Albert e albero

Ada

Ne avevo tre. Uno dalle ruvide sembianze, aspro e  poco incline a farsi scalare. Altri due vicini, flessibili come giunchi, lisci e appiccicosi, quasi fratelli gemelli. Ci passavo in cima ore, giornate, ad inventare le più strampalate avventure possibili. Erano la mia seconda casa, quella in cui ho imparato ad arrangiarmi, a faticare per salire, a cadere e farmi male. Erano i miei alberi amici. Un albicocco i cui frutti non riuscivano a maturare perchè preso d’assalto da bambini che ne gustavano il sapore aspro prima del tempo e due fichi, che di fichi non ne hanno fatti mai, ma in compenso hanno seminato visioni e sogni nelle teste dei bambini che li scalavano.

alNon potevo dunque non riconoscermi in questo albo illustrato, Albert e albero di Jennie Desmond – Lapis Edizioni, in cui un morbidoso orso, appena riemerso dal letargo, non cerca da mangiare, non fa pipì ma va a cercare albero, “il suo posto specialissimo e tranquillo”, per vedere come sta. Certo i paesaggi sono quelli del disgelo del grande nord, forse il Canada, non certo la pianura padana, non ci sono albicocchi e fichi piuttosto mastodontici abeti, ma il sapore del risveglio e della primavera, del riscoprire il piacere di starsene fuori e di ritrovarsi arrampicati su un albero è semplicemente impagabile.

Albero per tutto l’albo è semplicemente albero, senza articoli, quasi fosse nome di persona, cosa che nel proseguire della storia poi prende, a suo modo, forma. Albert lo riscopre semplicemente perfetto, nè troppo ruvido nè troppo liscio, nè troppo morbido nè troppo duro. Ci si arrampica e si gode quel ribaltamento delle leggi della fisica gravitazionale per cui si può stare sospesi su un ramo nel vuoto con le zampe penzoloni.

E’ un po’ come volare via, senza pensieri, senza un domani, un attimo di felicità pura. Era proprio così anche per me.

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Fino a quando Albero non inizia a piangere, rompendo quel suo silenzio caratteristico. Qui inizia l’avventura di Albert che non può permettere che il suo amico sia triste. Entrano in scena altri abitanti della foresta, che, da veri aiutanti magici delle storie, forniscono consigli all’orso frastornato. Coniglio dice che quando lui è triste scava delle buche e tutto gli passa. Renna lo invita a raccogliere un bel po’ d’erba, cosa che normalmente a lui rende migliore la giornata.

Nulla da fare, Albert non trova soluzione per placare il pianto di Albero che si fa sempre più disperato, ma non si da per vinto e trova la soluzione non sul piano del fare ma del sentire. Come un fratello maggiore accarezza la corteccia di Albero e lo abbraccia con tutto l’amore che possiede, chiedendogli a fil di voce… “perchè piangi Albero?”.

E l’abbraccio è l’unica cosa che funziona, che scioglie le paure, che permette ad albero di prendere coraggio e far sapere ad Albert che cosa c’è che non va. Il finale è esilarante e divertente: il pianto infatti non era di albero ma di un ospite alloggiato in un buco del suo tronco, un piccolo gufo spaventato da un mostro peloso lì fuori, che Albert cerca dappertutto senza vederlo…perchè il mostro, per il gufo, è proprio lui!

Un albo che riesce a tenere dentro tanti temi e spunti di riflessione: il recupero del contatto con la natura e il benessere che ci deriva dal ritrovare un sentire e un toccare a cui i nostri bambini sono poco abituati, il tema della diversità e del cambio del punto di vista.

Si aprono spunti di riflessione e di nuova indagine per l’adulto: avete mai sentito parlare di Scuola nel Bosco ed Esperienze di educazione naturale? Non potete mancare di visitare il blog di Francesca Casadio Montanari. Una esperienza attenta e coinvolgente. Sfogliando il libro uno dei primi pensieri è stato proprio quello alle attività che conduce con i bambini nella natura.

Un albo in cui la sensazione di benessere dello stare in natura passa anche attraverso le immagini dai contorni morbidi, ricreati con pennellate e colori che, pur rappresentativi del freddo e della neve, risultano accoglienti. I risguardi divengono poi scenografia e introduzione/chiusura di una storia fatta di un albero, allargando l’orizzonte all’intera foresta e agli animali e creature che la popolano.

Una storia semplice e al contempo ricca di avvenimenti che la rendono specialmente divertente e adatta ai bambini di ogni età, anche ai più piccoli, oltre che ad essere letta o narrata ad alta voce (diversi personaggi, versi di animali, suoni onomatopeici).

Ci è parsa la storia perfetta per una nuova sfida narrativa: accompagnare l’inaugurazione di una mostra d’arte contemporanea, un evento normalmente destinato ad un pubblico adulto, con una narrazione che permettesse di divenire cassa di risonanza dell’allestimento e dei quadri e coinvolgesse anche i bambini.

Ebbene, un visionario gallerista ci ha invitate a far vivere ai bambini l’esperienza di visita della mostra “Lucide Trasparenze” del pittore lucchese Claudio Gaddini ospitata dalla Galleria 8,75 ArteContemporanea di Reggio Emilia attraverso la narrazione.

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Nella scelta della narrazione e della modalità scenica siamo partite studiando i quadri, la tecnica con cui erano costruiti e il messaggio che il pittore voleva portare con sé. La curatrice della mostra Chiara Serri scrive così sul suo sito:

In esposizione, una quindicina di opere pittoriche tratte dalla serie “Arborescenze”, riferibile al periodo 2014-2016. Lavori in cui alla “trasparenza” della superficie si associa la “lucidità” (ovvero la consapevolezza) dell’autore che, dopo un lungo periodo di ricerca, si propone di trasferire sul supporto l’essenza stessa del segno.

La recente produzione di Claudio Gaddini nasce da uno strato di polietilene semitrasparente, sul quale interviene con pennarelli acrilici, dando vita a forme lineari, a schemi ed arborescenze che, seppur vicini all’astratto, evocano la natura, le foglie e i rami da cui sono tratti. La visione diretta dell’opera è, tuttavia, negata da una successiva velatura (a volte da un ulteriore strato di polietilene) che ricopre i segni appena tracciati con ritagli di nastro adesivo di carta. Un’operazione che assume un doppio valore simbolico: da un lato l’invito a cercare ciò che è nascosto, ad andare dentro la materia per scoprire diagrammi di forze e vettori direzionali; dall’altro la ricerca dell’equilibrio tra la plastica (chimica) e la carta (natura), necessario per salvaguardare un ambiente che si sta via via disgregando.
Cosa di meglio dunque di una narrazione liberamente tratta dal libro Albert e albero realizzata con la tecnica delle ombre cinesi? Il narratore entrando ed uscendo da dietro il telo è divenuto metafora del tema della ricerca di ciò che è nascosto e della scoperta. I quadri di Gaddini sono fisicamente entrati nella narrazione divenendo scenografia che si sovrapponeva all’ombra cinese.
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Il bianco della neve…

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Le buche scavate al piede dell’albero…
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L’erba che cresce….
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Il coinvolgimento dei bambini è stato ricercato non solo attraverso le classiche modalità narrative e di relazione fra narratore ed ascoltatore, ma anche con un fare nel narrare: al momento delle presentazioni sono stati infatti distribuiti ai bambini oggetti che, a loro insaputa, avrebbero utilizzato su sollecitazione dei narratori durante lo spettacolo. Due pezzi di carta vetrata sono diventati accompagnamento sonoro per le grattate di schiena di orso contro albero mentre un pezzo di carta forno è divenuto crepitio e rumore dell’erba che cresce ai piedi di albero.

ALBERT E ALBERO
Jenni Desmond
Lapis Edizioni
32 pp. | 23 x 27 cm
Anno di pubblicazione: 2016
Prezzo di copertina: 12,50 euro

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