Gentile è il signore piccolo piccolo che durante la passeggiata mattutina solleva il cappello e dice ‘ngiorno, nonostante “i cani gli ringhiavano e gli altri signori gli facevano lo sgambetto”, tanto che “la notte il signore piccolo piccolo si sentiva solo e piangeva”.
Un incipit diretto, un faro acceso senza indugio sulla cattiveria insensata.
C’era una volta un signore piccolo piccolo.
Era un signore molto solo.
A nessuno importava di lui, anche se era buono.
La gente pensava che fosse troppo piccolo.
E che avesse un’aria troppo stupida.
E anche un cappello troppo brutto.
Per questo erano tutti antipatici con il signore piccolo piccolo.
Gentili sono i disegni di Eva Eriksson che impastano egregiamente la narrazione, in un continuo dialogo tra luci e ombre: la luce che illumina l’omino e le ombre che calano dal mondo fuori, respingente.
Gentile è attaccare agli alberi un avviso: “piccolo signore solo cerca amico”. Perché lui proprio non si capacita (e nemmeno noi) che nessuna gli voglia bene, è così buono!
Personaggio straordinario, quest’omino, di un’ingenuità quasi infantile, di una solitudine che spezza il cuore, di una caparbietà ammirevole mentre attende “per dieci giorni e dieci notti” seduto sui gradini di casa, quando “facevano tutti finta di non vederlo”.
Lui, nonostante tutto, nutre e coltiva la speranza.
E quando, infine, si avvicina un cane – “un cagnone con una splendida coda all’insù” – che gli lecca il viso e mangia i biscottini, leggiamo pagine che scaldano il cuore in un tripudio di gioia empatica ben preparata dall’autrice fin dalla primissima pagina.
In un crescendo di appuntamenti, scambi, complicità e abitudini condivise, arriva anche il trionfo sopra le ingiustizie. Il tempo si dilata, abbraccia l’arco di un anno, accoglie un ritmo pacato e confortante.
Splendidi i riferimenti disseminati sulla natura attorno, cose piccine –il lombrico, i bucaneve, le stelle-, quasi un suono di sottofondo ad allinearsi con le stagioni e gli stati d’animo dell’omino.
Ma la metamorfosi del signore, che passa attraverso un cammino più interiore, non è ancora terminata perché con la primavera giunge anche “una bambina saltellando tra le pozze”, il cane le corre incontro e le lecca il viso. Con una stretta al cuore il signore si gira dall’altra parte, e se ne va.
Per sette giorni e sette notti il signore piccolo piccolo vagò nel bosco piangendo.
Poche parole e una sola grande illustrazione a racchiudere tutto quanto si agita, immaginiamo, nel suo animo. Non serve nominare la delusione, la gelosia, la paura, la tristezza, sono tutte lì.
Ovvio che c’è un lieto fine in questa storia, ed è quello che parte dall’ombra per risalire alla luce, ancora una volta, verso quella speranza che mai aveva abbandonato il signore piccolo piccolo.
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