Ha inizio così una narrazione che vede il piccolo Mumin vagare, di giorno e di notte (c’è differenza?) tra scoperte, avventure e nuove conoscenze, in un mondo a lui familiare ma al contempo totalmente estraneo, in una sottile sfumatura di perturbante che lo accompagnerà per tutta l’attesa e gli farà ogni tanto gridare “dove è il soleee??” o guardare atterrito i familiari, la mamma in particolare, con la quale ogni tanto parlerà nel sonno, mentre dormono irrimediabilmente, incuranti di lui, così solo.
Inciampando e piagnucolando si affrettò sulla neve, e improvvisamente tutto lo spavento del buio e della solitudine lo colse. Era un terrore che doveva essere rimasto nascosto per tutto il tempo da qualche parte, fin da quando si era svegliato nella casa addormentata, ma che solo adesso aveva trovato il coraggio di venire fuori.
Eppure, il mondo immerso da neve si disvela in una veste mai vista lasciando spazio a quelle creature che normalmente non abitano la bella stagione.
I personaggi che incontra troll Mumin, in perfetto stile della saga, sono singolari, buffi e anche sfuggenti, spesso definiti come “qualcuno”, perché la Jansson lascia spazio di immaginare la forma delle creature, in un alone di mistero e curiosità.
Personaggio guida di troll Mumin è Too-Ticki che fischietta canzoni lamentose, indossa una maglia a righe bianche e rosse e abita il capanno estivo di papà Mumin, in compagnia di strani personaggi invisibili che preparano il the e scaldano il camino (inutile dire la sorpresa di troll Mumin!).
Sua compagna di insonnia è la piccola Mi che sempre ingrugnita si sollazza con gran divertimento nella neve, tra sci, pattini e slittate.
Too-Ticki si strofinò il naso, meditabondo. “Vedi” disse, “ci sono un’infinità di essere che non trovano posto in estate, in autunno o in primavera. Tutte quelle creature un po’ timide e strane. Un certo tipo di animali notturni, per esempio, e un genere di individui che non stanno bene in nessun posto e nei quali nessuno ha fede. Così se ne rimangono nascosti per tutto l’anno e poi, quando il mondo è bianco e tranquillo, le notti sono lunghe e i più sono in letargo, allora osano mostrarsi.”
C’è lo scoiattolo smemorato, che saltella nella neve per cercare un nuovo materasso ma ad ogni piè sospinto se ne dimentica e poi diventa protagonista di tragiche avventure.
Tra i boschi c’è Morra, avida di luce e calore, creatura sfuggente, è il freddo glaciale che spaventa le creature, come i tenebrosi mentre fanno il rogo rituale.
C’è l’avo – sì, proprio l’avo dei Mumin – rapidissimo e combinaguai che Mumin libera dall’armadio nel capanno.
E che dire dell’animaletto piccino dalle sopracciglia a spazzola che abita sotto l’acquaio, anch’egli timidissimo, dal linguaggio tutto suo?
Insomma, piano piano la vita invernale si movimenta di nuovi personaggi che compaiono, anche dal nulla in maniera assurda e rendono affollate e inaspettate le giornate di troll Mumin che nella sua splendida curiosità, genuinità e generosità, si ritrova la casa affollata di persone che prima di andarsene svuotano la dispensa di marmellate di mamma Mumin.
Infine, troll Mumin si riappacifica con questa strana dimensione e può dire:
Adesso possiedo tutto (…) l’anno intero. Anche l’inverno. Sono il primo troll Mumin che abbia visto un anno completo.
Nel frattempo, in “quel mese incantato, quando la neve sgocciola dai tetti e il cielo è solcato dai venti e da nuvole in corsa”, il sole è ogni giorno più alto sulla linea dell’orizzonte, fa tornare il risveglio e con sé la vita normale, con “il familiare acciottolio dei piatti lavati che proveniva dalla cucina” dove già sveglia era mamma Mumin.
Splendide le pagine conclusive nel racconto di come mamma Mumin apprende le avventure invernali del figlio, e la loro passeggiata piena di parole di comprensione e affetto.
Si sentì così felice che provò il bisogno di rimanere da solo. Se ne andò mollemente verso la legnaia poi, quando fu certo che nessuno potesse vederlo, si mise a correre.
I mumins c’erano già quando ero piccola io! Li adoravo. Mi ricordo che avevo anche un pigiama e una tazza grande con i Mumins.
Sì sì assolutamente, i Mumin sono vintage ma sempre attualissimi 🙂