Siamo di fronte a un libro avvolgente, nel quale ci si sente comodi ad arrotolarsi dentro.
L’autrice accoglie il lettore nella circolarità della storia, che è la forma circolare del faro e di un tempo lento e ripetitivo che pure scorre. Una circolarità che è linguaggio visivo ma anche stile narrativo e metaforico: la notiamo nelle forme rotonde di ciò che dimora nel faro (le scale a chiocciola, i tappetti, i tavoli… tutto!), nelle cornici narrative che come oblò si inseriscono sullo sfondo, la osserviamo nelle prospettive inconsuete e tondeggianti scelte dalla Blackall per raccontare una vita che si adatta a nuovi angoli visuali, la vediamo nell’incresparsi delle onde in burrasca e nel turbinio del vento. In questo senso le illustrazioni non sono solo esteticamente notevoli e originali ma dotate di una potenza narrativa che permette di donare qualcosa in più ad ogni rilettura.
Infine, ritroviamo la medesima armoniosa circolarità nelle parole che si ripetono rotolando leggere a segnare il ritornare cadenzato di piccole azioni quotidiane: prendersi cura della lampada, pulirne la lente, scrivere il diario, lavorare con l’ago, attendere la nave dei rifornimenti, sentire il vento…
Passano i giorni, i mesi, gli anni: vediamo il faro avvolto nel cielo terso, poi nella nebbia, nelle nubi scure, nel ghiaccio, nelle luci dell’aurora boreale…
Non è un libro che colpisce con colpi di scena o avventure. E’ una storia che accompagna il lettore ad immaginare e a sognare una vita altra che, pur costruendosi di elementi familiari, si dipana in uno scenario insolito e affascinante: il faro.
Nella doppia pagina conclusiva a chiusura del libro, la storia prosegue. Sophie Blackall racconta in una scrittura densa e ricca di informazioni la sua passione per i fari, la loro storia e il loro funzionamento.
Consigliatissimo.
L’unico elemento che ho trovato un po’ faticoso durante la lettura è il ritornello “ciao ciao amico faro”: trovo la parola “ciao” davvero poco musicale, l’originale inglese “hello” probabilmente ha un effetto diverso (devo anche dire che, per i bambini, ripetere tante volte “ciao” risulta abbastanza divertente…).
Lascia un commento