Gli elementi di forza di questo romanzo sono molti, ma due in particolare lo rendono un libro da non lasciarsi sfuggire. Innanzitutto, la raffinata empatia che l’autore sa suscitare tra il lettore e i diversi personaggi: sono certa che ognuno di voi potrà riconoscersi e incontrare una parte di se stesso in uno dei tanti discendenti di Arne.
Sgardoli si dimostra un vero maestro nell’indagare e scavare l’animo umano in una narrazione corale che vede ogni personaggio relazionarsi con l’isola e il faro, custode di memorie familiare e storiche. Quella roccia luminosa diventa metafora della vita e del destino, di ciò che si incontra sul cammino fin dalla nascita; i sentimenti dei personaggi rispetto all’isola sono spesso contrastanti, riflettono aspettative, desideri, ambizioni, paure. Ognuno agisce e reagisce alla condizione data (per molti di isolamento) mettendo in campo una visione della vita, con fatica e coraggio, che man mano va a delinearsi in quel pezzo di scoglio che a volte è barriera opprimente, a volte rifugio rassicurante. L’isola e il faro definiscono in qualche modo le vite dei familiari, anche in quei discendenti che si sono trovati a nascere sulla terraferma: l’isola è l’essenza stessa dell’appartenenza a una storia e a una memoria con la quale, prima o poi, tutti dovranno confrontarsi.
Guido Sgardoli è un abile burattinaio che anima i personaggi intrecciando fili invisibili ma estremamente profondi, le sue parole dipingono ritratti memorabili di uomini e donne, anziani e bambini, in uno stretto legame con la natura, l’ambiente e la storia.
Un altro elemento illumina L’isola del muto di luce preziosa: la scrittura. Difficile tenere in piedi lunghe frasi e un periodare articolato, difficile ricorrere a un lessico ricercato senza stancare o allontanare il lettore. Sgardoli ci riesce e restituisce una scrittura limpida, bella, sofisticata come raramente nei romanzi contemporanei si incontra. Alcuni periodi mi hanno lasciata incantata, per la perfetta bellezza, precisa e poetica, umana, mi hanno spinta a rallentare la lettura, ad assaporare le parole e osservare le immagini che mi si raffiguravano nella mente.
E’ una narrazione che invita a rallentare e richiede un tempo unico per immergersi in quell’intricato albero genealogico fatto di voci, nomi e sentimenti.
Al termine del libro, possiamo esserne certi, ci accoglierà un grande silenzio e una malinconica nostalgia per i personaggi del libro, nostri compagni di viaggio fino all’ultima pagina.
L’isola del muto è uno di quei libri per ragazzi che può andare bene anche per gli adulti, o un libro per adulti che va bene anche per i ragazzi. Comunque lo si definisca, ne consiglio la lettura agli adulti e ai ragazzi a partire dai 15 anni, che possono apprezzare il valore di una scrittura alta e coinvolgente.
p.s. Potete leggere le motivazioni della giuria Premio Andersen che ha premiato il libro nell’edizione 2018.
[…] inseguivo da tempo, dopo aver amato moltissimo L’isola del muto mi incuriosiva questo suo libro, vincitore del Premio Strega Ragazze e Ragazzi […]
è straordinario!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!