Madelief – Lanciare le bambole

Ada

Niente, non c’è proprio niente da dire…gli scrittori nordici sono avanti anni luce! Anticonformisti, lungimiranti, non si preoccupano del bon ton ma scrivono le cose per quello che sono e che vorrebbero che fossero.

Guus Kuijer è uno di questi. Olandese di origine, insignito del prestigioso  Premio Astrid Lindgren, il massimo riconoscimento internazionale della letteratura per ragazzi, ha scritto Madelief – Lanciare le bambole nel 1975. Si tratta della sua opera prima. Grazie a Camelozampa, che ha curato l’edizione italiana, è finalmente arrivato anche qui da noi.

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Si tratta di una serie di racconti brevi, alla portata anche dei lettori meno resistenti, che narrano le giornate e le quotidianità di tre amici, Madelief, Roos e Jan-Willem, che si fatica a capire dai nomi se son maschi o femmine, a meno che non abbiate qualche conoscenza di olandese o qualche avo nederlandese!

Indovina indovinello…chi è il maschio e chi la femmina?

«Cosa vuoi fare da grande?» chiede Madelief.
«La madre» risponde Roos.
Madelief ci pensa su.
«Sì, è possibile» dice titubante.
«Certo» dice Roos. Sono sedute nel loro posticino, in cima alla montagna di sabbia al cantiere.
«Ma io intendevo qualcosa per cui ti danno soldi» continua Madelief.
«Ah» fa Roos. «Maestra».
«Madre e maestra insieme non si può».
«Allora madre» sceglie Roos. 
Sistema la giacca del suo bambolotto. Se la apre sempre, infatti è sempre raffreddato. Roos gli soffa il naso con il suo fazzoletto.
«Io no» dice Madelief. «Io voglio fare il costruttore di case».
«Questo è l’unico bambolotto maschio del mondo» dice Roos fiera. «Impegnativi eh, i maschietti».
«Costruirò delle case enormi. Con sopra delle torrette».
«Sono troppo pesanti» dice Roos.
Madelief scruta in lontananza. «Farò anche dei palazzi. Altissimi».
«Ma allora devi riuscire a spostare cose pesanti. Pietre e cose del genere».
«Ma no» dice Madelief. «Io sarò il capo del cantiere. Un capo non sposta niente».
Roos distende il bambolotto a pancia in su, 
adesso è veramente ora di dormire. L’aria aperta gli fa molto bene.
«Sai cosa?» dice Madelief. «Divento un costruttore e poi mi sposo con te e tu diventi la mia madre».
«Moglie» dice Roos. «Vuoi dire moglie»

E ancora…

Madelief vede Jan-Willem. È seduto sul bordo del marciapiede, davanti a casa sua. Quando è più vicina, si accorge che sta piangendo. Cosa succede? Jan-Willemnon piange mai. Si siede accanto a lui, senza dire niente. Di sicuro è caduto. Gli guarda le ginocchia, ma non sono sbucciate. E Jan-Willem piange ancora, si sentono i singhiozzi. Non ha voglia di prenderlo in giro, gli passa un braccio attorno alle spalle.
«Cosa c’è?» chiede.
«Niente» dice Jan-Willem tra due singhiozzi.
Ovviamente non è vero, nessuno piange per niente.
Rimane seduta in silenzio accanto a lui.
È molto preoccupata. Che sia successo qualcosa? Si guarda attorno. Niente di particolare. Niente ragazzi grandi, niente cani, niente.

Avete indovinato? Madelief e Roos sono due ragazzine mentre Jan-Willem è un ragazzino. Ma potrebbe essere il contrario. Sono semplicemente e realmente bambini, con le loro paure, i loro sogni e le loro aspirazioni. Combinano marachelle lungo tutto il libro, ci parlano delle loro mamme e dei loro papà. Ci raccontano avventure e all’improvviso mi ritrovo a scorrazzare nel cortile davanti a casa mia a vivere nell’altrove…sono passati ormai trent’anni ma questo libro mi ci ha fatto ripiombare in pieno.

Sono divertenti le avventure dei tre, a tratti ci sono momenti di poesia, riflessione e amicizia vera. Assomigliano tanto al trio Pippi Calzelunghe, Annika e Tommy della nota Astrid Lindgren, ma sono più grandi, proiettati verso la preadolescenza con le grandi domande e irrequietezze, con gli sguardi sul futuro e su quello che faranno e diventeranno, negli occhi le prime domande sull’amore .

Se penso che questo libro è stato scritto a metà degli anni ’70 mi sorprendo ancor di più per la sua capacità di essere così vero e, a tratti, irriverente, così vicino ai bambini che “vedono” con occhiali speciali il mondo e le persone che lo popolano. Un libro del genere in Italia negli anni ’70 avrebbe portato scompiglio. Un po’ forse lo fa anche oggi, con il suo ribaltamento dei ruoli, le voci di protesta sociale rispetto ad accampate teorie gender, il suo parlare schietto e senza tanti fronzoli.

E’ un libro che ben si presta da proporre nel secondo ciclo della scuola primaria, dai 9 anni in sù, perchè i protagonisti sono proprio specchio diretto per i lettori. E’ piacevole da leggere e accessibile anche ai lettori meno motivati grazie alla possibilità di saltare da un racconto all’altro e al font ad alta leggibilità utilizzato.

Ci sono poi le immagini, curate da Marta Baroni, in bianco e nero che accompagnano il testo e lo vivacizzano, se possibile, ancor di più. Un salto nel tempo, nelle case e fra gli oggetti degli anni ’70, come la macchina da scrivere con cui il trietto inizia a editare un giornale.

Madelief è una serie che in Olanda ha riscosso grande successo, con cinque volumi editi….speriamo escano anche qui da noi i prossimi libri della serie. Chissà perchè ci ha messo così tanto tempo ad arrivare sugli scaffali italiani? Forse perchè non eravamo ancora pronti 😉

MADELIEF – Lanciare le bambole
Guus Kuijer (testo)
Valentina Freschi (traduzione)
Marta Baroni (illustrazioni)
Camelozampa
Anno di pubblicazione: 2017
92 pp – cm 14 x 21 – brossura cucita con ali
Prezzo di copertina: 13,90 euro

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