L’ambientazione è chiaramente il Polo Nord, dove freddo, ghiaccio, luce e qualche animale polare regnano sovrani, come ci raccontano le prime pagine.
Conosciamo subito Clotario e, curiosamente, la parola “il silenzio” viene accostata alla sua casa scavata sotto la banchisa di ghiaccio. Il silenzio infatti non fa eco solo agli ampi spazi naturali e disabitati, ma anche alla condizione esistenziale ed interiore di Clotario che, pur tenendosi impegnato in svariate attività che vanno dalla contemplazione (con tanto di seggiolina, binocolo e copertina), all’arte, allo sport (saltarello!), sente una gran solitudine, efficacemente sintetizzata con Clotario seduto su un divano rosa mentre ci fissa, coi suoi occhietti neri.
Poi un giorno arriva “La sorpresa”, il dlin dlon del campanello dà una svolta inaspettata alla sua vita, nella presenza di Nina, graziosa creatura chiacchierona e spigliata che, sorpresa da una tempesta chiede rifugio a Clotario il quale, nel frattempo, si aggira per casa nervosissimo, sudando tutte le sue pellicce (“Il panico”).
Nelle reciproche presentazioni lui ha voce tremante, lei forte e sicura, in un attimo gli racconta la sua storia che ha a che fare con lo scioglimento dei ghiacci e le proteste ambientaliste (il racconto avviene con straordinaria sintesi visiva in due piccoli balloon!).
La narrazione si fa più intensa, man mano che la conoscenza da un iniziale imbarazzo, senso di invasione, pudore, si fa più confidente, con la fiducia, l’allegria, la condivisione, la gentilezza, e ops, forse un bacio, ilturbamento. E molto altro.
Il mondo sopra, intanto, continua a essere tempestoso, visto attraverso il periscopio di Clotario.
Poi però torna il sole e come ogni storia d’amore che si definisca tale, inevitabile arriva la partenza che sancisce la separazione con tutto ciò che ne consegue, in un precipitare di ricordo, tristezza insonnia, malinconia verso un punto di non ritorno amenochè… amenochè non si dia ascolto a quell’ “urgenza” interiore che suggerisce a Clotario di preparare lo zaino e uscire all’avventura, verso un lungo viaggio lungo ed estenuante, che solo grazie alla sua “volontà”, forse lo riporterà dalla sua Nina.
“Nina? Nina?”, grida al vento polare Clotario, in una ricerca sfinente che si arricchisce pian piano di compagni di viaggio. Se il nostro timido innamorato Clotario troverà Nina, non posso svelarvelo, ma lo potete facilmente intuire.
Posso solo dirvi che la penultima parola è l’incandescenza.
Un libro ricco di sfumature, quelle particolari e avvolgenti delle matite con tratto molto delicato, e delle parole che definiscono i contorni di una storia che parla a tutti noi, bambini e adulti, con straordinaria immediatezza poetica.
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