Lingua Madre #2

Silvia Sai

LINGUA MADRE, LINGUA MATERNA, LINGUA NATIVA, MAMMA LINGUA.

[Questo post è diviso in 2 parti, questa è la seconda. Leggi la prima parte].

Le lingue sono come ALBERI. Hanno radici che affondano nel terreno profondo delle origini, dove tutto ebbe inizio e tutto si nutre di ciò che è stato prima di noi. Hanno RAMI e foglie che tendono verso l’alto, ondeggiano nel vento, annusano la luce, esplorano distanze e offrono riparo agli animali del bosco. Mille e più sono le sfumature dei COLORI degli alberi, così come delle lingue, alcune si fondono, altre si perdono, altre brillano tenaci. Le radici conservano MEMORIE che scorrono e acquistano nuova linfa vitale nei rami. Mamma Lingua è la lingua (o le lingue) che ti porti nelle radici. A volte sono radici dure e pesanti e solide, e diventano radici anche per i tuoi FIGLI e forse i tuoi nipoti. E’ la tua mamma lingua familiare, con lei forse leggi i LIBRI, la sera, con i tuoi bambini. Radici che si intrecciano ad altre radici. A volte sono radici troppo dure e troppo pesanti. Faticose da guardare. E così provi ad alleggerirle, gli occhi si sollevano, e mamma lingua respira l’aria tra i rami.

Sono CESPUGLI, le lingue.

Cespugli aggrovigliati e forse confusi, ma tremendamente ricchi.

Radici, rami, foglie, chi li distingue più?

Si vedono solo le forme e i colori nel mutare delle stagioni.

In occasione della GIORNATA DELLA LINGUA MADRE abbiamo voluto esplorare questi alberi e queste mamme lingue, dal nostro punto di vista, quello della lettura con i bambini e dei libri per l’infanzia. Abbiamo chiesto ad amici e conoscenti che vivono esperienze plurilingue di condividere con noi, e voi, il rapporto con la mamma lingua familiare e la lettura con i propri figli.
I pensieri provengono da 6 FAMIGLIE (4 mamme e 2 papà), con bimbi piccoli e grandi. Residenti in Italia o all’estero, tutte vivono in un paese che non è il loro paese di origine, alcune da molti anni, altre da pochi. Molte sono famiglie in cui convivono 2 mamme lingue e le lingue che circolano sono 3.

Grazie a tutte per aver ricordato, raccontato, condiviso, i vostri alberi e le vostre intimità familiari.

Silvia

MATTEO (& FAMIGLIA)
Madrelingua: ITALIANA (e GRECA)
Paese di residenza: INGHILTERRA

Casa nostra sembra una biblioteca trilingue e ogni volta che passiamo da una libreria, da casa (in Italia o in Grecia) o i nonni passano a trovarci, si arricchisce ulteriormente, specialmente nel settore infanzia. Si legge spesso in casa e la sera prima di dormire uno, due, tre libri e storie non mancano mai, spesso in tutte e tre le lingue.
Perché gli leggiamo/raccontiamo in varie lingue? Perché la lingua è sempre un collegamento con i luoghi e le storie d’origine, con i nostri nonni e le loro storie, e tutto ciò forma parte della nostra identità e di quella di nostro figlio. E poi il linguaggio struttura il pensiero e poterne avere diversi a disposizione, avere più punti di vista diversi allo stesso tempo, è un grande regalo che possiamo fargli.
La storia in italiano che preferisce non si trova in nessun libro, è una storia che gira nella mia famiglia da quasi 40 anni, che mia nonna aveva inventato quando io ero piccolino e che negli anni ha raccontato infinite volte (prima a me fino all’esasperazione, poi ai miei cugini). E’ una storia “fluida” che racconta di tre giganti spaventosi e di un bimbo coraggioso, una storia costruita su uno scheletro fisso ma in continuo mutamento. E ogni volta che la racconto a mio figlio è come condividere un tesoro di famiglia, prendere un pezzo del mio passato e passarlo ad un futuro.

ANA
Madrelingua: SPAGNOLO
Paese di residenza: ITALIA

In occasione della Giornata mondiale della Lingua Madre, le Galline Volanti (ormai amiche) mi hanno chiesto di raccontare di me, del mio essere madrelingua spagnola in Italia.
La prima cosa che vorrei dirvi è che io volevo davvero tanto parlare spagnolo con i miei figli e contavo molto sulla presenza di mia mamma. Purtroppo lei si è ammalata e un po’ per pigrizia, un po’ per “dispetto” non ho mai parlato continuativamente lo spagnolo con le mie 3 pesti. Ma lo spagnolo è talmente simile all’italiano che non trovano molta difficoltà a capirlo. E quando siamo in Spagna dopo 2 giorni lo parlano anche! Quando Lucia era piccola, parliamo del suo primo anno di vita, leggevo per lei sempre in spagnolo. Ho tutti i libri di quando io ero piccola qui in Italia con me. Sono le prime cose che ho deciso di portare perché dove ci sono i miei libri c’è casa mia.
Ora non leggo così tanto in spagnolo come vorrei, perché i libri è più facile trovarli in italiano e perché amo così tanto il modo in cui la lingua italiana riesce a trasmettere sentimenti… Lo so, per voi è lo stesso con lo spagnolo, suona dolce. Io ho sempre voluto imparare l’italiano, davvero, e, sono sincera, leggere in spagnolo, anche per me stessa, mi costa grande fatica. Ogni tanto leggiamo in spagnolo e i miei figli si divertono molto ad imitare le parole più difficili (la j ad esempio). E ridono perché è buffo. Poi, abbiamo il vantaggio (svantaggio per le mie tasche) di poter cercare i fuori catalogo in spagnolo. “UN LIBRO” di Tullet, lo abbiamo in spagnolo e ci divertiamo molto, abbiamo imparato i colori, la destra, la sinistra… senza nemmeno rendercene conto. Però mi manca la nonna spagnola che potrebbe leggere per loro… e per me!
Un libro che amo molto e che mi fa tornare bambina quando lo prendo in mano è la serie di libri di “Celia” scritti da Elena Fortùn. Sono dei libri scritti tra il 1928 e il 1935 che mia mamma leggeva quando era piccola. Rieditati nel 1992, lei mi comprò tutta la serie. Non mi piacque, per niente, ormai leggevo Shakespeare e una bambina che andava in collegio non era nelle mie corde… ma era proprio mia mamma! Grazie a voi mi è venuta voglia di rileggerli!

(Il blog di Ana: Bacini di farfalla)

Celia en el colegio
TULLET-H_libro1

ERIKA
Madrelingua: ITALIANO
Paese di residenza: INGHILTERRA

L’educazione letteraria dei figli bilingui non è facile, spesso neanche divertente. Meglio distruggere subito il primo dei tanti miti che riguardano il multilinguismo famigliare. Vero, è incredibile e meraviglioso vedere crescere i propri figli in due o più lingue, vedere che sono in grado di interpretare il mondo con una disposizione aperta alla diversità. Ma con la scolarizzazione inizia una storia tutta diversa, inizia la formazione delle identità, intellettuale, sociale, culturale e così via. Le cose si complicano perchè leggere e scrivere richiedono uno sforzo critico, anche se lo si fa per piacere, anche se farlo in italiano diventa un momento di intimità linguistica fra genitori e figli. Leggere in una lingua che si conosce così così, perchè la parlano la mamma e il papà, è una cosa difficilissima.
Lo dice Lucia che a 8 anni legge speditamente in inglese. Così speditamente che le piace anche. Ma che fatica leggere in italiano! Così come nella scelta di un libro il formato, kindle o cartaceo, non conta, nella scelta della lingua in cui leggere la preferenza è nettamente a favore dell’inglese.

Ho fatto una piccola intervista a Lucia che vi riporto qui sotto:

IO: Ma c’è un libro in italiano che ti è piaciuto?
LUCIA: Ummmmm… ma perché in italiano?
IO: Ma prova a pensarci… allora, tira giù dalla libreria tutti i libri in italiano che hai.
LUCIA: Ok, sì questo me lo ricordo [Lucia traduce: L’incredibile storia di Lavinia, B. Pitzorno (Einaudi Ragazzi)] The Incredible Story of Lavinia, grandma read it to me when I was 5. [La nonna me l’ha letto quando avevo 5 anni]
IO: Di cosa parla?
LUCIA: It’s about a poor girl who had a fairy godmother that gave her a ring. If you turned it and pointed it to something it would turn into poo!
[Parla di una bambina povera che aveva una fata buona che le ha dato un anello. Se lo giravi e puntavi verso qualcosa la trasformava in cacca!]
IO: Did you like it?
[Ti era piaciuto?]
LUCIA: Yes, there was a lesson in it.
[Sì, era una lezione]
IO: Mmmhh???
LUCIA: Don’t overuse things.
[Non usare troppo le cose]
IO: Use them wisely [usale in modo saggio], vuoi dire. Ti piace leggere in italiano?
LUCIA: No, to me it’s very tricky.
[No, per me è molto difficile].

So enter grandma! Leggere in italiano con i nonni è forse il modo più naturale per i bambini bilingui (certamente per i miei) di mantere un legame con la cultura del paese d’origine dei genitori. L’inglese dei nonni, corretto, scorretto, improvvisato, forzato che sia, suona strano, è una roba che nessuno usa nei circoli sociali di Lucia, è una lingua franca che non esiste nella sua realtà quotidiana, uno strumento per capirsi quando la comunicazione si blocca. Bisogna allora usare l’italiano per parlarsi (con i genitori la conversazione spesso procede su binari linguistici infinitamente paralleli) e i libri e le storie aiutano a capirsi. La lettura di un libro in italiano diventa molte cose: dialogo, racconto, scrittura, riscrittura, costruzione di una storia diversa. Non così in inglese, lingua in cui Lucia è più esperta, quindi più sicura, e più indipendente nelle scelte dei libri che le va di leggere.

Abbiamo dato a Lucia molti dei libri che io e Francesco ricordiamo come i più belli della nostra infanzia, libri che abbiamo letto da bambini prima di conoscerci e in cui ci siamo ritrovati quando poi, dopo molti anni, ne abbiamo riparlato… ma questa è una storia da cui Lucia è esclusa proprio perchè è bilingue. E il bilinguismo o multilinguismo è, per me almeno, non (o non solo) il recupero della cultura d’origine ma la creazione di una storia nuova, unica e forse un po’ solitaria, creativa e ricreativa. Non è forse un caso che nella costruzione della storia di Lavinia, qui sopra, che a Lucia era piaciuta molto, si incontrino e si intreccino varie culture con le proprie lingue e tradizioni che Bianca Pitzorno ricorda nella dedica in apertura e cita in ordine di importanza, crescente credo, ‘Ringrazio per l’ispirazione: Andersen per la fiammiferaia, Tolkien per l’anello, King per lo sguardo, Voltaire perche’ si e Madre Natura per la cacca’.
Enjoy!

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