Alcuni libri bussano direttamente dalla propria infanzia. Toc toc, ti ricordi di me?
Questa volta, è stato Janosch che ha bussato alla mia porta. E’ accaduto nel 2013, quando la casa editrice Kalandraka ha riedito in Italia Oh, com’è bella Panama!, il libro che nel 1979 ha reso famoso l’autore tedesco, il libro che mia mamma mi leggeva in lingua originale e che io ho amato molto (la prima edizione italiana è pubblicata nel 1997 da Piemme nella collana Il battello a vapore).
Viaggio, avventura, sogni, felicità, libertà, sono alcuni ingredienti di questo gioiello. E poi amicizia, affetto, casa, gioie quotidiane e natura (una natura pura e complice). Ci sono Tigre e Orso alla ricerca della felicità, felicità che, si sa, spesso è davanti ai nostri occhi. Basta fare un giretto, salire su un albero e vedere la vita da una prospettiva diversa.
Tigre e Orso sono due inseparabili amici. Abitano in una casetta nel bosco in riva al fiume e vivono la migliore vita che mai potrebbero desiderare di vivere: Orso tutti i giorni va a pesca sul fiume, poi cucina deliziosi manicaretti mentre Tigre, con la sua inseparabile papera tigrata, gira nel bosco alla ricerca di funghi. Sono felici e si compiacciono di tale felicità.
Finché un giorno arriva il dubbio, o meglio la certezza: DEVE esistere un luogo e una vita migliore di questa. Quella che abbiamo sempre sognato. Il dubbio è incarnato da una cassetta che arriva dal fiume e che profuma di… banane. Cassetta che proviene da PANAMA. E dunque, ecco materializzarsi il paese dei sogni di Orso e Tigre… perché “Panama profuma di banane da cima a fondo“.
In quattro e quattrotto, dopo una notte trascorsa a sognare di quanto sia bella e perfetta Panama, i due amici si mettono in cammino. Il viaggio sarà avventuroso e farà loro incontrare diversi animali a cui chiedere consiglio su dove si trovi Panama. E sarà proprio l’ultimo animale che mostrerà loro, dall’alto di un albero… PANAMA! L’agognata Panama! Più bella di qualsiasi cosa abbiano mai visto, come dichiara entusiasta Orso. Janosch qui strizza l’occhio al lettore, perché è subito chiaro che Panama altro non è che il prato, il fiume e il boschetto dove si nasconde la loro casetta. E’ chiaro ancor più quando Tigre e Orso raggiungono davvero la loro casetta, convintissimi di avere trovato Panama, il luogo ideale e mai visto prima.
L’aspetto per me adorabile è che Janosch rispetta la verità dell’esperienza dei due amici fino alla fine. Non c’è infatti alcuna frase in cui l’autore fa ‘aprire gli occhi’ ai due amici. L’utopia e l’immaginazione resistono nella loro potenza. Questo aspetto invita implicitamente il lettore a immaginare, a domandarsi e a darsi risposte: come mai non se ne accorgono? E’ forse vero che se guardo le cose da un punto di vista diverso, quasi quasi non le riconosco e mi sembrano più belle?
Se la trama è percorsa da lievi scosse di humor, a tratti surreali, i frequenti dialoghi sono pervasi da tanta tenerezza e dolcezza. La narrazione è fluida e scorrevole, grazie ad un linguaggio semplice e alle ripetizioni. L’autore interviene nel racconto quasi come terzo personaggio che instilla dubbi e chiavi di lettura serie e umoristiche. Interessante la scelta di attribuire al carattere tipografico, nell’edizione italiana, diverse sfumature di nero e diverse dimensioni a seconda che si tratti di dialoghi, narrazione e interventi dell’autore (caratteristica assente nell’edizione originale). Questo aspetto crea un piacevole effetto visivo di movimento durante la lettura, ottenuto anche dalle dimensioni variabili delle illustrazioni. Illustrazioni delicate e morbide, dal sapore decisamente classico, perfettamente conservato nell’edizione di Kalandraka, soprattutto nel formato e nella copertina. Il tratto dei disegni è l’inconfondibile tratto di Janosch.
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