L’albero dei ricordi

Silvia Sai

L’albero dei ricordi è un libro che racconta la morte e celebra la vita. Me ne sono innamorataappena l’ho scoperto nel 2015, raccontandolo poi qui, la versione inglese tra le mani, e chiedendomi quando sarebbe arrivato in Italia. Oggi, freschissimo di stampa grazie a Gallucci, finalmente lo possiamo leggere in italiano; vi ripropongo dunque la recensione di 3 anni fa, con nuove immagini e citazioni dell’albo nella sua versione italiana.

L’albero dei ricordi è, a mio avviso, il più bel libro che affronta esplicitamente il tema della morte, riportandola alla sua essenza naturale -semplice accadimento- e culturale -la rielaborazione del lutto-. 

Parlare di morte ai bambini oggi sembra molto difficile. Nella società attuale l’argomento mette a disagio noi adulti molto più di quanto, spesso, metta i nostri bambini. Da qui, l’evitamento totale o il fiorire di libri che edulcorano il dolore con colori e immaginifiche fantasie.

Eppure le belle storie possono offrire un vocabolario e un immaginario importante sulla morte, da condividere ben prima che la sua rielaborazione diventi un’urgenza impellente di fronte a una morte reale. Permettono di andare oltre la contingenza del momento presente aprendo un ponte tra passato (ciò che non c’è più) e futuro (ciò che continuerà ad essere): ossia, rielaborare un lutto attraverso la memoria (difficile anche questo processo, laddove il dolore e il ricordo assumono sempre più forme decollettivizzate e silenziose!).

Di tutto ciò, nella forma di un racconto con protagonisti gli animali del bosco, parla L’albero dei ricordi, di Britta Teckentrup. Del dolore di una perdita, certo. Ma anche di come un’assenza possa trasformarsi in presenza attraverso i ricordi, non quelli privati, intimi, sussurrati, bensì i ricordi condivisi, narrati, dialogati (non erano così i funerali di un tempo?), in cui la parola si fa relazione e sostanza, si fa cura e balsamo.

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Volpe aveva avuto una vita lunga e felice, ma ormai era molto stanca.
Piano piano raggiunse il suo posto preferito nella radura.
Diede un ultimo sguardo all’amato bosco e si sdraiò a terra.
Volpe chiuse gli occhi,
tirò un lungo sospiro
e si addormentò
per sempre.

L‘esordio e poi il silenzio, nelle pagine successive. Il manto arancio di Volpe spicca nel bianco della neve, quasi a illuminare ancora di vita un giaciglio in cui invece è appena giunta la morte. Il primo ad arrivare è Gufo, amico di vecchia data, che abbraccia Volpe coprendola con la sua ala in un’immagine insieme struggente e confortante. Aleggia una tristezza malinconica e diffusa, come nebbiolina densa tra le pagine, a cui si intreccia un profondo senso di pace, nel silenzio della neve che protegge e ovatta, nella calma della natura e degli amici di Volpe che le si stringono attorno. Capi chini, sguardi spenti, arrivano tutti: Scoiattolo, Faina, Coniglio, Sorcio, Cervo, Uccello, Orsa… “Nessuno riusciva a immaginare la vita nel bosco senza di lei”.

È un silenzio carico di rispetto e commozione, a cui pian piano si aggiungono le parole, che si fanno frasi e racconti, sussurrati con dolcezza, e poi sempre più decisi.

Sono le parole degli amici di Volpe, che colpiscono il lettore come schiaffo e carezza (tutta la storia è un turbinio di emozioni!)

Scomparsa Volpe, del suo stesso colore arancio, inaspettatamente spunta una piccola pianta. Gli amici comprendono così che Volpe continua a vivere in loro e con loro. E continuano a parlare nei ricordi condivisi, “mi ricordo di quando io e Volpe…”, sorridono ripensando alle serate trascorse ad ammirare i tramonti, o alle corse per acciuffare le foglie al volo con Gufo, o a giocare ad acchiapparella con Lepre.

Nel corso dei giorni, delle settimane e dei mesi che seguirono,
gli animali ricordarono molte altre storie su Volpe.

Il peso nei loro cuori si alleggerì.

Più ripensavano a lei,
più l’albero cresceva e si faceva bello,
finché diventò l’albero più alto del bosco,
Un albero fatto di ricordi e pieno d’amore.

Volpe continua a vivere, alla fine, eccome! Il suo colore arancio domina il bosco, inonda le pagine di chiusura, trionfa sulla tristezza. L’inverno ha lasciato gradualmente spazio alla primavera, e con lui i toni chiari e sommessi delle prime pagine virano verso tinte sempre più accese e vibranti man mano che scorrono i ricordi.

I ricordi condivisi di Volpe offrono conforto agli amici sconsolati, così come l’albero offre riparo e protezione agli animali del bosco, gli amici di sempre.

I cuori si alleggeriscono, e Volpe, nell’ultima pagina, sorride.

L’ALBERO DELLA MEMORIA 

Britta Teckentrup

Gallucci Editore

Anno di pubblicazione: 2018

30 pp. | 25×25 cm.

Prezzo di copertina: 12,90

 Età di lettura: dai 4 anni

BREVE DIGRESSIONE FAMILIARE:

Il primo dialogo sulla morte in casa nostra è arrivato quando Ilde aveva 24 mesi.

Io: Ilde domani andiamo in montagna… dalla zia..

Ilde: Mamma c’è la Kira in montagna? (cane della zia)

Io: No, Ilde la Kira non ci sarà.

Ilde: E dov’èèèè?

Io: Ehm, la Kira… [dorme? non si sveglia più più? ha chiuso gli occhi? è in vacanza? che cosa le dico???] …la Kira è morta, tesoro.

Ilde: E’ morta?? [prima volta che sente questa parola]… Dov’èèèèè?

Io: Ehm… [In cielo? Troppo religioso. Sotto terra? Troppo crudo… Sii è reincarnata? Troppo complesso… Non lo so! Ma, esige una risposta] La Kira è in cielo [capitolo in 3 secondi sul versante biblico].

Ilde: In cielo? [guarda fuori dalla finestra] …… Con sua mamma?

Io: Sì, sì con la sua mamma, certo! [Evviva! Sta già rielaborando il fatto raccontandosi una storia]

Ilde: ……. Anche io voglio andare!!

Io: …………….

Perchè non svolazzare ancora un po’ nel pollaio?

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10 risposte a “L’albero dei ricordi”

  1. paola anna anna ruffino ha detto:

    Non conosco la versione in inglese, mi piacerebbe confrontarla per verificare se anche lì si dice: “…e si addormentò per sempre…”
    Mi sembra che si continui ad aver paura di nominare la parola morte che è quello che succede. La volpe non si addormenta, muore. Sono azioni completamente diverse e penso che il verbo usato (dormire) possa far insorgere grossi timori in qualche bambino al momento di addormentarsi.

    • Galline Volanti Galline Volanti ha detto:

      Ciao Paola e grazie per averci scritto. Sì, la versione inglese dice “fell asleep forever”. Comprendiamo le tue perplessità e in parte le condividiamo. È vero che il timore di scegliere la parola “morte” nei libri per bambini riflette certamente anche un tabù della nostra società. È anche vero che la paura relativa all’addormentarsi “per sempre” è presente nei bambini a prescindere dal leggerla in un libro… Resta un libro molto bello a nostro avviso 😉

  2. Anna ha detto:

    Sembra l’illustrazione del metodo che applichiamo io e i miei bimbi quando muore qualcuno di caro (uomo o animale in effetti!!) = ripercorriamo qualche ricordo e concludiamo con “Bhe ha avuto una bella vita!”

    • Silvia Sai Silvia Sai ha detto:

      Che bel modo che avete costruito, Anna, in famiglia per affrontare la perdita di qualcuno… prenderò spunto

  3. Caterina ha detto:

    Sai cosa mi ha fatto venire in mente il commento di Ilde? Un paradiso per il piccolo orso, di Wolf Elbruch, anche lui avrebbe voluto andare… che tenerezza!

  4. Marina ha detto:

    libreria Internazionale Pad.22…la lista si allunga.
    Non è facile parlar di morte nè ai bambini nè ai grandi mai troppo grandi, lo guarderò con attenzione.
    Grazie Silvia!

    • Silvia Sai Silvia Sai ha detto:

      Grazie a te Marina di averci letto e commentato. Questo albo affronta la morte davvero in modo intelligente e naturale. Io lo consiglio moltissimo. Speriamo anche in una traduzione!

  5. scaffalebasso ha detto:

    Bellissimo, davvero bellissimo, credo il più leggero e significativo sulla morte!

    • Silvia Sai Silvia Sai ha detto:

      Hai ragione Maria, finalmente un libro che parla di morte in modo diretto e chiaro ma allo steso tempo naturale e delicato. E, soprattutto, senza la pretesa di voler ‘spiegare’ cosa è la morte (in fondo, come si fa a pensare di spiegarla?), ma solo di offrire scenari futuri e luminosi.

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