Fai buon viaggio.
È l’augurio più difficile da pronunciare a un figlio che inizia a percorrere la strada della propria vita lontano dalla famiglia che l’ha accolto, festeggiato e accudito. Quel bambino, ora cresciuto, decide di partire, proprio ora, in questo istante, proprio qui, in questo luogo. Quel bambino, così unico.
Cristina Bellemo propone in Storia Piccola (Topipittori) un racconto intenso e originale del viaggio di crescita nella vita. È un albo illustrato che comunica allegria e serenità. L’autrice ci fa viaggiare in un testo ritmato, musicale e curato nei dettagli accanto a Reginamamma e Repapà nel loro orgoglio genitoriale sprizzante gioia. Ma viaggiamo anche con il loro bambino, Principe Beniamino, nelle sue continue scoperte lungo un cammino che lo aprirà al mondo, fino a condurlo lontano, nel “regno delle cose immaginate”.
Mi sono avvicinata lentamente a questo albo. Dapprima ero titubante di fronte alle illustrazioni geometriche e simboliche di Alicia Baladan che non incontravano il mio gusto personale, e ad un testo che, a una prima distratta lettura, mi appariva concettuale. Poi ho iniziato ad amarlo. Ho apprezzato la scelta di raccontare una storia così universale e umana all’interno di una cornice fiabesca ma surreale, con tanto di giullari, cavalli e cucine reali. Mi sono ritrovata a guardare e riguardare, come attratta da un magnete, i disegni di Alicia Baladan nella loro elegante ricchezza dipinta nella gamma dei colori primari e morbidi. Leggendo il testo con attenzione, prima da sola e poi con Ilde, ho scoperto un’architettura narrativa armonica e coinvolgente, intessuta di frasi e parole vicine al vissuto e all’immaginario dei bambini. Mi sono commossa e ho sorriso per la leggera ironia presente nel testo.
Ho infine salutato anche io Beniamino “salutandolo con gli occhi e col cuore che ballava”, e mi sono chiesta se anche noi, un giorno, riusciremo a sollevare la mano pronunciando “fai buon viaggio” in modo così sereno e colmo di fiducia, come fanno Reginamamma e Repapà.
La storia si apre solo apparentemente in modo tradizionale perché Cristina Bellemo sceglie di presentarci Beniamino partendo dall’infinito. Come dalla cima di una scaletta scivoliamo in un imbuto dall’immensità al particolare, fino al castello di Beniamino.
C’era una volta l’infinito.
E dentro l’infinito c’era una galassia.
E dentro la galassia c’era un pianeta.
E dentro il pianeta c’era un continente.
E dentro il continente c’era uno stato.
E dentro lo stato c’era un paese.
E dentro il paese c’era una collina.
E dentro la collina c’era un castello.
E dentro il castello c’era una stanza.
E dentro la stanza c’era un principe.
Principe Beniamino.
In principio Beniamino è neonato e la gioia dei suoi genitori si spande per tutto il regno. Come non riconoscersi in questa gioia? E quanto sono simpatici Reginamamma e Repapà! Accolgono con grandissimo entusiasmo la crescita del loro bimbo, scandita dalla scoperta di nuove parole, a cui Cristina Bellemo conferisce grande dignità. Sono figure presenti, ma non invadenti, nella vita del piccolo, sono un Re e una Regina tremendamente umani. Più volte nel corso del libro mi hanno strappato un sorriso! Sì, perché Beniamino è un bambino a cui la vita sorride, festeggiato continuamente da genitori ora “beati davvero”, ora “contenti del mondo”, ora scoppianti di gioia.
Sono così felici che “escono danzando sotto la pioggia senza ombrello” o vanno “a scovare i grilli fuori dalle tane per convincerli ad un concerto”.
La prima parola, o meglio suono, che esce dalla bocca di Beniamino è un urlo di meraviglia.
“UAAAAAA!” urlò la sua meraviglia al mondo.
Reginamamma e Repapà scoppiavano di gioia
e ordinarono che si suonassero trombe e tamburi e pifferi
e campane e pentole coi cucchiai
e pavimenti con le suole delle scarpe.
E le cucine reali sfornarono mille e due volte mille
torte al cioccolato, e frittate coi funghi
e il formaggio, per fare festa.
Le pagine si susseguono secondo il ritmo della crescita che porta Beniamino a conoscere se stesso, gli altri, prima di tutti mamma e papà, poi gli amici e il mondo. È un viaggio di graduale apertura verso il creato, ma anche verso la propria interiorità, durante il quale Beniamino impara a esprimere i bisogni e a nominare le paure. Sempre al suo fianco, i genitori non perdono occasione di sostenere e arricchire le sue scoperte o di confortare e accogliere i suoi timori. Addirittura, “Repapà si dimentica della guerra ma anche di togliersi le ciabatte perché Beniamino ha paura”.
Arriva il giorno in cui gli occhi di Beniamino iniziano a scrutare cose mai viste, perché lontane e immaginate. Beniamino indossa gli occhiali del desiderio e della curiosità e la parola che esce dalle sue labbra è rivolta proprio ai suoi genitori: arivederci. La valigia con cui inizia il viaggio è piccola, ma ricca di quella fiducia e di quell’affetto profondo generato negli anni della crescita. Alicia Baladan sceglie di non mostrarci il volto del piccolo Principe, solo la sua mano che tiene salda la valigia, e i genitori, con le guance arrossate e i vestiti più eleganti per onorare questo passo così importante.
Un piccolo passo. Così piccolo da racchiudere tutta una vita.
Per svolazzare ancora un po’ consigliamo di leggere ciò che ha scritto Cristina Bellemo a proposito di questo suo albo sul blog dei Topipittori, e curiosare nel blog di Alicia Baladan.
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