Di qui non si passa!

Silvia Sai

Mi piace tutto di questo libro. La tecnica illustrativa (il pennarello… che originalità!), la grafica, l’ironia dei personaggi, il ritmo frizzante e intenso della storia che si intreccia a tante piccole narrazioni di vite e, infine, il tema di fondo. La disobbedienza. Lo ammetto, ho un debole per la disobbedienza, per me è un valore che va difeso, coltivato con misura ed equilibrio. Sembra paradossale, ma è molto più difficile educare alla disobbedienza che all’obbedienza, non credete? Ovviamente non mi riferisco a quella disobbedienza capricciosa e irruenta. Penso piuttosto a quella umana e critica, che rivela cioè la capacità di mantenere un pensiero proprio, come fece Rosa Parks, la donna afro-americana che nel 1955, su un autobus in Alabama, non abbassò lo sguardo e rifiutò di cedere il posto a un uomo bianco.

“Daqui ninguém passa!” arriva dal Portogallo, da una delle più originali case editrici per bambini (Planeta Tangerina), e ora è disponibile anche in edizione italiana grazie a Topipittori (bravi loro!), “Di qui non si passa!”. Il colpo di fulmine è avvenuto un po’ di tempo fa leggendo un post sul blog di Anna Castagnoli, e l’ho subito ordinato in edizione originale portoghese alla libreria indipendente della mia città.

Dovevo avere tra le mie mani questo albo illustrato che racconta la disobbedienza nelle diverse sue sfumature. Quella ingenua, spontanea, perché nasce dai bambini. E quella “umana”, di un soldato che disobbedisce all’ordine del suo superiore di fronte alla domanda di due bambini: “Posso passare?”.

DI QUI NON SI PASSA!

Di qui non si passa!

L’ordine è chiaro e gridato a gran voce dal generale Alcazar dall’alto del suo cavallo al suo sottoposto. Di qui non passa nessuno. Io, e solo io, voglio scrivere la storia (qui evidentemente la storia del libro è metafora della Storia). E così la signora guardia si posiziona diligentemente al centro della pagina in difesa della pagina destra, bianca e vuota, in attesa di una storia ancora da scrivere.

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Il problema però è che ci sono moltissime piccole esistenze che devono proseguire la loro vita e dunque il loro cammino nella storia (e nella pagina). La pagina bianca, sul lato sinistro, inizia così a vedere le prime presenze. Il primo ad arrivare è il cane Vivi, che annusa curioso, snif snf snif. Poi giunge Nuno, un ragazzo che cammina fischiettando ad occhi chiusi.

“FERMO! Mi scusi ma non è permesso passare nella pagina destra”

“Ma…perchè? E’ pericoloso? C’è un’invasione? Arriva una manifestazione?”

Da qui non si passa!

Nuno comincia a protestare e nel frattempo la pagina si popola di vari personaggi. Donne, uomini, anziani, bambini e strani personaggi (il fantasma Bù, la palla di pelo Grunf, l’astronauta Nello, il coniglietto Luis, due ladri in fuga, Paolina alias Cappuccetto Rosso). C’è Marcellino (chiaramente E.T.) che deve telefonare a casa, e Bernardo (Carvalho, l’illustratore!) che sta trasportando dei pacchi regalo, una mamma con ben cinque bambini dai capelli rossi, una band musicale, una tipa bionda e avvenente, due ciclisti in viaggio, c’è anche Isabel (l’autrice!), ritratta a matita in bianco e nero. I personaggi non sono statici ma continuano a vivere nelle pagine, ed è davvero divertente seguirli fin dalla loro presentazione nella risguardia per vedere cosa accade all’uno o all’altro.

Da qui non si passa!

Che meraviglia vedere queste vite umane, così normali, uniche e stravaganti, affollare la pagina che trabocca di colori e pullula di vita! Tra le mie storie preferite c’è quella della famiglia con mamma incinta che a un tratto… non è più incinta :-), e quella della coppia di danzatori che, incuranti di tutto e tutti, continuano a ballare (le foto relative sono un collage della loro storia attraverso le pagine).

Di qui non si passa!
Di qui non si passa!
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Ovviamente, il nervosismo cresce pagina dopo pagina perché tutti devono proseguire il loro cammino. La situazione diventa sempre più complicata allorchè la pagina densa sembra esplodere in un movimento brulicante e scombinato. Si sollevano proteste, qualche grido. I personaggi iniziano a minacciare il limite invalicabile, lo spazio che vuol essere solo del potente! Ma il soldato resta impassibile e inespressivo:
Mi dispiace, ma sto eseguendo ordini superiori”.

Di qui non si passa!

Inutile dire che qualcosa, infine, accade. A rompere la linea non è il cane Vivi che con la sua pipì sporca la pagina destra (me ne sono accorta solo alla decima lettura!), ma la palla rossa di Simone e Cristiano che rotola accidentalmente al di là del confine. Tutti si fermano, con i corpi dritti e immobili, tesi a guardare la palla che rimbalza nel bianco della pagina destra. Tutti col fiato sospeso ad attendere cosa succederà ora, ora che qualcuno, o meglio qualcosa, ha violato il limite.

“Signora guardia, possiamo…?”

Beh, che sarà mai, avrà pensato la guardia, disobbedire solo per questa volta, in fondo sono solo due bambini.

“Iuppi!!!!”

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Come era prevedibile, la signora guardia, molto umanamente, acconsente alle richieste degli altri personaggi e così la folla strasborda come un’incontenibile onda nella parte destra della pagina, correndo, già perché ormai tutti sono in ritardo con le loro storie. E la moltitudine è forte, colorata, rumorosa,  disordinata. Come per magia, le loro vite iniziano a si completarsi con ciò che le attendeva in sorte (l’astronauta può finalmente respirare, ET trova la sua astronave..).

Da qui non si passa!

Ma prima che la moltitudine abbia il tempo di scomparire nella corsa, compare il generale Alcazar, accompagnato da una schiera di guardie. Ovviamente furioso. Un’autorità chiassosa e ottusa la cui tracotanza e arroganza stona con le semplicità degli altri personaggi. Se le sue parole sono serie e temibili, la sua immagine, per come la disegna Carvalho, lo rende una parodia di se stesso. Siamo all’apice della storia.

Di qui non si passa!

Ed ecco arrivare un’altra disobbedienza, quella della gente che si ferma, pensa, si volta a guardare, e infine grida “lui è il nostro eroe!“. Per loro sarebbe stato molto più semplice non voltarsi e proseguire le loro vite. E invece tutti si fermano, si girano a guardare cosa sta accadendo, e iniziano a urlare a gran voce: “Questo libro è di tutti!”, “La guardia è il nostro eroe!”, “Ingiustizia!”, “Anche noi facciamo parte di questa storia!!”. A questo punto accade l’incredibile. Il cavallo del generale si ribella e lo disarciona, le guardie al suo seguito lo abbandonano per correre in mezzo alla folla e tutto il mondo, è il caso di dirlo, festeggia la signora guardia sollevandola in aria. 

Che bella, questa rivoluzione pacifica.

Di qui non si passa!

Il finale svela un generale infantile nel suo comportamento capriccioso di fronte alla pagina di quella che lui pretendeva essere la sua storia, sporcata dal passaggio di una moltitudine viva e festante. L’ironia emerge prepotente nella storia, irride il potere.

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Credo che questo sia un libro prezioso perché tratta con ironia e leggerezza temi importanti quali la responsabilità individuale, la solidarietà, la coscienza critica. Racconta di muri che ci sono e vorrebbero esserci per sempre, ma per sempre non potranno essere, perché la Storia avanza ed è più forte nell’affresco della vita. Soprattutto se la Storia è fatta di molte storie, di uomini, donne e bambini, che non fanno altro che andare avanti e vivere. Puoi gridare, urlare, imporre il tuo volere e far valere il tuo potere, prima o poi i muri cadranno, perché ci sarà sempre qualcuno che disobbedisce, qualcuno che pensa, qualcuno che è umano. Ci sarà sempre una pallina che rotola dall’altra parte, e un bambino che chiede di andarla a prendere.

DI QUI NON SI PASSA! (tit. or. “Daqui ninguem passa!”)
Isabel Minhòs Martins (testi) e Bernardo P. Carvalho (illustrazioni)
Topipittori (ed. or. Planeta Tangerina 2014)
40 pp. | Anno di pubblicazione: 2015
Prezzo di copertina: 16 euro 

Sul blog dei Topipittori trovate un’interessante intervista all’autrice sul libro e il trailer (in questa intervista ho scoperto alcuni particolari che ho citato, come la presenza tra i personaggi dei due autori)

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4 risposte a “Di qui non si passa!”

  1. scaffalebasso ha detto:

    Allora care Galline, arrivo sempre in ritardo (!). Quello che non avrei scritto e non ho scritto su questo libro è che tratti della disobbedienza. Mi sembra che questo termine sia abusato in senso superficiale: l’obbedienza la trovo una grande virtù! Certo bisogna aggiungere che l’obbedienza non può travalicare la coscienza perché l’integrità e la libertà dell’uomo sono conquiste che l’animo e la mente fanno continuamente, ma non trovo che la disobbedienza sia un valore in se stesso. Infatti io ho trovato un po’ superficiale il cambiamento di posizione della guardia a metà della vicenda: perché non si è opposta subito ad una richiesta assurda e senza ragione? Solo la pressa della gente gli ha mostrato l’irragionevolezza della posizione presa? L’essere ragionevoli vale se manca la paura del comandante? Quello che io ho visto, come te in fondo, forse solo con parole diverse, è stato il realismo dei bambini, quello del bambino che vede il re nudo: cosa impedisce che io possa riprendere la mia palla? È il realismo, il vedere le cose nella loro nuda realtà contro ogni ideologia che svergogna i tiranni. Non è disobbedienza, ecco, lo chiamerei realismo.

    • Silvia Sai Silvia Sai ha detto:

      Cara Maria, grazie di essere ritornata a lasciare le tue riflessioni, che in parte avevo intuito dal tuo post sullo stesso albo. Cerco di spiegarmi meglio. Io credo che sia molto più facile obbedire che disobbedire. Come scritto nel post, ovviamente mi riferisco a una disobbedienza di coscienza, umana e critica, non capricciosa e futile. E in questo senso, credo che sia un valore altissimo, e difficilissimo da educare e coltivare. La vera disobbedienza, quella sana e portatrice di cambiamenti positivi, si può manifestare solo in relazione e in contrasto con l’obbedienza. Se il soldato di questo albo avesse detto no sin dall’inizio, non ci sarebbe stata storia, e lui non avrebbe nemmeno fatto il soldato! La forza della disobbedienza a mio avviso sta proprio nel trovare delle risorse interne a se stessi (umane, di coscienza) nel momento cruciale. Il soldato non ha fatto alcuna fatica a dire sì al generale, obbediva e basta, applicava un comportamento che probabilmente aveva interiorizzato e reiterato nel tempo. È quando invece decide di disobbedire che entra in gioco una sua soggettività di individuo. Così come i suoi colleghi soldati quando decidono anch’essi di disobbedire. Similmente, trovo meravigliosa la scelta di tutta la gente di ribellarsi in difesa del soldato. Nella prima parte del libro, la gente protesta per motivi individuali e personali, ognuno deve fare delle cose al di là della linea di confine. Quando arriva il generale, avendo soddisfatto i loro obiettivi, avrebbero potuto lasciarsi andare all’indifferenza. Ebbene non è così perché invece gridano a gran voce una protesta, la loro disobbedienza. In sostanza la disobbedienza a mio avviso può prendere vita e senso solo quando emerge da una situazione statica e acritica.

  2. scaffalebasso ha detto:

    Brave Galline! Un libro stupendo che ospiteremo anche noi sullo scaffale 🙂 troppo divertente, anche se io ho letto cose diverse: è veramente il bello dei libri. Ce lo ridiremo!

    • Silvia Sai Silvia Sai ha detto:

      Verissimo, nei libri sono racchiuse molte storie che mutano a seconda dei punti di vista. E questo albo in particolare offre molte prospettive, a me ha colpito quella che ho raccontato, ora attendo curiosa la tua!!

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