Mi piace tutto di questo libro. La tecnica illustrativa (il pennarello… che originalità!), la grafica, l’ironia dei personaggi, il ritmo frizzante e intenso della storia che si intreccia a tante piccole narrazioni di vite e, infine, il tema di fondo. La disobbedienza. Lo ammetto, ho un debole per la disobbedienza, per me è un valore che va difeso, coltivato con misura ed equilibrio. Sembra paradossale, ma è molto più difficile educare alla disobbedienza che all’obbedienza, non credete? Ovviamente non mi riferisco a quella disobbedienza capricciosa e irruenta. Penso piuttosto a quella umana e critica, che rivela cioè la capacità di mantenere un pensiero proprio, come fece Rosa Parks, la donna afro-americana che nel 1955, su un autobus in Alabama, non abbassò lo sguardo e rifiutò di cedere il posto a un uomo bianco.
“Daqui ninguém passa!” arriva dal Portogallo, da una delle più originali case editrici per bambini (Planeta Tangerina), e ora è disponibile anche in edizione italiana grazie a Topipittori (bravi loro!), “Di qui non si passa!”. Il colpo di fulmine è avvenuto un po’ di tempo fa leggendo un post sul blog di Anna Castagnoli, e l’ho subito ordinato in edizione originale portoghese alla libreria indipendente della mia città.
Dovevo avere tra le mie mani questo albo illustrato che racconta la disobbedienza nelle diverse sue sfumature. Quella ingenua, spontanea, perché nasce dai bambini. E quella “umana”, di un soldato che disobbedisce all’ordine del suo superiore di fronte alla domanda di due bambini: “Posso passare?”.
Allora care Galline, arrivo sempre in ritardo (!). Quello che non avrei scritto e non ho scritto su questo libro è che tratti della disobbedienza. Mi sembra che questo termine sia abusato in senso superficiale: l’obbedienza la trovo una grande virtù! Certo bisogna aggiungere che l’obbedienza non può travalicare la coscienza perché l’integrità e la libertà dell’uomo sono conquiste che l’animo e la mente fanno continuamente, ma non trovo che la disobbedienza sia un valore in se stesso. Infatti io ho trovato un po’ superficiale il cambiamento di posizione della guardia a metà della vicenda: perché non si è opposta subito ad una richiesta assurda e senza ragione? Solo la pressa della gente gli ha mostrato l’irragionevolezza della posizione presa? L’essere ragionevoli vale se manca la paura del comandante? Quello che io ho visto, come te in fondo, forse solo con parole diverse, è stato il realismo dei bambini, quello del bambino che vede il re nudo: cosa impedisce che io possa riprendere la mia palla? È il realismo, il vedere le cose nella loro nuda realtà contro ogni ideologia che svergogna i tiranni. Non è disobbedienza, ecco, lo chiamerei realismo.
Cara Maria, grazie di essere ritornata a lasciare le tue riflessioni, che in parte avevo intuito dal tuo post sullo stesso albo. Cerco di spiegarmi meglio. Io credo che sia molto più facile obbedire che disobbedire. Come scritto nel post, ovviamente mi riferisco a una disobbedienza di coscienza, umana e critica, non capricciosa e futile. E in questo senso, credo che sia un valore altissimo, e difficilissimo da educare e coltivare. La vera disobbedienza, quella sana e portatrice di cambiamenti positivi, si può manifestare solo in relazione e in contrasto con l’obbedienza. Se il soldato di questo albo avesse detto no sin dall’inizio, non ci sarebbe stata storia, e lui non avrebbe nemmeno fatto il soldato! La forza della disobbedienza a mio avviso sta proprio nel trovare delle risorse interne a se stessi (umane, di coscienza) nel momento cruciale. Il soldato non ha fatto alcuna fatica a dire sì al generale, obbediva e basta, applicava un comportamento che probabilmente aveva interiorizzato e reiterato nel tempo. È quando invece decide di disobbedire che entra in gioco una sua soggettività di individuo. Così come i suoi colleghi soldati quando decidono anch’essi di disobbedire. Similmente, trovo meravigliosa la scelta di tutta la gente di ribellarsi in difesa del soldato. Nella prima parte del libro, la gente protesta per motivi individuali e personali, ognuno deve fare delle cose al di là della linea di confine. Quando arriva il generale, avendo soddisfatto i loro obiettivi, avrebbero potuto lasciarsi andare all’indifferenza. Ebbene non è così perché invece gridano a gran voce una protesta, la loro disobbedienza. In sostanza la disobbedienza a mio avviso può prendere vita e senso solo quando emerge da una situazione statica e acritica.
Brave Galline! Un libro stupendo che ospiteremo anche noi sullo scaffale
troppo divertente, anche se io ho letto cose diverse: è veramente il bello dei libri. Ce lo ridiremo!
Verissimo, nei libri sono racchiuse molte storie che mutano a seconda dei punti di vista. E questo albo in particolare offre molte prospettive, a me ha colpito quella che ho raccontato, ora attendo curiosa la tua!!