Il bambino dei baci

Silvia Sai

La copertina dice già tutto. Due bimbetti a testa in giù, piedi nudi e ombelico scoperto, sprizzanti divertimento e simpatia. Con la solita, ma non scontata, cura grafica e editoriale che contraddistingue la collana di Iperborea dedicata ai bambini e ragazzi, Il bambino dei baci è un libro piccino che è un grande gioiello.

Perché le 46 pagine di testo, corredate da travolgenti disegni, sono tutte imperdibili e da gustarsi con grande attenzione… incredibile quanto una storia tutto sommato breve possa racchiudere in sé tanta semplicità e tanta profondità (e pure molto divertimento!).

Ulf Stark, scrittore svedese che stiamo imparando a conoscere e ad amare, in questo libro ci parla di amore. Sì, Il bambino dei baci è, in definitiva, una storia d’amore.

Vera, originale, gioiosamente spensierata.

Poteva scadere nel sentimentalismo, ma non lo fa. Poteva scivolare nel didascalico, poteva ammiccare all’adulto, ma non lo fa. Poteva essere pesante, eterea, criptica, stucchevolmente poetica, lontana dal vissuto dei bambini, poteva essere banale e scontata. Ma non lo è.

In una storia semplice e cristallinache è tutta spasso e spontaneità, Stark riesce a dirci tre cose fondamentali sull’amore: amare è volersi bene per quello che si è; amare è divertirsi e stare bene a fare cose insieme; amare è sostenersi a vicenda.

Ah, e comunque Il bambino dei baci è innanzitutto una storia davvero divertente, buffa e umoristica. E a tratti molto tenera.

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L’incipit definisce subito lo stile della narrazione, se non fosse già chiaro dalla copertina: siamo al mare e sulla spiaggia ci sono quattro bambini in completa ammirazione di alcune donne nude, nella “piccola baia nascosta dove le signore andavano a fare il bagno svestite”. Solo uno dei quattro, il piccolo Ulf che è anche voce narrante, sta ammirando invece il didietro di una batticoda ballerina che “appollaiata su un sasso e continuava ad agitare il didietro”.

La scena è resa ancor più esilarante dai disegni di Markus Majaluoma che coglie gli aspetti più ironici e li riporta a grande espressività grazie a un tratto mosso, rapido, estremamente vivace, aggiungendo dettagli(ad esempio le donne nude che giocano a pallavolo) o ponendo l’accento su un particolare della scena narrata a parole. Le illustrazioni, presenti in ogni pagina, sono determinanti nel risaltare alcuni momenti topici della storia.

Ma torniamo ai nostri bambini che, mentre contemplano, chiacchierano di baci perché è subito chiaro che Ulf non ha mai baciato alcuna ragazza. Il fratello con i suoi amici invece… “loro dissero che ne avevano baciate tantissime”. E mentre i più grandi corrono ad allenarsi per la gara di corsa coi sacchi per la festa di Mezz’estate (Ulf no perché l’anno precedente “ero caduto dopo nemmeno due metri” e “avevo pianto davanti a tutti”), ecco che passa Katarina con un asciugamano al collo:

Era la bambina più bella di tutto l’universo. I suoi capelli biondi ondeggiavano a ogni passo, e poi aveva le fossette e degli occhi scintillanti occhi verdi.

“Vai a fare il bagno?” le chiesi.

“Secondo te?” rispose.

“Secondo me sì, perché hai un asciugamano intorno al collo.”

Poi non mi venne in mente nient’altro da aggiungere. Comunque avevo dimostrato quanto ero intelligente.

Complice l’incontro con Katarina, questa storia del bacio inizierà a insinuarsi come un tarlo nei pensieri del piccolo Ulf che la sera, quando sta per addormentarsi, chiede al fratello:

“Janne?” dissi.

“Cosa vuoi adesso? Ti avevo detto di stare in silenzio.”

“È che mi chiedevo una cosa. Com’è baciarsi?”

“Fa un pochino solletico”, rispose lui dopo un po’. “Adesso però chiudi il becco.”

“Solo un’altra domanda”, dissi. “Di cosa sa?”

“Di gelato alla fragola”, rispose. “Ma ti avverto: ancora una parola e ti do un morso dell’asilo che vedi!”

A quel punto per Ulf baciare diventa una vera e propria missione nonché il motore che anima la narrazione a seguire. Il caso fa sì che il giorno successivo Ulf incontri proprio Katarina (“mi si scaldarono le orecchie”) dentro alla bottega mentre svolgeva alcune commissioni per la mamma; le offre un gelato alla fragola, perché “baciarsi ha lo stesso sapore, che dici proviamo?”, “no, devo andare a casa a pelare le patate” (sdeng!)

Mi risulta difficile non trascrivere i dialoghi (e quanti altri vorrei condividere!) perché sono esilaranti, sono loro, così sferzanti e tremendamente spontanei a colorare la storia. Nel frattempo il piccolo Ulf non demorde, anzi, valuta che senza esperienza in baci avrebbe certamente fatto una figuraccia perciò  “meglio esercitarsi prima con qualcuno che non mi piaceva. Chi, però?”.

Il suggerimento gli arriva dal fratello: Berit, una bambina dai “capelli rossi e un sacco di lentiggini”, soprannominata Armata Rossa perché “metteva al tappeto tutti quelli che la prendevano in giro”.

La trovai nella stalla a spalare cacca di mucca.

No, ma dico, anche qui, quanto è strepitoso Ulf Stark? In fondo ci sta raccontando una storia, dei personaggi e delle situazioni normalissime e comuni che avrebbero potuto essere stereotipate con sterile banalità. E invece mantiene un equilibrio sapiente tra delicata sensibilità e travolgente spietatezza, cogliendo e restituendo egregiamente lo sguardo bambino.

La relazione tra i il piccolo Ulf e Berit detta Armata Rossa è subito messa in chiaro dal protagonista il quale esplicitamente dichiara che, siccome non ha mai dato alcun bacio mentre suo fratello invece ben dieci, le chiede di poterla baciare. Tutto qua. E invece, Berit replica: allora noi ce ne daremo undici. Berit è così, spiccia e autentica. Da quel primo bacio, un po’ solleticoso e al sapore di dentifricio (mica di fragola!), inizia un sodalizio tra i due, un’alleanza complice e divertita. Innanzitutto bisogna arrivare a undici baci e poi Berit inizia ad allenare Ulf per la corsa dei sacchi… per un doppio riscatto!

Io e Armata Rossa ci baciavamo e allenavamo tutti i giorni.

Questa è la parte più lieve e tenera (pure sempre molto divertente), quella in cui Ulf e Berit imparano non solo a baciarsi per arrivare a quei famosi undici baci ma soprattutto a divertirsi insieme, a essere alleati contro le derisioni delle malelingue, a gioire delle gioie dell’altro.

La conclusione? Beh, una vittoria, un riscatto su tutti i piani. Un finale che è un sorriso di soddisfazione, anche nel lettore, o meglio, un bacio.

Finite le gare, io e Armata Rossa ci sedemmo su un pontile a dondolare le nostre gambe muscolose e mangiare caramelle.

“Grazie”, le dissi. “Domani cosa facciamo?”

“Perché, torni anche domani?” mi chiese.

“Certo che torno”, risposi. “Possiamo fabbricare un paio di trampoli, così ci esercitiamo a camminarci sopra.”

Allora lei sorrise e mi diede un bacio, anche se non gliel’avevo chiesto.

IL BAMBINO DEI BACI

Ulf Stark (testo), Markus Majaluoma (illustrazioni)

Traduzione di Laura Cangemi

Iperborea | Collana I Miniborei

Anno di pubblicazione: 2018

64 pp.

Prezzo di copertina: 9 euro

Età di lettura: dai 7 anni

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