Il tema della storia è alquanto interessante e spesso attuale nelle fasi di crescita di un bambino. Indubbiamente fa risuonare corde a loro note, e Ilde questo sembra averlo sentito e apprezzato moltissimo.
Il mondo della furia di Banshee è un mondo interiore, fantasioso, bambino, tratteggiato con cura e rispetto dallo scrittore francese Jean-Francois Chabas. L’incanto viene svelato con ironia nel finale poiché contrappone bruscamente il mondo magico infantile al mondo adulto, “reale”. Personalmente amo questo artificio narrativo che permette di parlare direttamente ai lettori bambini risultando accattivante anche ai più grandi, e non solo perché ribalta a sorpresa una prospettiva, ma anche perché mostra all’adulto uno sguardo bambino (Qualcosa di simile si trova anche nei bellissimi albi illustrati Re Valdo e il Drago e Il Barbaro).
Se la storia è ben costruita e accattivante, ciò che ne “La furia di Banshee” fa davvero innalzare gli ohhh di meraviglia sono le illustrazioni e i testi.
Anche un profano della storia dell’arte riconoscerà al primo sguardo lo stile di Klimt nelle illustrazioni di David Sala: linee morbide e sinuose, dettagli floreali e arabeschi fluttuanti nelle pagine, inserti dorati e luminosi in leggero rilievo (tutti da toccare, fanno impazzire Ilde…). La scala cromatica spazia nella gamma degli azzurri e dei blu, qualche rosso e arancio, per enfatizzare alcune creature, il grido di Banshee, i suoi occhi infiammati, il sole. Che dire, una meraviglia per gli occhi, queste illustrazioni dense che riempiono la doppia pagina, senza lasciare spazi bianchi. La cosa interessante è che pur nell’abbondanza di colori e dettagli, la storia emerge chiara nelle immagini, non risulta confusa dalla pienezza dello sfondo. Qui è stata messa in atto una sapiente scenografia che arricchisce la narrazione senza oscurarla.
Perfettamente in sintonia con la parte iconografica troviamo il testo. Elegante, raffinato, ricercato, abbondante. La scelta stilistica è singolare (ma per la mia esperienza vincente). A prima vista, infatti, la parte testuale è un po’ respingente, in quanto molto complessa e lunga. E con ciò mi riferisco ad una costruzione articolata dei periodi, ricchi di subordinate, e ad un lessico ricercato anche nell’uso di sinonimi (esempio, collera, furia, ira). Un giorno Ilde, pur ormai ‘esperta’ del libro, ha constatato:
Mi sa che questo libro è un po’ in inglese…
E’ anche vero che il testo è estremamente poetico, accompagna perfettamente le illustrazioni e riesce a restituire efficacemente la storia narrata. Pur non comprendendo dunque tutte le parole, la parte testuale risulta chiara nel suo complesso. Ilde adora anche questo aspetto. Certo, può essere che l’albo incontri maggiormente l’interesse di bambini con uno spiccato piacere nell’espressione verbale, tuttavia credo che facilmente conquisterà molti bambini. Ilde mi ha lasciato più volte basita anticipando a memoria alcune parti complesse del testo, mi chiede il significato di alcune parole (ha le sue preferite: fata, fiammeggianti, elfo, collera, sardina, gabbiano, scogli…). E poi ha due parti assolutamente preferite del testo. L’apertura, di cui conosce ogni singola parola a memoria.
Finalmente ho trovato un minuto per leggerti giacchè volevo farlo con calma visto che questo libro per me è argomento scottante: l’ho comprato per Chiara pur non amandolo. Il tema della rabbia così sviluppato era troppo calzante alle nostre vicende familiari per lasciarlo su uno scaffale. Le illustrazioni -che con quell’oro fanno l’occhiolino alla pesante “fase-principessa” di mia figlia- mi piacciono anche, ma il testo lo tollero a fatica: lo trovo ridondante e mielenso e con una sintassi che faccio fatica a digerire (il commento di Ilde sulla sua ipotetica inglesità mi ha fatto morire!).
Capisco cosa intendi, Virginia. Io amo le prose asciutte ed essenziali, alla Calvino per intenderci, e questo testo è decisamente barocco! Però quando lo leggo (non lo leggo mai tutto, troppo lungo!) avverto il piacere dei dettagli e orpelli vari. Leggerlo ad alta voce lo rende migliore, almeno per me.
Concordo su tutto, sapete l’unica cosa che ho trovato dissonante? Lo scomodare la tradizione celtica. Sarà che oggi i miti e le figure letterarie vengono sdoganati, usati in serie tv etc. etc. lo leggevo e mi dicevo: non poteva essere semplicemente lei? Sono riuscita a farmi capire?
Sì, concordo con la diffusione eccessiva di figure letterarie fuori contesto, spesso a fini puramente commerciali. Non la vedo una cosa necessariamente negativa a priori, mi pare piuttosto (non sempre) una contaminazione che mantiene vive certe figure. Io non sono così purista ?. In questo caso specifico forse l’autore ha tratto davvero ispirazione in questa figura mitologica (le mie ricerche su eventuali interviste all’autore non hanno dato alcun frutto) e in ogni caso mi fa troppo ridere come Ilde pronuncia il nome Banshee…
AHAHA vorrei vederla Ilde!