Garrincha

Silvia Sai

Non conoscevo Garrincha, il grande calciatore brasiliano, uno dei più grandi dribblatori al mondo. L’ho conosciuto leggendo il bellissimo fumetto scritto e disegnato da Antonio Ferrara, edito da Uovonero: Garrincha – L’angelo dalle gambe storte.

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Garrincha non era solo un bravissimo calciatore, era un personaggio, un mito per molti, una persona che ebbe una vita incredibile, segnata da molte disabilità fisiche che tuttavia non gli impedirono di realizzare il suo sogno: essere se stesso giocando a pallone.

Avevo la spina dorsale storta e il bacino sbilanciato, e una gamba più corta dell’altra per via della poliomielite è anche le gambe erano storte, una storta dentro e una storta fuori.

La vita di Garrincha ce la racconta un grande scrittore italiano, Antonio Ferrara, con il suo solito stile, reso ancor più asciutto dalla forma del fumetto, uno stile diretto e comunicativo. È proprio a suo agio, Ferrara, a narrare queste storie di vite difficili, vite ai margini ma anche sulla scena, vite di chi resiste e affronta le difficoltà, perché nonostante tutto, vive.
Con bella chiarezza espositiva, Ferrara entra dentro Garrincha, raccontando in prima persona, immedesimandosi e facendo immedesimare il lettore nell’angelo dalle gambe storte, il bambino che dava la caccia a “piccoli passeri marroni col dorso a strisce nere che tutti chiamavano Garrincha”.
Ci riporta i suoi ricordi, i pensieri, i turbamenti, le emozioni, le soddisfazioni, le gioie, i rimorsi.
Non fa sconti, Ferrara, alla vita del calciatore, per altro molto nota al pubblico. Non esita a raccontare di quando, ancora bambino, su consiglio dei genitori, fumava sigari di paglia e beveva cachimbo per farsi passare i dolori alle ossa.
E poi i vari problemi fisici, e la scuola, interrotta a 14 anni per andare a lavorare in una fabbrica tessile.
Ci racconta le gioie, come quando Garrincha fu arruolato nella squadra del Botafogo e il primo anno segnò 20 gol in 27 partite, oppure di quando nel ‘58 vinse, con la nazionale brasiliana, il mondiale.
Non tralascia le parti più scure della sua vita, raccontate con tono intimo e sincero: le molte donne, dalle quali ebbe 14 figli (uno morto a soli 9 anni), le amanti e le mogli, il vizio per l’alcol, i debiti, gli incidenti.

Solo il calcio mi faceva stare bene, e mi pareva, la vita, una partita di pallone difficile da giocare, dove uno giocava senza sapere in che direzione andare, e allora faceva prima una finta a destra e poi una a sinistra, e poi ancora una a destra, e dribblava tutti gli ostacoli, uno a uno, e anche se ci provava, ad arrivare in porta, prima o poi c’era sempre un terzino che ti da a un calcio e ti buttava giù.

Seguiamo con molto coinvolgimento la vita del grande Garrincha, fino alla sua conclusione, amara, e al suo tramonto come stella del calcio. In un ritmo sostenuto perfettamente tra pause narrative e accelerazioni, grazie alla bella e varia disposizione grafica di testi e immagini, ne risulta un racconto emozionante e commovente.
Perfetto per chi ama il calcio e le sfide, per gli adolescenti in continua lotta tra tumulti interiori. Un libro perfetto per tutti.

E pensai che comunque la mia vita era stata bella, e che ero sempre Mané Garrincha, il passerotto, l’ala destra del Brasile, il passerotto con un’ala sola, quinto figlio di Amaro e Carolina, storpio e calciatore.

GARRINCHA – L’angelo dalle gambe storte

Antonio Ferrara

Uovonero Edizioni

Anno di pubblicazione: 2016

Prezzo di copertina: 15 euro

Età di lettura: dagli 11 anni

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