Ulf è (apparentemente) un perdente: uno a cui sembra andare tutto storto, un imbranato un po’ gregario, che guarda con occhi sognanti la sua controparte spavalda, Percy, il nuovo compagno di classe che, incredibilmente, diventa suo caro, forse unico, amico. L’essere (o sentirsi) perdente di Ulf suscita nel lettore un’immediata empatia, un’inclinazione a guardarlo con tenerezza, che si intensifica man mano che Ulf oscilla tra prime “prodezze” di ragazzino che si sente invincibile, e momenti di sconforto profondo. Stark semina, scava e restituisce il mondo interiore di Ulf senza mai appesantirlo. Vediamo tutto con i suoi occhi, pensiamo i suoi pensieri, proviamo le sue emozioni.
Il rapporto tra Ulf e Percy è il file rouge della serie e si sviluppa in modo molto sfaccettato e realistico. È un’amicizia che si nutre di vita vissuta insieme, a volte un po’ scombinata, improvvisata e imprevedibile. Ci sono episodi quotidiani, come le vicende scolastiche o i “bulletti” del quartiere, ma anche situazioni che riguardano le famiglie: il fratello maggiore di Ulf, prepotente ma invidiato da tutti, il padre un po’ assente di Percy, e i nonni di Ulf, personaggi indimenticabili nel terzo volume.
E poi c’è l’amore: le prime cotte che disorientano Ulf, il bacio agognato da Marianne, l’amore non corrisposto per Pia, persino l’amore tra i nonni, raccontato in un modo davvero inedito, che ho trovato particolarmente interessante. In mezzo a tutte queste piccole e grandi cose, ci sono anche gli episodi più assurdi: l’ipnosi, lo sceicco in limousine, le scarpe magiche che rendono invincibili, avventure iperboliche e fantasiose. Ma in fin dei conti, il pensiero magico è ancora molto presente in Ulf.
Come si sarà capito, Ulf non è affatto un perdente: è un ragazzino estremamente vitale, che vive la sua vita, fatta di alti e bassi, senza mai tirarsi indietro. Ed è proprio questa sua attitudine, “senza tirarsi indietro”, a renderlo un personaggio magnifico, capace di attraversare le sfortune e le difficoltà. A volte resta la malinconia, a volte riesce a farcela, grazie alla sua arguzia e, talvolta, alla fortuna.
Attenzione, però: come nella migliore letteratura, Ulf Stark non ha alcun intento pedagogico o moralistico. Non racconta le cose come vorremmo che fossero secondo principi educativi. Il primo capitolo del primo volume, ad esempio, si intitola “Donne nude”. Ci sono bugie, bravate e tanto altro, e pure gli adulti non sempre agiscono come ci si aspetterebbe. Ma, insomma, lasciamo che i libri siano liberi.
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