“The something” è un albo illustrato che proviene dall’estero, delizioso ed equilibrato in tutte le sue parti; una narrazione credibile e fantasiosa emerge con piacevole semplicità. Il libro è scritto e illustrato da Rebecca Cobb, autrice inglese che apprezzo molto, non solo per lo stile visivo ma anche per le storie che scrive, piuttosto originali (in Italia la conosciamo prevalentemente come illustratrice).
Breve e essenziale, la storia ha tutti gli ingredienti per essere una bella storia: un problema iniziale, i tentativi per risolverlo, un protagonista bambino e altri personaggi, un finale aperto, ma soprattutto l’immaginazione che è realtà, sia nei bambini che negli adulti.
Poche pagine per raccontare cosa potrebbe nascondersi sottoterra, nel giardino di casa di un bambino. Un bel giorno, infatti, il bimbo, che racconta in prima persona, stava giocando in giardino con la palla quando questa, dopo un lancio, è sparita in un buco nel terreno, mai notato prima, accanto a un albero di ciliegio. Da qui iniziano le supposizioni, le ipotesi attorno a questo buco che di fatto compongono la struttura narrativa del libro.
Le braccia del bimbo sono troppo corte per raggiungerne il fondo, ma il mistero e la curiosità sono grandi. Il bimbo allora aspetta che accada qualcosa, che la palla torni fuori o magari che qualcuno appaia dal buco.
E mentre aspetta e si fa domande, noi lo vediamo appollaiato sull’albero, sdraiato sull’erba, saltellante sotto la pioggia, a giocare con il suo cagnolino…
Non è l’unico a fantasticare. Pian piano entrano nella narrazione vari personaggi, la mamma, il papà, gli amici, i nonni – ognuno portatore di una propria idea su che cosa ci sia sotto il buco. Perché il buco, questo è evidente a tutti, non è solo un buco, ma porta di accesso che nasconde… la tana di una talpa, di un drago, di un troll, dei topini…
Tutti partecipano al gioco delle ipotesi, qualcuno condisce con dettagli la propria convinzione: la sorella gli consiglia di lasciare del cibo accanto al buco, perché certamente vi abita un troll ed è meglio sfamarlo piuttosto che lui esca affamato; o il migliore amico che, avendo un drago nel suo giardino, afferma con certezza che sotto il buco vive un drago.
La parte visiva è di primaria importanza perché ci mostra e ci racconta con ulteriori dettagli narrativi, il mondo “di sotto”, via via ipotizzato, e il mondo “di sopra”, uno spazio superiore e uno inferiore che dialogano nella fantasia dei personaggi. E la palla! Ogni volta la palla rossa la ritroviamo nel mondo “di sotto”, ora tra le rane che giocano a pallavolo, ora infilzato nella forchetta del troll, ora tra i gomitoli di lana della talpa e del tasso…
Il testo è breve ma l’autrice è molto abile nel suggerire molto altro: ad esempio, non leggiamo e non vediamo, ma intuiamo il bambino andare da amici e parenti a parlare del buco e a chiedere che cosa potrebbe esserci sotto, io ho immaginato così!
E poi, che altro potrebbe nascondersi sotto il buco?
Il finale, dicevamo, è aperto.
Sono felice che qualcosa abbia scelto il nostro giardino per viverci. Non so cosa sia, ma continuerò a osservare e ad attendere, non si sa mai.
Queste frasi sono pronunciate dal bimbo mentre lo vediamo prepararsi per andare a dormire, alla sera. E infine, sul “non si sa mai”, ecco che noi lettori vediamo il giardino popolarsi di tutte le creature ipotizzate prima giocare a palla accanto al ciliegio.
Un libro incantevole nella sua semplicità.
Speriamo possa un giorno arrivare anche in edizione italiana!
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