Westall fa di tutto per accogliere il lettore e rendere vicine, quasi tangibili, le due storie d’amore. Per entrambe sceglie un narratore interno, maschile nel primo racconto, femminile nel secondo: sono i protagonisti stessi della storia a condividere con il lettore il loro primo amore, snocciolato pian piano attraverso una narrazione al passato, che fa tenere il fiato in sospeso (perché tutti vogliamo sapere come va a finire una storia d’amore).
Il tono è dunque intimo, quasi di confidenza ad un/a amico/a. C’è una punta di malinconia, dovuta allo stacco cronologico e all’esito di alcuni eventi, ma c’è anche molta vividezza nei ricordi che restano intensissimi, a sottolineare che davvero il primo amore non si dimentica mai.
Siamo dunque ad un livello di coinvolgimento emotivo piuttosto alto, raccontato però con mirabile levità e scorrevolezza, e un pizzico di preziosissima ironia.
Vorrei accennarvi solo brevemente alle trame più che altro per darvi qualche coordinata che caratterizza in modo diverso i due racconti.
In Bufera, Simon racconta della sua storia d’amore, alquanto travagliata, con Angela. Entrambi hanno 16 anni, lui cinico, un po’ sbruffone, irriverente e provocatorio – e figlio del preside della scuola – lei perfettina, sempre in ordine, “buona in modo nauseante” e molto, molto religiosa – e figlia del nuovo parroco del paese. Poi le cose cambiano, perché si cresce; poi cambiano ancora, perché si è molto diversi, forse troppo; poi arriva l’inverno, il Natale e una bufera di neve…
Diversi sono anche Margaret e Ralph, due 18enni, la cui storia d’amore sboccia in nell’estate, caldissima, tra il liceo e il college, nel 1976. L’amore sboccia accanto a una costruzione diroccata sulle rive di un laghetto e ci viene raccontato da Margaret, ragazza pacata e riflessiva, assai studiosa, che ogni giorno si rifugia nell’alta brughiera, per allontanarsi dai genitori e dalle “lingue affilate dei compagni” e poter studiare per il diploma, unica sua possibilità di riscatto e fuga da una vita in cui non sta bene. Un giorno Margaret si trova davanti, improvvisamente, il bello e spavaldo Ralph…
Westall non ci racconta solo l’amore ma l’incontro tra diversità, e come questo avvicinamento sia possibile se meno ci si arrocca nei propri pregiudizi, che sia per infatuazione o per curiosità. Se poi una relazione d’amore, che sia a 16 anni o a 18/19, possa resistere nel tempo, questo dipende da un mucchio di altre cose che fanno della vita, la nostra vita.
Un libro consigliatissimo.
Vi lascio gli incipit di entrambi i racconti.
A sedici anni pensavo di sapere tutto di tutto, almeno riguardo alle cose importanti. Come Dio. E le ragazze. Le ragazze andavano in giro a gruppetti e ti squadravano da capo a piedi, facendo un sacco di smorfie quando passavi. Che dici devi di ignorarle, poi, ridacchiavano alle tue spalle. Insomma, meglio tenersi alla larga da loro. E anche da Dio. Il preside della scuola, cioè il Reverendo Arthur Blenkinsop, mi aveva insegnato tutto su Dio. Con che voce soave leggeva “Beati i compassionevoli” durante il servizio religioso del mattino. E più tardi, con la stessa soavità, leggeva la lista di chi doveva presentarsi nel suo studio per essere frustato. (…) Quell’anno tornai a casa per le vacanze natalizie trasformato in un piccolo Scrooge. Tirai perfino un calcio all’albero di Natale nella stazione di Leeds, mentre ci passavo davanti, e fui quasi arrestato da un poliziotto. E poi Natale mi giocò un brutto tiro, grazie a una ragazza e a una bufera di neve. (Bufera).
Non c’è mai stata un’altra estate come quella del 1976. Il caldo era nostro padrone; un amante senza rimorsi che all’inizio ci piaceva, poi proseguiva all’infinito finché non diventava un tormento. Quel pensiero mi venne mentre ero sdraiata, magra e nuda sul letto, e alzavo alternando scapole e sedere perché l’umido del lenzuolo di sotto mi si staccasse piano dalla pelle. Era un piccolo piacere, in qualche modo, ma non sufficiente a far passare le brevi notti. (Chapel Farm).
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