Caterina Controvento

Ada

La bicicletta è stata l’amica più fedele che fino ad oggi ho incontrato, una vita passata insieme. La stessa bicicletta dai tempi delle superiori che, per fortuna o per fato, nessuno ha deciso di portarmi via, protetta da una bolla invisibile di amore. Mi ha accompagnata per migliaia di chilometri, facendomi sentire il vento sul viso, la leggerezza degli anni spensierati, la voglia di sfogare sui pedali, faticando, le rabbie e le frustrazioni. Ne ha passate di ogni la mia bicicletta e io con lei.

Caterina_controvento_AlfredoStoppa Le sintonie si percepiscono subito e io e Caterina, la protagonista di Caterina Controvento di Alfredo Stoppa – Ediciclo Editore, ci siamo subito intese!

Sono i tempi della prima guerra mondiale, Caterina ha undici anni abbondanti, due fratellini rumorosi, una mamma sempre in movimento e un papà lontano, al fronte. Sono le sue parole che ci raccontano una vita semplice, quella prima della guerra, quando il papà la accompagnava a scuola, in alcuni giorni speciali, attaccando la vecchia cavalla Gilda al carretto, perchè Caterina una bicicletta la desiderava tanto ma a scuola le toccava invece andare a piedi.

Immagino una piccola scuola nelle campagne venete intorno al Piave, sulle cui pareti troneggiava, in un quadro ovale, la fotografia di un signore dai folti baffi che la maestra insegnava a riverire essendo il Presidente del Consiglio dei Ministri del Regno di Italia.

Caterina è una che ama fare la bastian contraria, cocciuta e tenace come chi pedala sfidando la forza del vento. Così quando la maestra tesse le lodi del Re, non riesce proprio a starsene zitta e racconta, come un sindacalista infervorato, quello che aveva sentito dire dallo Zio Manlio, un grande uomo, uno di quelli che lavorano in fabbrica e che leggono i giornali:

Chi fa la guerra, signora maestra, sono tutti e sempre dei poveretti, perchè mio zio mi ha detto che di signori non se ne vedono caduti per terra…

Caterina è così, invece di una guerra desidererebbe tanto avere due ruote, una bicicletta come quella della signorina Vittoria, una bicicletta leggera ed elegante, che tingeva d’azzurro il grande muro bianco della grande casa bianca, la villa chiusa in un grande parco, al centro del paese.

caetrina_controvento_quartaIl libro ci accompagna lievemente lungo le difficili giornate di Caterina che, da quando il papà non c’è più perchè al fronte, vede sovvertirsi l’ordine famigliare. Le donne diventano braccianti e si trasformano negli uomini di casa e le bambine, le più grandi, diventano piccole mamme in miniatura, passano le giornate fra le faccende di casa e l’accudimento dei fratelli più piccoli.

Riemergono forti i racconti delle mie nonne che, da bambine, la maestra mandava a casa durante l’intervallo della scuola per mettere su la pentola con la minestra in modo che il pranzo fosse pronto quando si tornava dai campi. O ancora, di quella mia nonna che batteva le piccole strade della bassa reggiana per raggiungere in bicicletta, macinando chilometri su chilometri, l’Ospedale di Parma dove se ne stava ricoverato con una sconosciuta e grave malattia il figlio di appena cinque anni. Forse anche lei piangeva come Caterina quando pedalava controvento, lasciando sui pedali la rabbia di non poter far niente per salvarlo.

Le pagine sanno di campagna e di vita di una preadolescente, ma raccontano anche di soldati, tanti, che sfilano a piedi, stremati, con gli occhi vuoti, di vetro, per i campi. Caterina ne incontra uno, all’alba di una mattina, nella sua aia

Io? Io, adesso, sono, sono…uno scemo, uno scemo di guerra! Un fantasma, un guscio vuoto. Come ce ne sono tanti in trincea, ci ha ridotto così questa guerra feroce, siamo solo dei relitti in mezzo a un mare in tempesta, sbattuti di qua e di là.

Pensa subito a suo papà e diventa amica di questo strampalato soldato disertore, sul finir della guerra, che accompagna le sue giornate e con cui divide il poco cibo a disposizione, fino al giorno in cui viene catturato e portato via sotto i suoi occhi.

Leggi e ti rendi conto che non è poi così difficile morire. E’ più difficile vivere in guerra. Lo sa anche la famiglia della signorina Vittoria che, da un giorno all’altro, all’improvviso, fugge dalla villa per ignota destinazione. Siamo sul finir della guerra nelle campagne venete, si affaccia prepotente l’ombra delle ultime battaglie sul Piave. La bicicletta di Vittoria è  rimasta lì, abbandonata nel grande giardino. La voglia di inforcarla e uscire dal cancello è potente ma Caterina ha profondi e precisi valori morali. Non si ruba! Rimane lì la bicicletta azzurra.

Poi una mattina Caterina si alza, c’è fermento in cucina, un sacco di donne che chiaccherano infervorate. Pare che
quella notte i tedeschi abbiano perso la guerra sul Piave, sono in ritirata. Caterina festeggia come solo sa fare, esce di casa, inizia a correre e si ritrova di nuovo là, nel giardino di Vittoria…

Sì, Azzurra non l’ho più lasciata. Non l’avevano comperata per me, nessuno si era sognato di regalarmela per il compleanno, e tanto meno l’avevo ricevuta in dono da Gesù Bambino. Lei se ne stava chiusa in una villa, sperduta in quel parco, priva di un’amica vera, senza mai oltrepassare il cancello. Sola e inutile. E io, dopo quell’ultima battaglia, l’ho presa in mano, l’ho accompagnata nel mondo, l’ho tenuta vicino per sempre. Aspettava me. Per correre. A ruota libera.

E’ vero, l’ho portata via, ma non me ne pento, perchè io sono Caterina, Caterina Controvento!

Un libro denso questo, pieno di voglia di vivere e al contempo di racconti di morte, dove la guerra e la vita si sfidano a colpi di pedale. Si legge con piacevolezza, la guerra a far da sfondo a una vita che poteva essere quella di tanti dei nostri nonni bambini, con i loro sogni e desideri. Le scelte narrative fanno da specchio e sostegno a questa storia nella storia.

C’è la guerra, quella raccontata nei libri a scuola, che entra prepotente nella narrazione e i cui tempi sono scanditi da frasi isolate, con carattere diverso da quello adottato per il resto del testo, quasi a dirci che lì, dietro quelle pagine, quella storia, una guerra, vera, c’è davvero. Una sorta di countdown narrativo.

Da contraltare e bilancia a questa guerra cruda ecco che arrivano tante rime e filastrocche, in corsivo, che inframmezzano il racconto. Sono rime di poeti analfabeti, come quelle del suo papà, sono rime di bambina, come quelle composte a scuola, sono rime semplici ma che sanno di vita vera e verità.

Una scoperta questa casa editrice a me prima sconosciuta ed entrata nelle mie vite grazie ad alcuni libri che ci hanno  generosamente fatto arrivare nel pollaio; nata nel 1987 sul Passo dello Stelvio quando alcuni amici, raggiunta la vetta in bicicletta, stanchi, soddisfatti, hanno sentito forte l’urgenza di trasmettere immagini ed emozioni in un libro, di aiutare altri a realizzare il proprio sogno a pedali. Ediciclo ha scelto una precisa linea editoriale che mette al centro il mezzo a due ruote, spaziando dalle cicloguide ai racconti di avventure estreme in bicicletta, raccontando storie a pedali dei grandi campioni sportivi per arrivare alla nuova collana dei libri per bambini e ragazzi.

Insomma una casa editrice da esplorare per chi ama la bicicletta e per chi la vorrebbe scoprire.

Grazie a Ediciclo per i libri donati…mi piace immaginare che il corriere che li ha recapitati sia arrivato in bicicletta!


CATERINA CONTROVENTO

Alfredo Stoppa (testo) – Pia Valentinis (illustrazioni)
Ediciclo Editore
128 pp./13×20 cm/anno di pubblicazione 2015

Prezzo di copertina: € 12,00
Rilegatura: brossura con alette
ISBN: 9788865491706

Età di lettura consigliata: 10-13 anni

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