Certamente è spiazzante. Qualcuno forse lo troverà “scomodo” perché c’è una tigre, quella tigre dai “bellissimi occhi”, così affascinante e spietata, appostata all’esterno di una miniera, l’entrata troppo stretta per raggiungere il gregge di pecore. Con l’arte sopraffina della parola e dell’inganno la tigre le convince ad uscire, una ad una, e le sbrana, tutte (perdonate lo spoiler vero?). Nel divorare senza alcuna pietà le pecore, i cui denti “battevano l’uno contro l’altro dalla paura”, la tigre è cinica, manipolatrice, e disattende con l’inganno promesse menzognere. Non è facile incontrare una figura così in un libro per bambini, non trovate?
“Guardate i miei occhi! Può uno così bello essere cattivo?”, chiese la tigre.
“Suvvia, candide pecorelle, vi sporcherete tutte lì dentro”.
Le pecore non fanno certo la figura delle astute: una massa di ingenue al limite della stoltezza. Forse i giovani lettori proveranno compassione? O si infervoreranno all’ennesimo ingenuo atto di fiducia? Subiranno il fascino della tigre? O si stupiranno della sua furba perfidia? La incontriamo fin dalla copertina, la tigre, mentre si abbevera a uno stagno e ci guarda fissa, quasi a volerci ammaliare; la conosceremo poi in tutte le sue movenze ed espressioni teatrali, raffigurate con tale plasticità che par quasi di vedere e udire le parole uscirle di bocca. Chiama le pecore “amiche mie”, si dichiara ogni volta pentita: il contrasto tra le sue convincenti lusinghe e la successiva ferocia accende gli animi del lettore. Come possono le pecore crederle ancora e ancora?
Su uno sfondo bianco risalta il tratto monocromatico nei toni dell’azzurro steso a pennellate spesse e grossolane, talmente mosse che alcune tavole richiedono un attimo di attenzione per essere decifrate. L’ambientazione è quasi assente, l’attenzione è tutta puntata sui personaggi e sul loro dialogo. Con un ritmo impeccabile e incalzante reso attraverso il meccanismo della ripetizione (il botta e risposta tra tigre e pecorelle ripercorre con varianti il medesimo schema), il lettore resta agganciato alle pagine piene di linee mosse e prospettive sempre differenti… primi piani, dettagli, vedute, di lato, frontali, tigre e pecore le vediamo davvero sotto ogni prospettiva!
E poi, infine, il colpo da maestro di un grande autore come Negrin. Dopo un certo numero di pecore divorate, all’apice della tensione, il ritmo si sospende: la tigre propone un indovinello alle pecore. Chi lo indovina avrà salva la vita (?). Le pagine si tingono di verde scuro, le figure si fanno bianche e un po’ oniriche a raffigurare le parole dell’indovinello (che io mica ho sciolto!). Nelle pagine segunti, di nuovo a sfondo bianco, la tigre è sazia ma giustizia deve essere compiuta, e si compirà ai bordi di uno stagno. E qui però mi fermo per non svelarvi troppo… anche se i risguardi già suggeriscono qualcosa…
Un libro che accende gli animi, lascia viaggiare i pensieri e gli interrogativi dei bambini, oppure semplicemente si lascia leggere a bocca aperta.
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