Nel mio quartiere non succede mai niente

Silvia Sai

Se dovessi spiegare a qualcuno come si definisce un “albo illustrato” senza dubbio presenterei questa nuovissima uscita per Terre di Mezzo.

Nuovissima per modo di dire perché in realtà il libro vede la sua prima edizione americana nel lontano 1966, mentre in Italia giunge solo ora in una edizione splendida nel formato, nella grafica, nel suo delizioso stile vintage.

Scritto e illustrato da Ellen Raskin, Nel mio quartiere non succede mai niente, è un perfetto esempio di albo illustrato perché non solo in esso vivono contemporaneamente due livelli di narrazione ben definite – quella visiva e quella testuale – ma queste hanno senso solo se compresenti. Testo e immagini cioè non possono essere scisse.

L’una contraddice l’altra, l’una racconta una storia opposta all’altra, insieme vanno a comporre l’orizzonte di senso del libro.

9002988C-527C-4649-B22B-47816F2FA511

La parte testuale ci presenta la prospettiva e i pensieri del protagonista, Chester Filbert, un bambino che per tutto l’arco temporale della narrazione lamenta che “nel mio quartiere non succede mai niente” mentre in altre zone, a suo dire, accadono un sacco di cose interessanti (“mostri, astronauti, spie con licenza di uccidere, montagne inviolate da scalare”…). Che Chester sia lamentoso e annoiato lo vediamo bene anche dal suo sostare accovacciato sul marciapiede quasi immobile, con piccolissime variazioni di postura, lo sguardo rivolto al lettore, le spalle alla strada e a una fila di case. Pure l’incipit, che risuona una dedica, ci presenta subito il suo essere annoiato, o meglio, il suo essere noioso:

Questo libro è dedicato a Susan, Patty, Steve, Larry, Mike e Helene, Nelle, Gina e ai bambini di tutto il mondo, escluso Chester Filbert.

Lui è davvero troppo noioso.

Le illustrazioni invece contraddicono con forza le affermazioni di Chester. Il climax è ascendente e il lettore se ne accorge pian piano. La struttura visiva si presenta come un’inquadratura fissa a doppia pagina su una porzione di strada, sempre uguale a se stessa in una sorta di quinta teatrale a sfondo bianco dalla quale emergono forme dettagliate con un deciso tratto nero.

Nelle primissime pagine il lettore vede esattamente ciò che Chester lamenta: nel suo quartiere non accade nulla, al civico “5264 della Centosettantasettesima Strada Ovest” tutto è deserto, immobile, silenzioso. Ma in quelle stesse pagine già intuiamo qualcosa di strano: lo sfondo ora è rosso, ora è giallo, poi diventa azzurro, mentre Chester è sempre lì, accovacciato e immusonito.

Poi lentamente ma sempre più intensamente, pagina dopo pagina, affiorano delle cose colorate, dettagli, come le luci gialle alle finestre, perlopiù persone: due bambine rosse che saltano la corda, un signore giallo che scava una buca in giardino, tre bambini azzurri che suonano un campanello di casa, le fiamme rosse di un fuoco che divampa da un tetto, e poi i pompieri, un ladro, un gatto…

Non solo compaiono altre persone ma queste innescano una sequenza di eventi, ognuno dei quali può essere letto come una storia nella storia in un continuo gioco di rimandi tra le pagine. E Chester Filbert è sempre lì, incurante di tutte le situazioni che gli accadono intorno, di chi gli sta accanto, o della madre che ogni tanto si affaccia a richiamarlo dalla porta di casa.

Il contrasto tra testo e immagini è netto: tanto più Chester decanta le mirabili e presunte entusiasmanti bellezze di altri quartieri in confronto alla noia del suo, tanto più la Riskin inserisce elementi visivi assurdi e paradossali (persino un paracadutista che plana addosso a Chester!). Questo meccanismo narrativo a contrasto innesca un discorso altamente ironico che non lascia certamente indifferente il lettore il quale si scoprirà sia divertito sia stupito dell’indifferenza di Chester. Ad un certo punto verrà spontaneo gridare “svegliati Chester! guarda cosa ti sta accadendo attorno, come fai a non accorgertene?!”.

L’ho scritto più volte, i libri migliori sono quelli che non dicono tutto ma lasciano uno spazio bianco alle domande e all’immaginazione del lettore. Sono quei libri che coinvolgono i bambini perché li fanno sentire protagonisti della lettura e parte attiva nella storia.

L’albo della Riskin ne è un perfetto esempio, un piccolo gioiello pieno di contrasti stimolanti e accattivanti.

NEL MIO QUARTIERE NON SUCCEDE MAI NIENTE

Ellen Raskin

Traduzione di Davide Musso

Terre di Mezzo Editore

Anno di pubblicazione: 2018

36 pp.

Prezzo di copertina: 12 euro

Età di lettura: dai 4 anni

Condividi questo articolo sui social

Una risposta a “Nel mio quartiere non succede mai niente”

  1. […] e viceversa, per esempio in Il mio gatto è proprio matto di Gilles Bachelet e in Nel mio quartiere non succede mai niente di Ellen Raskin. In quest’ultimo, il testo è apparentemente monotono e adotta il punto di […]

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *