Narrato in prima persona, vi sembrerà di avere accanto proprio lui, Ulisse, mentre racconta con trasporto e schiettezza le sue peripezie, dalle battute finali della Guerra di Troia fino al sospirato approdo a Itaca. 10 anni di peripezie, dopo 10 anni di lunga guerra.
Probabilmente conoscerete la storia, ma non riuscirete a staccare gli occhi dalle pagine, se non stremati dal sonno, come è capitato a me.
Milo Milani è eccezionale nel ritrarre la grandiosità di Ulisse, di cui mette in luce soprattutto l’umanità, come appare chiaro dal meraviglioso incipit:
Sono un re, ma non chiamatemi re: non siete abitanti del mio regno, Itaca, piccola isola nel mare della Grecia. E nemmeno chiamatemi condottiero o capitano: non siete soldati che ho condotto in guerra, o marinai delle mie navi. Chiamatemi semplicemente con il mio nome. Chiamatemi Ulisse.
Affiorano dunque le caratteristiche più umane che hanno reso noto Ulisse nel tempo: la grande responsabilità, come re di Itaca, verso i suoi uomini; l’indefessa lealtà verso gli dei – a volte ai limiti del sostenibile -; la curiosità verso il mondo e verso l’animo umano – tanto da spingerlo a soffrire pene indicibili pur di sentire, e sopravvivere, il canto delle sirene -; l’amore e il rispetto per i propri cari e la propria terra; le umane debolezze in cui indugia a scapito di un più lungo viaggio; l’intelligenza e il coraggio.
Che straordinario ritratto di uomo!
Non siamo nati per vivere e basta: ma per conoscere le cose e cercare di sapere che cosa sia la vita.
Strutturato in capitoli di variabile lunghezza, tutti molto scorrevoli, il romanzo è ricco di dialoghi e pensieri, e si snoda con piacevolezza tra incredibili imprese, fantasiose creature, orrori e amori.
Con Ulisse soffriremo la conclusione dei lunghissimi anni di guerra, inventeremo l’espediente del cavallo di Troia, sfuggiremo ai mangiatori di Loto e poi, non senza pesanti conseguenze, affronteremo il Ciclope (a cui vengono dedicati i capitoli più lunghi); ci illuderemo di avere finalmente concluso il viaggio quando arriveremo all’isola di Eolia, ma resteremo poi agghiacciati dalla ferocia dei Lestrìgoni, indugeremo a lungo presso la maga Circe, conosceremo e resisteremo alle Sirene, scamperemo a Scilla e Cariddi, ameremo e poi diremo addio a Calipso, verremo salvati da Nausicaa e approderemo sollevati all’isola dei Feaci, fino a giungere, infine, alla sospirata Itaca.
Non viene risparmiato nulla al lettore. Tanto crudeli (ma belle!) le pagine relative agli alle avventure più tragiche, tanto dolci quelle relative agli incontri più felici.
Milani dimostra, se ancora ce ne fosse bisogno, l’attualità della storia di Ulisse, per la straordinarietà delle sue avventure e per l’umanità universale di questo personaggio. Già, perché se il viaggio di Ulisse è noto ai più, la potenza di questo libro risiede nella voce, quella di Ulisse-Milani, che in un racconto mozzafiato terrà fermo il lettore alle pagine.
Di tanto in tanto, con pari forza narrativa della scrittura, affiorano le illustrazioni di Amalia Mora che sottolineano bene alcuni personaggi o vicende grazie all’alternanza di colori freddi e caldi e all’uso di una prospettiva sempre molto affascinante. Anch’esse vi resterrano impresse negli occhi.
L’unica nota negativa? Un finale a mio avviso un po’ frettoloso. E poi, un libro così ricco di contenuti e magistralmente reso nella scrittura, avrei desiderato durasse di più.
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