I treni mi sono sempre piaciuti, non tanto da guardare passare o per studiarne la meccanica ma per starci sopra. I treni regalano interruzioni forzate alla mia quotidianità, per osservare il paesaggio, i vicini di posto, appisolarmi cullata dal dondolio del movimento, leggere. Cercavo un libro sui treni per raccontare una storia. Quando sono incappata in Giovanna prende il treno di Kathrin Scharer pubblicato in Italia da una piccola casa editrice dai prodotti curati e attenti, la LO editions, ho trovato la mia dimensione di treno, il mio treno.
Giovanna è una buffa e intraprendente maialina, curiosa esploratrice di ciò che la circonda che siede tutta sola nell’ultimo vagone di un lungo treno che attraversa la campagna, un treno che, pagina dopo pagina, cambia e si modifica grazie all’intervento esterno della mano dell’illustratore che entra nel libro per disegnare personaggi, aggiungere particolari. Insomma un invisibile protagonista esterno di cui possiamo apprezzare la mano decisa e gli strumenti di lavoro, matite, pastelli, forbici, pennelli. Giovanna non è contenta di essere una maialina rosa salvadanaio ed eccola che si rivolge al suo disegnatore per farsi colorare qualche macchia scura qua e là o per chiedere di avere un nome.
Sul treno una umanità animale che così bene rappresenta gli affollati treni regionali dal lento procedere, una mucca fru fru che pare essere uscita dagli anni 70, un vecchio cane sonnolento che tanto somiglia agli anziani in vestito in giacca e cappello che si appisolano sul sedile, una curiosa capretta dallo sguardo vispo che mi ricorda quei bambini monelli a spasso tra un vagone e l’altro.
Il treno di Giovanna transita per affollate e chiassose stazioni, costeggia al far della sera quartieri di palazzoni affastellati dove le finestre illuminate aprono spiragli su altri mondi, incrocia altri treni.
Giovanna si sente sola e invoca un compagno di viaggio all’illustratore deus ex machina della storia in movimento. E prima di girare pagina per vedere cosa riserva a Giovanna la mano dell’artista, ecco che sento l’inquietudine di bambina, di quando i treni avevano ancora gli scompartimenti, di quando sentivo aprirsi la porta e non sapevo chi sarebbe entrato diventando per un pezzo di strada un compagno di vita. Giovanna all’inizio non se la passa molto bene, prima le capita un lupo famelico che immediatamente viene cancellato per essere sostituito da un ingombrante mostro verde senza forma che toglie aria e spazio alla piccola maialina. Aveva perso quasi la speranza Giovanna, quando, dalla porta, compare la sagoma rosa di un compagno di viaggio che tanto le assomiglia.
Fate i bravi , voi due! Il treno continua il suo viaggio,avanti e avanti ancora. Fino a non si sa dove. Fino a non si sa quando. Dentro nelle gallerie buie e fuori nella luce del giorno. Attraverso paesaggi belli e no, attraverso storie allegre e tristi, raccontate ad alta voce o sussurrate. Un treno attraversa la campagna. Un treno di vagoni pieno, sulle rotaie senza freno, e con cento scompartimenti almeno. Nel quarto scompartimento ora siedono due maialini.
l’abbiamo letti proprio di recente, io e mia figlia, ma non ci ha entusiasmate. personalmente mi è sembrato un po’ “concettoso”. ho faticato a convincere agata a portarne a termine la lettura
Grazie Rosa per il tuo punto di vista. I libri sono una cosa penso molto personale, di pelle. Le mie figlie (9 e 4 anni) lo hanno apprezzato, più che come libro e storia in sé, proprio come scoperta di quello che l’illustratore avrebbe proposto nella pagina successiva! è stato per noi un libro viaggio. La mia grande ama molto disegnare quindi penso che anche questo possa aver avuto il suo peso…