C’era una volta
una volpe
che abitava
nel profondo
di una fitta
foresta.
Volpe era piccolo
e gli alberi erano
molto più alti delle
punte delle sue
orecchie. Per questo
si sentiva intimidito
e aveva paura
ad allontanarsi
dalla sua tana.
Eppure, per quel
che Volpe poteva
ricordare, ogni volta
che si era svegliato
di notte, c’era sempre
stata la luce calma
e serena di Stella.
Così inizia la storia del prezioso e unico legame che unisce Volpe e Stella in un sereno equilibrio enfatizzato dal testo ben incorniciato in solidi rettangoli al centro delle illustrazioni. Stella illumina la strada di Volpe, ascolta, osserva, ben ferma, fa capolino tra i rami fitti della foresta. Volpe corre dietro ai conigli, va a caccia di scarafaggi (che trovata originale!), splendente nel suo colore arancione, sicura della protezione di Stella.
Stella, che si riflette nei suoi occhi (magnifica la tavola!).
Tutta la felicità
di Volpe
dipendeva
dalla luce
tremolante
di Stella.
E così era
sempre stato.
Finché tutto cambia, una notte Stella scompare, o forse è Volpe a non vederla più, e tutto diventa freddo, buio, triste, silenzioso.
Volpe scende sempre più giù – quasi metaforicamente – si rannicchia nella tana sottoterra, immobile. Passano i giorni e il buio nell’animo di Volpe si palesa efficacemente nelle tavole scure, nelle scritte grigie, nere, opprimenti.
Poi arriva la fame (l’istinto di sopravvivenza?), solleticata da centinaia di scarafaggi (e sottolineo ancora, quanto è bella questa soluzione?) che zampettano nella terra, lasciano minuscole tracce, escono dal perimetro del rettangolo illustrato per sconfinare nello spazio bianco…
Dopo la scorpacciata, Volpe è sazia ed è pronta ad affrontare la ricerca di Stella; con coraggio sfida l’oscurità, cerca aiuto, si addentra nel sottobosco infestato di rovi (tra le cui spine leggiamo le parole del testo come in un labirinto!), grida la sua disperazione agli alberi, esce dalla foresta conosciuta per trovarsi in una radura bianca, cade addormentata, si risveglia, chiede nuovamente aiuto -a tutto il creato, al suo passato- in un pathos crescente:
Volpe chiese
alla foresta,
agli alberi
e alle foglie,
agli scarafaggi
e ai conigli,
al groviglio di spine
e alla vita
che si era
lasciato
alle spalle:
“dove è andata
Stella?”
Rimase immobile
ad ascoltare
i rumori
della foresta
e a guardare
le foglie che
si depositavano
al suolo.
GUARDA SOPRA LE TUE ORECCHIE.
Forse le sussurra il bosco. Forse il vento. Forse gli alberi, forse tutti coloro che lei ha interpellato. Forse lo sussurra a se stessa. O forse è Stella, dall’altro emisfero, da chissà dove.
Noi lo leggiamo negli spazi vuoti del tappeto di foglie, nell’ennesima tavola stupefacente.
Volpe alza lo sguardo e scopre un cielo cosparso di stelle. La sua Stella non c’è più, ma sa che una volta c’era, e questo ricordo ci sembra risuonare come una confortante consapevolezza.
Ora Volpe ne vede moltissime, di stelle nel cielo.
Ed è pronta a trovare la sua strada nella foresta.
La storia iniziata con una relazione esclusiva tra Volpe e Stella termina -o meglio prosegue- nella condivisione e in un senso di appartenenza più generale al creato. In una parabola che, dalla felicità, l’ha condotta alla tristezza e allo sconforto più profondo, Volpe ritrova la felicità in una profonda comunione con l’Altro -simboleggiato dalle stelle- qualsiasi cosa ognuno di noi intenda con questa parola.
La volpe e la stella è un regalo meraviglioso, per chi ama le cose belle, per chi sta inseguendo una Stella, per chi l’ha persa, per chi cammina nella foresta cercando la propria strada.
La vostra recensione è meravigliosa quanto il libro.
Caterina, grazie!
Grazie care Galline per la vostra magistrale presentazione! Ho giá acquistato il libro e corrisponde alle vostre chiavi di lettura, che toccano più piani di senso ed emotivi. Oggi ho pensato che potrebbe essere adatto da lasciare, spero in un domani lontano. . . , ai miei nipotini. Ognuno vi potrá trovare una personale visione.
Cara Lella, grazie. Siamo convinte sarebbe un regalo splendido per i tuoi nipoti!