Era gennaio. Un pomeriggio buio e umido come solo in Pianura Padana sa essere. Ilde nella fascia, petegrinavo per il quartiere, un po’ per far passare il tempo, un po’ per muovermi e un po’ per farla dormire (solo un po’ eh!). La libreria nel centro commerciale vicino casa è un piccolo e inaspettato tesoro di libri per bambini. In quella stessa libreria più di un anno dopo ho scoperto questo piccolo gioiello. Quel pomeriggio lo sguardo è attirato da un libro cartonato, quasi completamente in bianco e nero: “I miei animali”. Caso voleva che il giorno precedente avessi letto un articolo sulla vista dei neonati nei primi mesi di vita, attirata dai contrasti, luci e ombre e solo lentamente dai colori.
Il primissimo libro di Ilde è stato il meraviglioso “Sera d’Inverno”, ma sarebbe più corretto dire che è stato il primo libro mio, come mamma. Questo invece è diventato il suo primo libro e Ilde aveva tre mesi. Presto, direte. E così pensavo anche io. Ma il guizzo nei suoi occhi quando le mostravo quegli animali bianchi e neri, quel guizzo io l’ho visto davvero.
La forza de “I miei animali” risiede in diversi aspetti. Innanzitutto le grandi figure di animali sono disegnate con linee definite e arrotondate, semplici e nitide. E la chiarezza del tratto è requisito fondamentale per catturare l’attenzione dei piccolissimi. Il testo è minimo (si limita ai nomi degli animali) e non invasivo. Il formato è quadrato e maneggevole, le pagine cartonate spesse sono a prova di qualsiasi bimbo mangialibri. Del bianco e nero abbiamo detto, la particolarità è che vi è un continuo gioco di contrasti alternando pagine con sfondo nero e figura dell’animale bianca, e viceversa. Le immagini dunque sono bene separate dallo sfondo. Inoltre, ogni pagina contiene un piccolissimo dettaglio di colore: una formichina rossa, una farfalla azzura, un sole arancione… E poi ci sono i buchi nelle pagine, in dialogo con quella seguente. In questo modo, il libro risulta attraente anche dopo i primissimi mesi, quando il bambino è in grado di riconoscere i dettagli e giocare al cucù.
Passata la fase del guizzo negli occhi, infatti, è arrivato il riconoscimento degli animali, grande leit motiv dell’infanzia. Alla lettura dei loro nomi associavo i relativi versi e questo incoraggiava Ilde a esprimersi nei primi abbozzati wof wof e cip cip. Poi è arrivata la scoperta dei dettagli, e nelle pagine Ilde notava solo quelli, indicandoli col dito in una continua scoperta. Infine, la fase dei buchi, che per lei è arrivata verso i 16 mesi.
Oggi, siamo ad una versione più evoluta di gallerie di animali. Complice il fatto che Ilde non ha mai strappato mezza pagina di libro, non ho saputo resistere e le ho preso questa meravigliosa “Animal Gallery“, sculture di carta pop-up di David Pelham, edito da Gallucci Editore. Io adoro i pop-up, perchè se fatti bene, sono delle vere opere d’arte, un miracolo che si dischiude dalla carta…
Questa volta ci sono i colori, le prospettive, la dimensione gioco (il dito nella bocca del leone il quale “ahhm” se lo mangia).
I MIEI ANIMALI, di Xavier Deneux, Tourbillon.
ANIMAL GALLERY, di David Pelham, Gallucci Editore.
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