Alberi e ricordi

Gli alberi si danno per scontati. Li vedi dalla finestra, mutare con le stagioni, silenziosi. Sono sfondo e sottofondo. Presenze assenze. Eppure, circondano le nostre vite, la nostra quotidianità, i nostri ricordi. E se solo ci fermassimo a dedicare loro qualche minuto col pensiero, noteremmo quanto affollata di alberi sia la nostra memoria.

La Notte dei Racconti che si è svolta a Reggio Emilia il 20 febbraio 2015 era dedicata agli alberi, con la Notte degli Alberi Parlanti (qui il racconto di Ada). L’incontro del gruppo di lettura LIA dedicato ai libri per bambini e ragazzi del mese di marzo avrà come tema alberi.

Insomma, è un mese che le Galline Volanti svolazzano tra alberi e libri!

Lo staff del blog LIA ha invitato chi avesse piacere a rispondere ad alcune domande sul tema Gli alberi nei nostri ricordi (qui trovate il loro articolo e interviste). Ecco il nostro contributo, con qualche fotografia scovata negli archivi del pollaio.

Buona lettura! E se avete voglia, lasciate nei commenti un vostro ricordo frondoso!

Silvia

Qual è il tuo primo ricordo legato a un albero?

ADA: Ricordo un albero che ancora c’è, che abita da tempo indefinito i Giardini Pubblici della mia città, un enorme cedro del Libano, un albero senza confini. Torno a trovarlo ogni tanto con le mie figlie e, ancora oggi, mi pare semplicemente enorme e pacifico, con i suoi rami che si fanno cavalcare.. Da bambina mi pareva una intera foresta e città.

SILVIA: Un ciliegio durone che vedevo dalla finestra di casa. Adoravo i suoi frutti, così rossi e succosi. Ho imparato ad amare prima i frutti, e in seguito gli alberi stessi. Gli alberi del nostro giardino mi donavano magicamente tesori e prelibatezze: ciliegie, cachi,  fichi…

Cedro del Libano - Giardini Pubblici di Reggio Emilia

Cedro del Libano - Giardini Pubblici di Reggio Emilia

Quando hai scoperto che erano gli alberi a fornirci l’ossigeno per vivere cosa hai provato?

ADA: La fotosintesi clorofilliana è per me un processo che ha quasi del divino, porta con sé aspetti che mi paiono magici. Ricordo che studiandola a scuola mi pareva che ci fosse qualcosa che non tornava, che non potesse davvero essere così, che dietro questo respirare e regalare respiro ci dovesse per forza essere qualcosa di più!

SILVIA: Una grande fascinazione. Per il nome, innanzitutto. Che già memorizzarlo per me significava avere compreso quasi tutto il processo. Poi visualizzavo: i puntini di luce si adagiavano sulle foglie verdi e si trasformavano in palline di ossigeno antropomorfe che scorrazzavano qua e là, sì, proprio come i globuli rossi del cartone animato “Alla scoperta del corpo umano”!

C’è stata una volta in cui hai odiato chi li abbatteva?

ADA: Sinceramente no! Ho sofferto nel vederli trascurati e rovinati o danneggiati dalla mancanza di cure, come durante l’ultima nevicata qui a Reggio Emilia dove di alberi feriti e tagliati ne ho visti tanti. Ma ho sempre guardato agli alberi come ad essere viventi e come tali ad esseri che nascono e muoiono. Vivo in una città attenta al suo essere verde forse per questo la penso così!

SILVIA: Ho sempre conosciuto più alberi caduti per cause naturali che per mano dell’uomo. Però un piccolo grande dramma familiare, carico di odio, si è consumato quando uno storico albero della nostra casa di montagna è stato abbattuto per far spazio ad una nuova strada asfaltata.

Hai mai pensato di far qualcosa per salvarli?

ADA: Beh faccio l’ingegnere ambientale… la mia vita di tutti i giorni vuole essere un invito alla sostenibilità!

SILVIA: In generale no. Però quando ero piccola ogni tanto sotterravo nascostamente nei luoghi più strambi dei noccioli con l’intenzione di far crescere alberi… ero un’antesignana del guerrilla gardening!

Un ricordo sentimentale legato a un albero?

ADA: La mia infanzia, i momenti più belli e più vivi, sono legati agli alberi. Giocavo insieme alla banda di amici in una area verde un po’ “selvaggia”, se così possiamo dire, vicino a casa mia. Ho passato intere giornate ad arrampicarmi, ad immaginare che gli alberi divenissero altro, a calarmi dai loro rami, ad accarezzarne le cortecce più o meno ruvide, a guardare le cose dall’alto, prospettiva che per un bambino ribalta i punti di vista. Ci sono due fichi e un cagnetto nei miei ricordi, fisicamente non ci sono più ma sono sempre vivi dentro di me!

SILVIA: Questo è molto sentimentale. Avrò avuto 7 anni circa, e durante la solita passeggiata nei campi dietro casa, con mia mamma raccolsi una ghianda. La piantammo in giardino, in una grande aiuola che costeggia il vialetto di ingresso. Negli anni, è cresciuta, cresciuta, cresciuta, una quercia.  E’ proprio crescita con me. Io nel frattempo ho lasciato la casa natìa e ora lei è piuttosto ingombrante, data la posizione, ma non se ne parla di toglierla!

Hai mai costruito un rifugio sugli alberi? 

ADA: Sopra, sotto, a cavallo fra due alberi… la foresta selvaggia in cui giocavo si trasformava e si popolava ogni giorno in modo diverso a seconda di quello che le nostre fantasie di bambini erano in grado di produrre. Il rifugio più strano che abbiamo inventato e abitato con i nostri giochi sugli alberi è stata una chiesa! Indovinate chi faceva il prete?

SILVIA: C’era un bosco, grande e tenebroso, non lontano dalla casa di montagna in Alto Adige. Lì ho vissuto mille avventure con i miei cugini, da bambina. Lì, viveva la Strega Cilappa, che era un po’ buona, un po’ no. Viveva su una casa sull’albero, alto alto, che davvero esisteva e mi spaventava a morte ogni volta che la incontravo. La Strega Cilappa è un personaggio delle fiabe familiari, entrata nel nostro lessico familiare. La casetta sull’albero non l’avevamo costruita noi, ovviamente, perché era la sua casa! Per me tutte le case sugli alberi sono case della Strega Cilappa.

Avete mai desiderato di poterli riconoscere tutti?

ADA: Amo osservarne forme e colori diversi, annusarne i profumi e sentire la consistenza della corteccia, ma so a malapena distinguere un sempreverde da una quercia! C’è margine di miglioramento…

SILVIA: Figuriamoci se una come me può ambire a ricordarsi tutti i nomi e le fattezze di foglie, radici e rami! Nei miei sogni, certo, pensavo di poter un giorno essere metodica e precisa e fare un bell’erbario, o un album con tutte le fotografie degli alberi eccetera eccetera. Oggi a fatica distinguo una quercia da un tiglio!

Se dico albero qual è il primo libro, film o canzone che ti viene in mente?

ADA: I Minipin di Roald Dahl, una scoperta recente che mi ha  travolta!

SILVIA: Senza ombra di dubbio Il Barone rampante, del mio amatissimo Italo Calvino. A seguire, le storie di Boscodirovo di Jill Barklem, nelle quali avrei tanto voluto entrare e vivere per un po’.

Le quattro stagioni di Boscodirovo - Jill Barklem

Il Barone Rampante - Italo Calvino

I Minipin - Roald Dahl

Per chi vuole svolazzare ancora un po’:

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2 risposte a “Alberi e ricordi”

  1. Benedetta Guerzoni ha detto:

    Mitico cedro del Libano dei giardini pubblici di Reggio! !! In un inverno nevoso di tanti anni fa io e il mio futuro marito siamo arrivati lì dopo una scorribanda notturna per la città bianca e silenziosa – con immancabile battaglia di palle di neve. E lì siamo rimasti, incantati e innamorati (ancora non stavamo insieme ) 🙂

    • Silvia Sai ha detto:

      Grazie Benedetta per aver condiviso il tuo ricordo… in effetti gli alberi sono anche teatro di storie romantiche 😉

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