La protagonista è Jo, una bambina risoluta e un po’ impertinente, che già nella seconda pagina si allontana dalla famiglia in vacanza in un campeggio nel bosco: preferisce esplorare il bosco circostante armata di zainetto con rifornimenti vari, piuttosto che stare con il padre, la matrigna e le sorellastre.
Quando da dietro un cespuglio ode uno strano parlottare, non esita a oltrepassare la soglia, in un passaggio anche simbolico al mondo magico.
L’incontro con le prime due creature (“siete folletti?”) è esilarante, e non solo per le buffe fisionome delle stesse – piccoli Re e Regina a cavallo – quanto per il loro esilarante dialogare, o meglio battibeccare su quanto sarebbe opportuno (per la Regina) ignorare la presenza dell’umana bambina e quanto invece sia inevitabile (per il Re) esserne incuriosito ed evitare le sue domande incalzanti.
Seguendo la buffa coppia reale lungo la stradina che si snoda nel bosco, superata una galleria buia, Jo giunge in un villaggio popolato di strane creature.
Le coordinate di questo mondo si svelano in maniera graduale, così come il punto di vista del lettore corre esattamente al fianco di quello di Jo che, infatti, si ritrova nel bel mezzo di una vicenda delicata senza alcun riferimento di senso. A muovere la bambina è solo la curiosità, che è poi la stessa del lettore.
Dalla cima di un ramo, Jo osserva e ascolta in silenzio cosa accade nel villaggio: i due sovrani a cavallo stanno riportando una serie di importanti informazioni a una grande volpe rossa, Maurice, che pare avere una certa autorità; sembra esserci un malvagio imperatore, un grave problema e un pericolo da affrontare.
Jo scambia subito una linguaccia con una bambina-gatto nera – che si rivelerà essere Nuk, il personaggio-aiutante – ma agli occhi degli altri abitanti sembra essere quasi invisibile, e per lungo tempo lo sarà.
Ed è proprio questa, a mio avviso, una delle chiavi di lettura del libro: la piccola Jo, che nel suo mondo “umano” si sente messa da parte e ignorata, e dunque piena di rabbia, nel mondo incantato riesce sempre più, non senza fatica, a farsi strada come agente di cambiamento nell’intera avventura. Il tutto rimanendo fedele al proprio carattere e in un bel lavoro di squadra.
E’ grazie a Nuk che Jo comprenderà cosa sta accadendo: il villaggio è sotto il dominio di un dispotico sovrano che imprigiona nel castello chi esprime pareri a lui contrari. E’ proprio di questo che si sta parlando un piano d’azione per salvare alcuni abitanti del villaggio, tra cui la madre di Nuk, rinchiusi nel castello, approfittando di una festa in maschera in onore del compleanno del tiranno.
Quando Nuk e Jo scivolano nascostamente nel carro diretto al castello (una sorta di cavallo di Troia), inizia la vera avventura per Jo che si troverà in breve tempo e per una serie di avvenimenti imprevisti a essere l’unica creatura libera, insieme a Maurice, in grado di portare avanti l’importante missione.
Il viaggio con Maurice, figura paterna significativa, e le azioni volte a liberare e poi a ribaltare con una rivolta il dominio del sovrano sono il cuore della narrazione.
Tanto le ambientazioni quanto i diversi personaggi sazieranno la sete di meraviglia e stupore, mentre tutto accade in maniera naturale e al contempo inaspettato, come trovarsi in una villetta con tre vegliarde, di cui una in preda alle pene d’amore!
Non mancheranno prove da superare, piani argutamente progettati, incontri con altre creature (le veramiglie, unicorni variopinti e ghiotti di caramelle gommose), nuove amicizie, come quella con Pompon, cane parlante dalle sei zampe con altrettanti stivaletti colorati, e infine un gran finale degno di questo nome.
Il libro offre diverse esperienze di lettura, a seconda della sensibilità del singolo lettore: si potrà seguire l’onda incalzante della trama per vedere come se la caveranno “i nostri eroi”, piuttosto che soffermarsi sui moltissimi dettagli leggendo attentamente la parte visuale, senza tralasciare un testo puntellato di dialoghi taglienti e reso pieno di fascino da un font corsivo elegantissimo; capiterà forse a qualcuno di restare più sintonizzato con il sentire di Jo, in fondo questa storia racconta molto del suo mondo interiore, mentre qualcuno certamente sarà attirato dai riferimenti letterari disseminati tra le pagine.
Molte sono le sfumature de Nel paese delle Veramiglie. Penso al tono narrativo, il tono della voce, potremmo dire, che sfuma continuamente e può assumere tinte umoristiche, se non comiche, o più intime, fantastiche, avventurose. Penso anche alle sfumature più evidenti, quelle di colore che caratterizzano le pagine, in un susseguirsi di onde cromatiche che diventano ben più di semplici elementi d’atmosfera.
Il fumetto lo proporrei senza ombra di dubbio dagli 8 anni, anche un po’ prima se c’è un buon allenamento alla lettura autonoma, ma anche a un/a bambino/a di dai 5 in lettura condivisa.
Ho preso il libro per i miei gemelli di 8 anni e ci è piaciuto molto. E’ un bellissimo libro con una storia importante. Non solo per bambini. 🙂
E’ un bel libro che incontra diversi gusti e sensibilità!
Mi viene in mente per associazione IL SENTIERO SEGRETO di Pinin Carpi.