Maurizio Quarello non è schivo di fronte alla narrazione di vicende e persone che in qualche modo hanno segnato la Storia. Che si tratti di donne (L’autobus di Rosa) o uomini (Fuorigioco e L’ultimo viaggio), ciò che ne risulta sono ritratti quasi monumentali – in termini di carica espressiva e forza empatica – pur assolutamente umani.
Non degli eroi, ma delle persone come noi tutti – rese grandi per le scelte che hanno compiuto-.
Questo stesso spirito pervade ’45, sua prima graphic novel senza parole. 96 pagine di soli disegni, con il tratto “schizzato” e i volumi pieni, cifra stilistica che già avevamo apprezzato ma che qui ci sembra raggiungere una bella e rinnovata naturalezza.
Come per i più bei senza parole, non si cada nell’errore di leggerli velocemente (come non pensare all’altro gigante dell’illustrazione italiana contemporanea, Alessandro Sanna, nel suo Fiume Lento, o a Shaun Tan, nel suo capolavoro L’approdo?).
Occorre un tempo lento, per entrare in confidenza con il tratto, riconoscere i volti protagonisti, apprezzare i cambi di scena, assaporare il ritmo dettato dalle diverse composizioni delle illustrazioni nella pagina, osservare i dettagli eloquenti, familiarizzare con colori, forme, figure, e poi leggere la storia, le storie, trovare la strada che ci indica Quarello e ritrovare anche la nostra, quella delle nostre memorie, o una nuova.
Occorre leggere più volte, per comprendere razionalmente la storia e vivere le emozioni.
Pur nell’assenza di parole, Quarello non si sottrae alla narrazione, questa anzi è molto precisa e circostanziata. I capitoli sono sei, alcuni pù lunghi, altri più brevi, secondo un ritmo un po’ anarchico ma evidentemente studiato che ho molto apprezzato.
Si racconta di una casa in collina, di una donna, madre di un giovane alpino, e di un uomo, suo marito, impegnato nella lotta partigiana, con alcune pause nella vita contadina. Si racconta della donna e del suo attendere i suoi uomini, del suo fronteggiare la paura e i tedeschi, si racconta dell’uomo e delle azioni partigiane, delle ultime battaglie in città; infine si racconta la Liberazione, la bandiera, le lacrime di gioia, gli abbracci.
Si apre nella notte, il racconto. Ponendo subito al centro la donna, la sua paura e solitudine. Un sussulto, forse un rumore, l’azione partigiana vicina, o un verso di animale, un risveglio improvviso, uno sguardo spaventato, un sospiro, scrutando le ombre della notte attraverso la finestra.
Conosciamo subito il marito, lo vediamo in un’azione notturna contro una camionetta di tedeschi, e Quarello non risparmia nulla, della guerra, ne ritrae i volti colpiti a morte, le grida, i cadaveri, le bombe, e poi ancora in seguito i carroarmati, le incursioni sotto la pioggia in città, la liberazione di compagni che puzza di paura e di rabbia.
La guerra è così, pare dirci l’autore, mica si può rappresentare con prati fioriti.
E arrivano anche i tedeschi, a bussare alle porte, a cercare gli uomini, a simpatizzare con donne sole, a rifocillarsi del cibo dei contadini. In una meravigliosa doppia pagina, ecco giungono a casa della donna. Nascondi svelta il marito nella botola, sorridi in modo impacciato, spiega a gesti che da mangiare puoi offrire solo uova di gallina – strepitosa la sequenza di dialogo muto tra la donna e i due tedeschi – corri in casa, uh! la pistola sul davanzale, vai nel pollaio, nascondi la pistola, prendi le uova… calma. La tensione si dirada e assume un ritmo lento, lentissimo, fatto di gesti quotidani, ma così innaturali in quella situazione!, ripresi in piccole inquadrature: le uova in cottura, un pezzo di pane, una fotografia del figlio sulla credenza, un caffè versato, una sigaretta accesa…
Segue una brevissima pausa nella narrazione, a segnare un capitolo di passaggio, l’inverno lascia il posto alla primavera, ai germogli nella terra, alle rondini in volo (affiancate alla bombe…che immagine suggestiva!), ai panni stesi all’aria fresca.
La donna e l’uomo si ritrovano nel tempo della natura e della apparente quotidianità.
Prima che tutto riprecipiti nuovamente.
Le azioni dei partigiani vanno in supporto alla lotta in città, i tedeschi sono in fuga, e poi ci sono i repubblichini. Si susseguono tavole frenetiche e dense di azione, in un ritmo in costante crescita spezzato solo, infine, da un annuncio alla radio. La Liberazione. E la donna corre in bicicletta in città, a cercare il marito, a festeggiare, e infine, in una commovente sequenza, a ritrovare il figlio.
Diversi sono gli espedienti con cui Quarello restituisce ritmo, comunicazione, narrazione con le illustrazioni: l’espressività pittorica dei volti, ora specchio di emozioni forti, ora in dialogo tra loro; la varietà di inquadrature, ora ravvicinate e zoomate, ora affollate, ora di ampio respiro; i diversi soggetti, tutti ugualmente significanti, che siano uomini, oggetti, o animali.
E sul finale, troviamo la firma dell’artista. Ciò che a mio avviso riempie di senso tutta la storia, gettando una nuova luce sul concetto di ribellione, soprattutto se associato alla figura femminile.
Abbracciata ai suoi due uomini, in un paese in festa, la donna cammina per strada. Accanto a lei, il carro dei perdenti, prima tiranni, i tedeschi. E in particolare uno dei due tedeschi che andò a casa sua. Si guardano, si riconoscono. Nei loro sguardi si percepisce l’incredulità, e molte domande, non si legge trionfo vendicativo, piuttosto umana pietà.
Non è forse una estrema forma di ribellione, o meglio di coraggio, l’empatia? E chissà, forse la pietà, il perdono?
[…] dirigidos a adultos. Como ejemplo están los de Maurizio A.C Quarello, que se pueden consultar aquí; otra autora es Suzy Lee con su fantástico “La […]