Pare che Feo viva in una sorta di bolla, in un equilibrio delicato ma perfetto, questo fino a quando nella foresta irrompe l’esercito dello Zar con il terribile e temuto generale Rakov che accusa Bianca, Nero e Grigia, i tre lupi che Feo ha soffiato nel bosco, di essere responsabili dell’uccisione di diversi animali. Le due soffialupi, dal carattere selvatico e orgoglioso, non abbassano lo sguardo di fronte al generale che dichiara una personale guerra contro le due donne. Marina viene catturata e portata nella prigione di San Pietroburgo in attesa del processo e dell’esecuzione, Feo riesce a fuggire. Inizia così un nuovo cammino di iniziazione per la ragazza, in cui deve cimentarsi non tanto con la fatica e il freddo quanto con la necessità di convivere con altri e di chiedere aiuto. Impara così a fidarsi di Ilya, giovane e imberbe soldato dell’esercito di Rakov che dopo aver conosciuto lei e i lupi, decide di disertare e aiutarla nell’impresa di ritrovare la madre. Ilya diventa il soffialupi di Feo, rieducandola alla relazione con l’altro, alla fiducia e al poter dell’amicizia.
Lungo la strada per San Pietroburgo Ilya, Feo e i tre lupi incontrano Alexei, giovane rivoluzionario delle campagne che vorrebbe guidare una rivoluzione contro Rakov e i suoi metodi autoritari: Alexei un incrocio fra un Dio guerriero e un arboscello.
Il coraggio e l’esempio di Feo, che affronta ciò che la vita le mette davanti con la paura degli audaci, infiamma gli animi dei bambini e ragazzi del villaggio che la ospita temporaneamente. Inizia così l’avventura di un vero e proprio piccolo esercito di combattenti, guidato dal comandante Alexei alla conquista della prigione di San Pietroburgo. Davanti a loro tre lupi. Riusciranno nell’impresa di liberare Marina e di liberare la Russia da Rakov? Non vi sveliamo il finale per lasciarvi il gusto di leggere questo romanzo che ci catapulta nelle lande russe, grazie alle descrizioni accurate e vive del freddo pungente, dello scintillio della neve, del silenzio ovattato.
Usa le parole come spilli la Rundell, punge e cuce al tempo stesso, tenendoti incollato alle pagine. Un libro che racconta ai nostri ragazzi la paura, l’audacia e la capacità di essere sè stessi, ragazzo o ragazza che si sia, imparando a mettere a frutto le proprie doti e lasciando spazio alle proprie passioni, in barba a ciò che il mondo ci chiede.
L’autrice racconta di come il libro parli un po’ di lei, della sua infanzia, di suo nonno che ha abitato a San Pietroburgo, del suo inverno trascorso in Scozia in un maniero di caccia disperso in mezzo al nulla senza incontrare anima viva per settimane, salvata dalla peggior tempesta di neve a memoria d’uomo dall’esercito. Ce la immaginiamo un po’ come Feo, una scrittrice audace, controcorrente, capace di raccogliere figure ingombranti della letteratura come Cappuccetto Rosso, i lupi, Mowgli e trasformarle in una storia avvincente e unica.
Questo libro è il più bello che io abbia mai letto😘
Non existent Vero
Prima di tutto ti ringrazio, Ada, per quello che scrivi della traduzione 🙂 e del libro in generale, che ho molto amato. Trovare la traduzione giusta per wolf wilder, che potesse avere la stessa forza immaginifica dell’originale, in effetti ha richiesto parecchio tempo, molti post-it e svariate mail con gli editor della redazione Rizzoli (Giordano Aterini e Claudia Manzolelli, ai quali peraltro dobbiamo la scelta di portare in Italia questa scrittrice – presto arriveranno anche altri titoli).
Il percorso è stato più o meno questo. Sdomatore non si poteva usare, perché nel testo originale c’è anche la parola untame (s-domare) e soprattutto per la connotazione negativa del prefisso s-. La redazione allora mi ha incoraggiato a cercare un neologismo che fosse poetico e “bello da dire”, perché “wilder” in fondo lo è, e volevamo qualcosa di altrettanto forte in italiano. Così mi sono allontanata da libertà-selvatico (che non producevano nulla di musicale) e ho cercato un neologismo suggestivo e fiabesco, che restituisse almeno in parte la bellezza dell’originale e che allo stesso tempo raccontasse l’atteggiamento estremamente rispettoso di Feo e sua madre nei confronti dei lupi.
Cara Mara, grazie mille per averci dato la possibilità di scoprire il dietro le quinte di una traduzione. È molto interessante! Tradurre un libro, in fin dei conti, significa anche un po’ riscriverlo e penso che una buona traduzione e, nel tuo caso anche la capacità di vedere oltre il termine letterale, possano effettivamente sancire il successo di un libro. Speriamo di leggerti presto nuovamente insieme a Katherine 🙂 Ada