la vigilia di Natale.

Non aspetta nessuno! Il cuore comincia a batterle furiosamente
nel petto. L’ansia la assale.

Ci siamo. È giunta la sua ora.

Non si sente pronta.

Gli avvenimenti prendono invece una piega diversa. Alla porta “pare” esserci un uomo rimasto in panne con la macchina che chiede di usare il telefono per chiamare il carro attrezzi.

Non vuole aprire. Non può prendersi
questo rischio. Succede spesso. Anche troppo spesso. Non è così ingenua. è fuori discussione aprire la porta agli sconosciuti.
Decide di calmarsi. Di respirare un po’. Se non si rilassa rischia un infarto.
Alla fine opta per l’autocontrollo e l’altruismo, e gira la maniglia

Marguerite viene così completamente travolta da un turbinio di eventi per la sua vita al rallentatore. Dopo l’uomo, dalla macchina scendono una donna con una bambina, che si presentano alla porta per chiedere di fare pipì. Marguerite cerca di rimanere concentrata sulla sua cena precotta di Natale e sulla sua poltrona ma non ce la fa. La vita la richiama e lei sceglie di lasciarsi andare.

Le parole che l’autrice, India Desjardins, usa per raccontarci questo Natale sono poche, dirette e asciutte con l’intento di non voler trasformare in pietistico un racconto che invece risulta perfettamente aderente al reale. Le immagini, semplicemente incredibili, di Pascal Blanchet riempiono le nostre menti di storie diverse, che ci parlano di un lento e impercettibile declino, di un rattrapimento delle membra e della mente cui si può scegliere di non lasciarsi andare.

L’albo, a nostro parere davvero meritevole, ha vinto il Premio Ragazzi 2014 alla Fiera del Libro di Bologna nella categoria Fiction con la seguente motivazione:

” Nell’attingere alla cultura e allo stile di vita americano della prima metà del XX secolo, l’opera di Blanchet si richiama al materiale pubblicitario e ai motivi popolari dell’epoca. Elegante e raffinato, il libro manifesta uniformità e coerenza nel suo linguaggio visivo. Sebbene sia stato eseguito con grande perizia tecnica, la narrazione visiva trascende il mero sfoggio di competenza stilistica. Grazie alla straordinaria padronanza della luce e dell’atmosfera, il libro va ben oltre l’adesione alle ultime tendenze. La storia di solitudine e malinconia si sviluppa attraverso sguardi sui mondi interiore ed esteriore e mediante la potente risonanza visiva di oggetti quotidiani e spazi vuoti. Il percorso emotivo del personaggio principale è illuminato da delicati fasci di luce, naturale e artificiale. Il libro trasmette calore senza mai scadere nel sentimentalismo. La narrazione ha luogo su uno sfondo di neve che cade silenziosamente e che si affievolisce gradualmente mentre ci si avvicina alla conclusione. Il libro è racchiuso da risguardie che riportano motivi elaborati con cura particolare e che completano il sottile messaggio natalizio. Il livello di eccellenza raggiunto nella concezione, costruzione ed esecuzione del libro hanno persuaso la giuria che questa fosse l’opera che più si distinguesse nella categoria Fiction.”

IL NATALE DI MARGUERITE

Autori: India Desjardins, Pascal Blanchet
Bao Publishing
Genere: Fantasmi di un Natale più passato che futuro
72 pp. | 22 x 29 cm.
Anno di pubblicazione: 2015
Età consigliata: dai 7 anni

Questo post è dedicato alla Zia Ornella che, nonostante i suoi 87 anni, apre con fatica e con gioia le porte della sua casa ad una truppa confusionaria di parenti. Grazie per continuare a scegliere la vita!

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2 risposte a “Il Natale di Marguerite”

  1. simona ha detto:

    Ciao , adoro questo libro, soprattutto per le immagini e poi anche per il senso della vita.

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