E’ un papà che guida la macchina e viaggia. Tutta la storia si svolge dentro l’automobile e sul seggiolino posteriore c’è sua figlia, Ludovica, dai folti capelli rossi, la sciarpa rosa al collo, perché fa freddo, tanto freddo.
Ludovica guarda il paesaggio attraverso il finestrino e potrebbe scegliere di starsene in silenzio, assorta nei suoi pensieri. E invece, chiacchiera con il papà, ponendo interrogativi intensi, di quelli tipici dei 5/6 anni, solo in apparenza pragmatici (di cosa sono fatte le nuvole?), ma che sottendono a domande ben più profonde ed esistenziali.
È un papà che ama fantasticare. Fantastica assieme alla figlia, e in questo modo conferisce valore a ciò che lei racconta, a come lei vede la realtà.
“Che cos’è il vento, papà?”
“Il vento è lo starnuto delle nuvole!”
È lui, adulto, che si “abbassa” al livello della bimba, adotta il suo piano narrativo e costruisce una storia assieme a lei. Non cerca di condurre il discorso al suo registro interpretativo della realtà. Si affaccia ed entra nel mondo della figlia, tornando in questo modo anch’egli un po’ bambino.
È un papà complice, che abbassa il finestrino in pieno inverno per permettere a Ludovica di toccare una nuvola e farle il solletico. Non ha paura che si prenda il raffreddore!
Il papà sorrise, poi rimase in silenzio. Forse anche lui aveva voglia di fare solletico alla nuvola.
Non si stanca nemmeno di fronte alle numerose domande della figlioletta. Perché, come sa ogni genitore, il pensiero dei bambini non prevede risposte a senso unico e non si esaurisce in singole risposte, ma si ramifica e ramifica e ramifica, mettendo continuamente in discussione quanto affermato, introducendo variabili che aprono a nuove infinite domande (per cui: le nuvole sono fatte di goccioline e sono come una coperta e così scaldano le case, ma… se le nuvole sono fatte di goccioline, poi finiscono per bagnare le case anziché riscaldarle!).
Il papà pazientemente partecipa ai pensieri a zig zag di Ludovica, la asseconda e da lei si lascia trasportare. E’ un papà presente, avvolgente. Finchè, stanca e serena, Ludovica si rannicchia sul seggiolino e si addormenta.
“Papà, ma dove nascono le nuvole?”
Il papà sorrise e le confidò: “Nascono dai pensieri di tutti i bambini che sanno giocare con la propria fantasia e sanno ancora sognare. Le nuvole custodiscono i sogni di ogni bambino del mondo”.
“Allora, papà non svegliarmi”, disse Ludovica, “Adesso devo regalare alla nuvola tutti i miei sogni.”
La bambina si addormentò. Un lieve sorriso si adagiò sulle sue piccole labbra.
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