Buona notte a Prato Sonno a tratti mi ricorda l’atmosfera che si respira nei paesi di provincia. Le caratteristiche dei personaggi, le dinamiche relazionali, le invidie, i pettegolezzi, i momenti di socialità, sono tutti elementi che appartengono alle comunità paesane. La Cinciallegra non ricorda forse la comare al balcone? E l’Orso non assomiglia forse all’oste di una trattoria?
Gli abitanti di Prato Sonno si muovono in tempi e spazi squisitamente naturali che nel racconto godono di una sublimazione poetica e fantasiosa. Appaiono talmente magici e accoglienti da invogliare il lettore a sprofondarcisi dentro.
Troviamo ad esempio la Caverna dello Sbadiglio, dimora dell’Orso.
La Caverna dello Sbadiglio si chiama così perché la sua entrata è tonda e larga, proprio come una bocca che si spalanca a sbadigliare. E siccome lo sbadiglio è la cosa più contagiosa che ci sia, chiunque passi davanti alla caverna sente il desiderio di spalancare la propria bocca, stiracchiarla in alto e in basso, di riempirla di aria e sonno. Anche solo sentir parlare della caverna fa venir voglia di sbadigliare con gusto, più e più volte, profondamente.
Lo Stagno dei Sogni e il Rio Risveglio sono altre due scenografie delle storie, ma vorrei condividere la deliziosa descrizione della tana della Lepre.
Al centro del Prato c’è la tana della Lepre Marzolina. Prima o poi ci si finisce dentro anche se si sa dov’è il centro del tratto, perché la tana della Lepre ha così tante gallerie per entrare e uscire che il Prato è pieno di buche. Certe volte, mentre stiamo per addormentarci, capita di avere l’impressione di cadere all’improvviso: ecco, in quel momento vuol dire che abbiamo messo il piede in una delle gallerie della Lepre Marzolina. La tana della Lepre Marzolina si trova sottoterra, abbastanza in profondità. Tutto sommato, è una tana abbastanza piccola: dentro c’è solo un divano letto colore taglia e fieno, un ramo di nocciolo giapponese per appendere i nastri colorati delle uova, una vasca da bagno culpa di frutta e un tappeto di foglie di fico. La Lepre Marzolina non ha bisogno di altro e si sente molto fortunata per questo.
La penna di Chiara Carminati ci accompagna a gustare diverse stagioni e condizioni atmosferiche: il giorno, la notte, il tramonto, la pioggia, il sole, l’estate e l’inverno. Le brevi ma intense descrizioni sollecitano esperienze d’infanzia e immagini dal sapore familiare, quasi ad avere realmente passeggiato a Prato Sonno, da bambini, nel dormiveglia.
L’estate avanza lenta e umida sul Prato. Per il gran caldo gli animali fanno fatica a prendere sonno, e spesso di sera rimangono svegli a chiacchierare bevendo limonata e facendosi vento con le foglie di ninfea. Per i sette Criceti e per gli altri cuccioli del Prato sono serate che non finiscono più, un vero regalo: nessuno gli dice a che ora devono andare a letto e possono giocare fino a cadere dalla stanchezza e addormentarsi in mezzo all’erba alta, ninnati dai grilli.
Il ritmo della lettura è reso piacevole da un sapiente equilibro tra parti narrative, scorrevoli ed essenziali, spesso poetiche, non di rado divertenti, e dialoghi frizzanti e ironici.
– Chi è? – domanda la Lepre.
– Sono io, Lepre! – risponde il Riccio.
– Non è possibile – dice la Lepre. – Lepre sono io.
– Questa è una fortuna, cercavo proprio te. Sono Riccio, Lepre, apri!
– Non conosco nessun Ricciolepre. Mai sentito.
– Lapri repre resto! – si aggroviglia il Riccio, che sente il freddo bloccargli la bocca. – Priccio apri lepresto!
Ciò che sorprende è la naturalezza con cui la Carminati dissemina nel testo temi profondi, come la relatività della bellezza e dei punti di vista, il valore del coraggio, dell’amicizia e del rispetto, la mendacia dei pregiudizi. Leggiamo quasi degli insegnamenti morali, senza accorgercene.
Che poesia, vien voglia di prenderli subito in mano. La natura per me è sempre un forte richiamo, e proprio per questo il mio unico appunto è che la lepre non fa la tana (e vi giuro che qualche bambino esperto naturalista potrebbe notarlo 😉 )…
Grazie Francesca del commento e del giusto appunto… in ogni caso, viva la Lepre Marzolina! 🙂