Il viaggio
Oggi sono davvero felice di raccontarvi uno splendido albo illustrato, curatissimo, che ho conosciuto nella sua prima edizione inglese e ora stringo tra le mani in italiano, fresco di stampa per Emme Edizioni.
Devo ammettere che raramente mi capita di incontrare un oggetto così virtuoso. Mi piace definirlo così perché rappresenta un libro di qualità a tutto tondo: la scelta di un tema delicato e difficile, il titolo, non casuale come spiegherò dopo, le illustrazioni, grafiche, minuziose ma di ampio respiro, e il testo, essenziale, efficace, in perfetto dialogo con la parte iconografica, proseguendo con la qualità della carta, opaca e ruvida, il font elegante e leggero, le risguardie deliziose che restituiscono una storia nella storia, i colori che diventano parte attiva della narrazione, spesso caldi e contrastanti il nero, così come l’uso di prospettive e dimensioni variabili delle figure, talvolta minuscole talvolta enormi.
D’altra parte, la casa editrice Flying Eye Books difficilmente delude, con alle spalle vari titoli di pregio. Francesca Sanna, invece, è un’esordiente. Illustratrice e graphic designer sarda emigrata in svizzera, ha terminato da poco un Master in Design.
Non sono molti gli albi illustrati che, a mio avviso, riescono a raccontare storie di migrazioni con rispetto, dignità, ma, soprattutto, senza retorica (ne avevo raccolti alcuni qui e in questo post). L’opera prima di Francesca Sanna, si intuisce, è il frutto, oltre che di una sensibilità personale, di una ricerca sul campo dettata dalla curiosità verso racconti di persone in fuga (ce lo spiega lei nella nota dell’autore finale). Ma ciò non sarebbe sufficiente. Francesca è anche riuscita a cogliere, interpretare, sintetizzare e infine tradurre in un racconto trasparente e onesto le storie di vita che a lei sono state affidate.
Onesto, perché non nasconde nulla dell’orrore della guerra, della morte, dei cattivi, della fuga.
Onesto, perché non si chiude con un lieto fine. Lascia una speranza, non una certezza.
Onesto, perche rappresenta una figura bellissima di mamma, coraggiosa, tenace, ma anche fragile e vera.
Il tema è senza dubbio forte. Francesca Sanna ce lo ricorda spesso, tra le pagine, con un nero pervasivo e le figure deformate di mostri e paure. Non pensiate tuttavia che il risultato sia un albo pauroso e terrificante perché l’autrice ha sapientemente scelto un registro schietto ma delicato, usando colori a bilanciare l’oscurità e uno stile grafico a restituire una leggerezza di fondo, nonché frasi dirette che raccontano senza dire troppo. Anche la voce narrante del bambino, che narra le vicende in prima persona, è confortante e rassicurante.
La copertina è meravigliosa perché condensa l’essenza del viaggio e della storia. Racchiuse in una tavola ritroviamo tutti gli elementi: il nero, i personaggi cattivi, la foresta, il mare, i vari mezzi di trasporto, i bambini, la mamma, i libri, le valigie, molte valigie, e infine, gli uccelli in volo libero, la speranza finale del viaggio. Attenzione: il titolo è IL viaggio, e quell’articolo ci ricorda che qui non si racconta di un viaggio qualunque, ma del viaggio che cambia la vita, il viaggio che sancisce in modo definitivo un prima e un dopo.
La tavola iniziale fa presagire chiaramente il peggio. Quella che potrebbe apparire come una situazione idilliaca di due bambini con mamma e papà che giocano sereni sulla spiaggia – e probabilmente idilliaco resta cone ricordo nei due bambini – è in realtà funestata da una presenza minacciosa, rappresentata da un mare nero nero. Anche lo sguardo della madre, rivolto lontano, suggerisce già una distanza.
La guerra arriva subito, senza indugio, splendidamente e simbolicamente raffigurata come una figura nera, trasfigurata dal mare, che tutto inghiotte con mani voraci. Assieme a lei, giunge anche la morte del padre, efficacemente, ma delicatamente, resa con una tavola a doppia pagina interamente scura nella quale fluttuano sparsi alcuni oggetti personali del papà.
E, un giorno, la guerra si è portata via il papà.
Sempre più incombenti, le mani nere della guerra paiono ghermire la mamma e i due bambini, stretti l’uno all’altro in un forte abbraccio – e quanti abbracci ci saranno nella storia!– coperto di lacrime, reso ancor più amaro dall’accostamento di un ritratto felice della famiglia racchiuso in una cornice. Con questo semplice accostamento, l’autrice sottolinea ciò che il testo accenna soltanto: nulla sarà più come prima.
Ma ogni uomo conserva sempre, anche nelle situazioni più critiche, una possibilità di scelta. E per questa famiglia, la scelta, difficile e dolorosa, passa attraverso le parole di un’amica della mamma, dalle cui labbra si materializzano immagini di un mondo lontano, di montagne alte e neve. Un mondo strano, dirà la voce del bambino.
Anche il viaggio più difficile, è prima immaginato che vissuto. E, sembra incredibile, in mezzo a tutto quel dolore la mamma sceglie di raccontare ai propri bimbi la speranza, il luogo dove cercheranno di arrivare, un luogo sconosciuto e forse inimmaginabile, “un posto sicuro”. E lo fa attraverso un libro. Lo seleziona da una grande libreria a muro, è una mamma acculturata evidentemente, e lo apre, liberando un popolo di animali che immediatamente avvolgono la famiglia accovacciata intenta nella lettura.
Le valigie, quante valigie, zeppe di tutto ciò che si vorrebbe portare con sé e poi si sarà costretti ad abbandonare strada facendo! Le lacrime, il saluto al gatto domestico e alla casa. E poi macchine, furgoni carichi di frutta, bicicletta, sempre nascosti, sempre in silenzio, sempre nell’oscurità della notte. Da principio intrapreso con grande autonomia (la prima immagine sembra quella di una famiglia che parte per le vacanze), il viaggio si evolve in un qualcosa sempre più in balia di altri. La famiglia appare impotente, piccola, fragile, ma unita. Ed è davvero così. Lo è di fronte all’altissimo muro del confine, lo è di fronte alla minacciosa guardia, enorme oltre il muro. Buia e inquietante è la foresta in cui si rifugia la famiglia, addolcita da elementi colorati floreali e vegetali che fanno capolino in tutte queste prime tavole. Ritroviamo un altro splendido abbraccio, incorniciato dai lunghi capelli scuri della mamma, protettiva nell’accogliere il sonno dei bambini. Ma anche così struggente, perché lo stesso abbraccio, questa volta con la mamma in lacrime e gli occhi sbarrati, compare con colori scuri nella tavola accanto, stridente con le parole serene del bambino (“per fortuna la mamma è con noi, e io so che lei non ha mai paura”).
Urla, guardie, l’improvviso risveglio, e poi un uomo, evidentemente un trafficante, una sagoma nera con gli occhi verde foresta –pare quasi una mosca gigante- a sollevare con le dita la mamma. La famiglia appare ora piccola su una collina a guardare il mare (e gli uccelli, finalmente gli uccelli!). Il viaggio non è ancora terminato. E sul mare, ritornano le storie, ci dice il bambino, storie che tengono compagnia sulla barca, storie che esorcizzano la paura per ciò che potrebbe accadere. Questo ci racconta il bambino mentre le illustrazioni mostrano ciò che egli immagina di poter vedere, le sue paure, sotto il mare. Sono storie di speranza, che risuonano come preghiere, come ci suggeriscono, ancora una volta, solo le illustrazioni: un getto di piccole gocce gialle in viaggio nel buio della notte esplose dalla barca, minuscola laggiù nel mare, piccole gocce, di cui una ha mani giunte in preghiera.
La barca va su e giù, e le onde diventano grandi e
grosse. Sembra che il mare non finirà mai. Allora noi
ci raccontiamo altre storie. Storie che parlano della
terra dove andremo e delle grandi foreste verdi
dove vivono fate gentili che ballano e regalano
magici incantesimi per far finire la guerra.
Ma anche in queste due tavole, la durezza di ciò che si racconta è bilanciata efficacemente da illustrazioni che paiono quasi gentili (e forse è proprio così: chissà cosa accade nella testa e nel cuore dei bambini che affrontano questi viaggi… i traumi si sedimentano in profondità, in superficie resta solo l’ingenuità e l’incoscienza).
E infine sorge il sole, il volto della mamma finalmente in primo piano a guardar lontano, il bambino che chiede se qui è il posto dove saranno al sicuro – “è qui vicino”, risponderà la mamma-, il viaggio in treno, tornano i colori.
L’ultimo mezzo di trasporto, quello più simbolico, sono gli uccelli. Abbracciata, e unita, la famiglia siede ora a cavalcioni di un fenicottero, in volo in mezzo ad uno stormo di uccelli tutti diversi e colorati.
La storia si conclude con questa immagine, e con un “chissà”. La parola più ricca di libertà, speranza, e onestà, che possa esserci.
Chissà se noi, come questi uccelli, un giorno riusciremo a trovare una nuova casa.
Una casa dove saremo al sicuro, e ricominceremo la nostra storia.
IL VIAGGIO
Francesca Sanna
Traduzione di Martina Sala
Emme Edizioni
48 pp. | 28×20,8 cm. | Anno di pubblicazione: 2016
Prezzo di copertina: 15 euro
Età di lettura: dai 6 anni
Semplicemente stupendo