L’albo, di formato rettangolare, si dispiega in ampie pagine che accolgono sulla sinistra il testo in rima e in stampato maiuscolo (frutto, quest’ultimo, di una precisa scelta editoriale) mentre sulla destra l’illustrazione a tavola piena, incorniciata da elementi naturali, quasi a sipario.
La storia ricalca un topos letterario che trovo affascinante: l’entrata in relazione di due mondi -o dimensioni- nel momento in cui si attraversa una “soglia” che conduce a viaggi e meraviglie.
Qui la soglia è la finestra di casa.
Nina la conosciamo sin dalla copertina, il volto tra l’annoiato e il triste, mentre osserva dei paffuti bimbetti bianchi vorticare in girotondo sospesi per aria, in un mondo ammantato di neve.
Bambini di neve. Par quasi di udire le loro allegre risatine!
Come spesso accade è la noia, la solitudine o la curiosità, a indurre il/la protagonista ad aprirsi a un mondo altro.
Occhi alla finestra, Nina è spaventata.
La mamma è fuori. Fuori da un’ora.
Lei si sente sola: perché non è tornata?
Dove sarà finita? Nina aspetta ancora…
Tra quei punti di sospensione, la soglia: “il mondo quieto”, la neve scende, e Nina ecco che “sente il richiamo dei fiocchi”.
Giusto il tempo di voltare pagina e lei indossa già le muffole e il “caldo cappottino” rosso:
“Nina non aspetta” e “svelta li raggiunge nel soffice giardino”.
Questo passaggio repentino di scena, che porta Nina dall’interno della casa all’esterno in un solo giro di pagina, è una caratteristica narrativa di questo albo.
Un modo intelligente, e a mio avviso originale, per dare forma con estrema semplicità ed efficacia al mondo interiore della bimba, in un’avventura mirabolante che crea corrispondenze tra realtà immaginata e vissuta. E’ il mondo interiore di Nina il motore narrativo di questa storia.
Nina si affida ai bambini neve, ora “in silenzio, ha il cuore lieve” mentre “scivola via verso luoghi lontani”.
Inizia il viaggio che la condurrà sulla “slitta d’argento lucente” di “Burrasca” verso un castello scintillante di neve e ghiaccio, alla corte della regina che la invita a restare per il compleanno della principessina.
Si aprono così scene di banchetti regali, con pupazzi di neve che servono pietanza ghiacciate “solleciti e sicuri”, luci, fiori di vetro, passeggiate in giardino, in un luccichio di “lumi dorati e luci argentate”. Tavole ritmate da sorrisi graziosi, danze e balli, in una cornice cromatica di bianco, verde e azzurro, colori tenui sui quali svetta la figura rossa di Nina.
E sul più bello, proprio come nei sogni, l’incanto svanisce, in un altro cambio repentino di scena/umore. Un attimo prima “Nina è felice”, un attimo dopo “Nina si accascia sul pavimento”: le “manca la casa e vuole tornare”. In questa frase, è racchiuso tutto, e con che forza!
La tavola finale è colma di tenerezza, la soglia di casa, questa volta la vediamo bene, congiunge i due mondi con la slitta regale in corsa verso l’orizzonte e la mamma “raggiante”, “spalanca un abbraccio” e accoglie Nina sulla soglia.
Ma se non credete che questo sia vero,
andate anche voi nel regno di neve
Se questo albo vi è piaciuto, consiglio di recuperare Olly va a sciare di Elsa Beskow che moltissimo me lo ha ricordato, per ambientazioni, per la personificazione degli elementi della natura, per l’avventura in un mondo altro attraverso una soglia.
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