A voler leggere bene, Mirabell (testo scritto dalla Lindgren nel 1949) racchiude moltissimo, come un piccolo scrigno. Questa è la potenza delle storie della Lindgren: saper raffigurare con leggerezza e spontaneità il vasto scenario dell’animo umano.
Se Mirabell ci racconta un’avventura, dolce e sorprendente, che forse tutti i bambini vorrebbero vivere, c’è anche molto di più. C’è la solitudine, la paura, la povertà, la fiducia nell’altro, la costanza, la pazienza, l’attesa, la magia, la speranza, il divertimento, l’amicizia, la complicità… proprio questa ricchezza umana, mai palesata con retorica o enfasi, rende speciali i libri della Lindgren.
Come in altri libri, qui al centro ci sono i bambini: è con Britta che si apre e chiude l’albo, ed è lei, bambina di 8 anni, la voce narrante nonché la protagonista. Accompagnati dalle illustrazioni di Pija Lindenbaum, magnifica nell’accordare colori e chiaroscuri con la drammaticità e levità della storia, ci addentriamo nella campagna svedese, nella casa e nella vita di Britta (la storia narrata, ci spiega subito Britta, si riferisce a due anni prima, quando lei aveva dunque 6 anni).
Conosciamo così una casa isolata, una vita di sostanziale povertà, scandita da qualche visita in città al mercato e a rimirare le vetrine dei negozi; conosciamo i genitori e l’inseparabile gallina domestica, intuiamo la solitudine, e scopriamo il desiderio di Britta: avere una bambola tutta per sé, magari proprio quella vista in città! Accade che un giorno, ci racconta sempre Britta, mentre è sola a casa, uno strano signore sul viale di casa le dona un semino. La bimba se ne prende cura, lo pianta nel suo orticello personale, lo annaffia, e attende fiduciosa. Lentamente dal terreno affiora qualcosa di strano e incredibile, un cappellino rosso, un volto, dei riccioli biondi, delle mani… in breve si palesa una bellissima bambola dagli occhi azzurri.
Mentre i genitori paiono increduli (il padre desidererebbe molto avere altri semini simili per poterli vendere al mercato!), Britta coglie la bambola dal terreno e la accoglie con sé, nella sua casa, nella sua vita. Ci vengono raccontati i primi momenti insieme, piuttosto divertenti -la bambola, Mirabell, si rivela subito animata, chiacchierona e piuttosto dispettosa – e al contempo dolci – si intuisce subito che Mirabell va a colmare la solitudine di Britta diventando, solo ai suoi occhi, fedele amica, compagna di giochi e sogni.
Meraviglioso, e non scontato, il finale: Mirabell e Britta proseguono la vita insieme, la Lindgren è molto brava nel non spezzare la magia della storia – una magia credibilissima agli occhi dei bambini! – a non spiegare nulla, a rendere ancor più reale il desiderio, a lasciar vagare l’immaginazione anche chiuso il libro. Così conclude Britta, salutandoci dal vialetto:
Vi piacerebbe vedere la mia bambola, la mia splendida, meravigliosa Mirabell? Venite a trovarmi, e ve la mostrerò. Basta seguire la stradicciola che porta alla nostra casetta. Sarò lì ad aspettarvi al cancello con Mirabell.
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