Ho narrato tante, tantissime storie, alcune più divertenti, altre più complicate, ma, oggi, ha bussato alla mia porta Apollonia, una portinaia alquanto arcigna, reclamando spazio per una storia che, con sé, porta l’enormità di quanto accaduto durante la seconda guerra mondiale. La portinaia Apollonia mi ha chiesto l’impossibile… voleva essere narrata sia nella scuola dell’infanzia a bambini di 4 e 5 anni sia nella scuola elementare a bambini di 9 anni.
Questa portinaia così grigia e cupa, direttamente dalla sua sedia nell’androne del palazzo, mi ha lanciato una sfida e io l’ho accettata…. prima di poter abitare la sua storia ho dovuto fare i conti con il mio sentire, ho riportato a galla il senso di forte disorientamento di fronte a questa tragedia e persecuzione; ho studiato, mi sono documentata, ho voluto riaprire porte e finestre che da tempo stavano chiuse per quieto vivere. Solo così Apollonia poteva essere raccontata pienamente; mi ci sono dovuta buttare anima e corpo dentro questa seconda guerra mondiale. Ho letto e riletto tanto. Apollonia mi ha permesso di incontrare anche Cesare Moisè Finzi con “Il Giorno che cambiò la mia vita” (Topipittori editore), “La bicicletta di mio padre” di Fabrizio Roccheggiani (Lapis Edizioni) o “L’albero di Anne” di Irène Cohen-Janca (Orecchio Acerbo) e le storie hanno iniziato a mescolarsi l’una con l’altra, arricchendosi di particolari ed immagini che il mio racconto ha portato in classe.
Così Daniel, in fila per il pane insieme alle donne di guerra, è diventato un po’ anche Cesare che racconta del razionamento dei viveri e del fatto che agli uomini di grammi di pane ne spettavano 350 al giorno mentre donne e bambini avevano diritto solo a 200. Daniel, che viene nascosto nel magazzino del carbone, si confonde con Anne rinchiusa nella piccola soffitta per un anno e mezzo.
Con i bambini delle elementari parti di questi racconti sono fisicamente entrati nella storia di Apollonia, interrompendola volutamente, per poi riprenderla avendola arricchita di dettagli che, le orecchie di bambini un po’ più grandicelli, erano in grado di cogliere.
Apollonia, invece, è rimasta la strega buona agli occhi curiosi ma meno preparati dei bambini della scuola dell’infanzia, che hanno raccolto, nel racconto, i diversi ritmi che scandivano la vita di Daniel rispetto alla loro. Daniel non andava a scuola, giocava a nascondino fra le gonne delle donnone in fila con lui per il pane, Daniel sognava il suo papà che non era lì con lui e aveva paura, più che della guerra, della portinaia.
Le storie ci stupiscono sempre, perché ci accompagnano ad esplorare, avventurandoci più o meno nel fitto del bosco, luoghi lontani o purtroppo anche molto vicini, come quello della Shoah. Ai bambini si possono raccontare anche cose che fatichiamo a ripetere a noi stessi, nei giusti modi, con le parole adatte, nei giusti tempi.
Qualche commento raccolto dai bambini della quarta elementare a seguito della narrazione
Mi sono rimasti tanti pensieri…
Cosa avrebbero fatto gli ebrei al posto dei fascisti?
I bambini trasformano cose brutte in un gioco…Non bisogna mai perdere la speranza
Razza non significa niente
Gli ebrei ci hanno messo animo
Ho sentito il coraggio della speranza!
Grazie Apollonia perché se tu non fossi stata la portinaia io non ce l’avrei fatta da sola!
[Questo racconto è uscito originariamente come guest post sul blog MammaMoglieDonna il giorno 11 febbraio 2014.]
LA PORTINAIA APOLLONIA
Lia Levi (testo)
Emanuela Orciari (illustrazioni)
Orecchio Acerbo
Anno di pubblicazione 2006
28 pp. | 20 x 27 cm. | Albo illustrato
Prezzo di copertina: 9.50 €
Età consigliata: 6+
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