Piero, Luka, la poesia, le passioni, la pazienza, i libri: cosa significa essere un papàraccontastorie? #1

Galline Volanti

Conosciamo Piero Guglielmino da un po’, anche se solo nel mondo on line. Di lui ci  ha colpito subito la passione, la perseveranza, la serietà, il divertimento con cui racconta di libri per bambini e della sua esperienza di lettura con il figlio Luka.
Piero è specializzato in letteratura per bambini e ragazzi e a dicembre terrà a Catania il suo primo seminario “Che cos’è un papà lettore?”. Abbiamo pensato che Piero ha molte cose interessanti da dire, e nella nostra rubrica dedicata ai papàraccontastorie, ci sta proprio bene.
Benvenuto, Piero, nel nostro pollaio, dove le galline non sono solo galline, ma aspiranti uccelli migratori…

[Intervista prima parte, leggi anche la seconda parte!]

1) Leggere un libro ad alta voce al proprio figlio non significa solo trasmettere parole o osservare insieme delle belle illustrazioni. Siamo profondamente convinte che leggere rappresenti innanzitutto un momento intimo di condivisione, nutrimento e crescita di una relazione umana.
Cosa significa per te leggere a e con tuo figlio?

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Dite molto bene: leggere A e CON.
Proprio in queste due preposizioni c’è il senso profondo della mia scelta di leggere a Luka fin da quando era nella pancia della mamma. Ho iniziato a leggere filastrocche quando il mio piccolo era per me ‘solo’ un battito sotto la pelle e l’ho fatto proprio per donare A lui la mia voce e dalla mia voce tante parole strane, rime strampalate. Ma questa voce dona anche storie e da essa si instaura una relazione che è alquanto difficile da descrivere ma è sicuramente la cosa più bella dell’intero processo.
E qui mi collego al leggere CON mio figlio. C’era una relazione già nei primi mesi, quando leggevo standogli davanti mentre lui stava sulla culla, o sul passeggino. Era una relazione soprattutto di sguardi questa, durata circa un anno.
Dopo il primo anno ho iniziato a leggere con Luka quasi sempre tra le mie braccia, seduto davanti a me, col libro davanti. E qui la relazione si è arricchita, diventando relazione tra il mio respiro e il suo, tra il mio calore e il suo. E da quando ha iniziato a parlare la relazione è diventata ascolto e dialogo, in un continuo sentire i tempi l’uno dell’altro.
Oggi Luka è vicino a compiere 3 anni (il 9 dicembre 2016) e la sua relazione con me e i libri è ancora più intima e complessa. Non si tratta più solo di stare abbracciati, o ascoltare le storie e le nostre due voci che con esse interagiscono, ma è una relazione con l’immaginario di Luka che è sempre più ricco e anche con la realtà fuori dai libri che sempre più si confonde con le storie, le cambia o loro cambiano essa. Leggere A e CON mio figlio è sicuramente una delle esperienze più belle che io stia facendo da quando sono papà.

2) Se la lettura condivisa innesca e rafforza la relazione, è anche vero che il viaggio nelle storie, in personaggi, ambienti e pensieri, stimola il bambino a immedesimarsi o a prendere le distanze dall’immaginario che prende forma. Può capitare, dunque, che il bambino interferisca nella lettura, esprimendo il proprio punto di vista su una data cosa, interrompendo o divagando, ponendo domande o addirittura rifiutando una lettura. In fondo, è anche attraverso la lettura che si impara a conoscere se stessi e l’altro e si afferma una propria identità in divenire.
Come vivete questa esperienza?

L’incontro di Luka con i libri non è solo narrazione, ascolto, lettura, ma come dite voi è un’esperienza di vita, di crescita.
Rispondere a questa domanda comporterebbe un intero libro perché è molto complesso il modo in cui vari elementi entrano in contatto: psicologia, educazione, fantasia, identità, emozioni, memoria eccetera. Guardare alla lettura con un bambino sotto tutte queste angolazioni è molto stimolante per capire come e cosa fare meglio, o se tutto questo sia poi così importante, almeno per me e immagino anche per voi.
Sintetizzando molto, e dandone un’immagine metaforica, posso dire che con Luka abbiamo intrapreso un viaggio dentro i libri e come ogni viaggio vero ci lasciamo guidare dai luoghi che visitiamo, dagli odori, dai suoni, dai visi, dagli oggetti.
E se ogni tanto ci perdiamo ne siamo ben felici.
Perdersi dentro le storie è una delle esperienze più belle che noi esseri umani possiamo fare, ed è qualcosa che solo noi abbiamo ricevuto in dono!

3) Uno degli aspetti a nostro avviso più affascinanti della lettura in famiglia è che si può toccare con mano quanto le belle storie siano vive. Lontano dall’essere meri contenitori di storie, i bambini assorbono, rielaborano, interpretano, modificano, adattano al loro mondo vicende e personaggi. Può capitare ad esempio che un personaggio di un libro diventi ‘vivo’ nella quotidianità vissuta, un vero compagno di esperienze, o che si veda cambiato il nome, magari con quello di un amico o di un familiare.
Qual è la tua esperienza con Luka?

Per rispondere faccio alcuni esempi.
Dopo i sei mesi circa ho proposto a Luka il libro “Facciamo le facce“, uno dei pochi libri ‘commerciali’ che ho subito comprato, un libro che consiglio a tutti di costruire da sé con le foto della famiglia.
(Anche) grazie a quel libro Luka ha incominciato a riconoscere le emozioni sul viso della mamma, del papà e del suo guardandosi nello specchio.

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Quando aveva un anno ricordo due libri tra le letture più frequenti (libri che aveva già tra le mani da tanto): “Balena Serena” e “Liberatemi!“.
Nel primo caso ricordo bene la tristezza stampata sul volto di Luka finché Balena Serena non era per nulla serena e poi nell’allegro finale la gioia e i sorrisi con cui mostrava tutta l’empatia possibile (non male per un bambino così piccolo, no?).
Liberatemi!”, invece, è uno dei libri più importanti nella ‘biografia’ di lettore di Luka. Un vero libro imprinting, una piccolissima storia che l’ha coinvolto fin da subito. Dopo alcune letture non solo Luka ha detto una delle sue prime parole, “cocco” (per coccodrillo), ma si è immedesimato in entrambi i personaggi, l’orsacchiotto che scappa e alla fine imprigiona il coccodrillo.
E concludo con una delle letture più amate e ‘vissute’ da Luka nell’ultimo mese: “Al fuoco al fuoco!“. Si tratta delle avventure di una squadra di pompieri: il bambino Paolino, un orango e un’oca.
Fin da subito Luka si è immedesimato molto con Paolino e io, di conseguenza, devo mettermi nei panni di Orango che pompa l’acqua da uno stagno, e insieme giochiamo a fare i pompieri, ripetendo alcune situazioni del libro e altre inventandole, ma sempre rimanendo dentro i personaggi.

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4) I bambini amano scoprire nuove storie. Come genitori ci sforziamo di scovare sempre libri interessanti, ma forse ad un certo punto arriva il momento in cui ci rendiamo conto che nostro figlio ci sta chiedendo di raccontare qualcosa di diverso, qualcosa di più personale, una storia inventata, una storia nostra, una storia che magari affondi le radici nei ricordi familiari, in un’avventura o esperienza vissuta insieme.
O forse l’esigenza di raccontare liberamente viene anche da noi?

Il racconto, la narrazione nascono molto prima dell’incontro con i libri. Noi tutti diamo senso alla nostra vita narrandola, ogni giorno, spesso in modo inconscio.
Da quando Luka va all’asilo, nel tragitto in macchina parlo sempre con lui, gli chiedo cos’ha fatto e condivido quello che io ho fatto, e noto che spesso il mio modo di parlare ha le cadenze di una storia, per esempio parlo di me in terza persona (“Oggi papà ha visto qualcosa di bello…”).
Per quanto riguarda i libri io offro a Luka sempre storie nuove perché credo che una “bibliodiversità” sia alla base non solo dell’amore per la letteratura ma anche un ottimo modo per ampliare il proprio orizzonte.
C’è poi il desiderio forte di raccontare una storia senza nessun riferimento ai libri o a storie conosciute, ma solo lasciandosi andare, creando mentre racconti, dando più importanza all’oralità rispetto alle strutture narrative. Ma per far questo bisogna far pratica, avere tanta memoria e creatività. Non è facile, eppure una volta il racconto nasceva solo dalla voce.
Ecco, questo è un aspetto che mi piacerebbe approfondire e praticare di più, la forza dell’oralità, del racconto spontaneo, della sorpresa che scaturisce da parole che scorrono come un fiume in piena.

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5) Sappiamo bene quanto tu ami la poesia.
Siamo convinte che il linguaggio poetico non abbia età e veda anzi nel bambino, mente fervida e fertile, priva di sovrastrutture, un interlocutore adatto, ma purtroppo spesso non contemplato in questo genere, soprattutto nelle letture familiari.
Leggi poesie/filastrocche a Luka? Come ti rapporti ad esse? Cosa offre il linguaggio poetico di diverso dalle solite letture?

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Come dice il titolo del bel libro di Donatella Bisutti “La poesia salva la vita“. Almeno per me è stato così. Ho incontrato la poesia a scuola, come tutti noi, e già allora ricordo che muoveva qualcosa dentro di me. Ma il momento che ha segnato una svolta è stato durante l’adolescenza, quando ho sofferto di una grave depressione. Iniziai a scrivere tutto quello che mi passava per la testa in un diario e spesso in versi, senza badare alla metrica o alle rime, ma cercando una voce interna che potesse esprimere l’inesprimibile.

Ho iniziato a leggere a Luka le filastrocche di Gianni Rodari quando era nella pancia di mamma. In quel periodo non avevo ancora libri di poesia creati specificatamente per bambini ma avevo l’edizione de “I cinque libri”. Leggevo le filastrocche più bizzarre, quelle dove le parole più diverse si incontravano e facevano scintille. Un ottimo modo per provare la lettura ad alta voce, un primo ‘ascolto’ per Luka della melodia poetica. E’ vero, la poesia non è spesso contemplata nelle letture ai bambini, escludendo le filastrocche a rima ‘obbligatoriamente’ baciata.
Ma è anche vero che c’è poesia in tantissimi albi illustrati, anche se non viene forse percepita.

La parola poetica è quella parola il cui suono provoca una eco profonda dentro chi ascolta. E’ un suono che non nasce per caso ma è molto preciso, è nota musicale che insieme ad altre note produce infinite armonie di senso.
La differenza più evidente con la narrativa per bambini è che la poesia offre maggiore libertà al bambino di cercare il senso, e lavora molto intorno al concetto di silenzio come spazio bianco, un vuoto che si riempie delle emozioni contingenti di chi ascolta o legge.

Con Luka incontriamo la poesia in tantissimi albi, e spesso sono storie, narrazioni, ma con un lavoro molto forte sulle parole, sul ritmo e sulla melodia. Per farvi un esempio, “A caccia dell’orso” è una delle nostre letture più ricorrenti in questi primi 3 anni. Tanti genitori, forse, lo leggono e pensano “Che bella avventura!” e non si rendono conto di aver letto POESIA. 

La storia è infatti scritta in versi ed è musica. Io e Luka ascoltavamo già nel primo anno il video con l’autore Michael Rosen che la cantava e Luka batteva il tempo con la testa, oltre a ridere di gran gusto. Non è un caso che la traduzione italiana l’abbia fatta una delle più importanti poetesse per bambini, Chiara Carminati.

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Leggere invece un libro di sole poesie, magari non obbligatoriamente in rima, non è per niente facile con bambini così piccoli. Luka ama seguire una storia e guardare tante figure e se gli leggo una poesia, anche se accompagnata da una illustrazione, non aspetta fino alla fine e ancora non capisce che la poesia non racconta necessariamente una storia ma uno stato d’animo, un momento, una sensazione.
Il tempo della poesia è un tempo più lento, la parola poetica è parola che ha bisogno di diventare un’immagine dentro il bambino.
Leggere poesia è difficile ma io non mollo e ultimamente provo sempre a inserire anche solo una piccola poesia durante la giornata. Se Luka sta mangiando gli leggo qualcosa di Roberto Piumini (“Io, Pi” per esempio, una recente raccolta molto bella) e lui soltanto ascolta.
E anche se lo vedo distratto io so con certezza che quei suoni, quelle rime, quelle coppie di parole imprevedibili, stanno entrando dentro di lui, diventano parte del suo vocabolario poetico, un vocabolario interiore.

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