Così tanto racconta di un bambino, e della sua famiglia, nell’attesa di qualcosa che si svelerà solo nel finale (una festa a sorpresa per il compleanno del papà). Se all’inizio sono solo il bimbo, splendido nella sua salopette rossa, e la sua mamma, giovane e sensuale, ad attendere in salotto guardando fuori attraverso la finestra, pagina dopo pagina la casa si popola di una moltitudine di familiari secondo uno schema che sancisce la struttura narrativa del libro, ripetitiva e ad accumulo: l’attesa annoiata e sonnacchiosa viene interrotta dal “ding dong” del campanello, la porta si apre come una quinta di teatro dalla quale fanno ingresso di volta in volta parenti che salutano il bambino, esprimendo, ognuno a suo modo, il loro affetto.
Stavano lì senza far niente,
la mamma e il suo bambino,
davvero proprio niente…
quando,
ding dong
“oooooooh!”
La mamma guardò la porta,
il bimbo guardò la mamma.
Era…
E’ una famiglia travolgente, decisamente esuberante nelle manifestazioni di gioia e affetto; balli, grida, canzoni, abbracci, lotte, giochi caratterizzano l’approccio di zii e zie, cugini, nonne e bisnonne… Dopo ogni ingresso, in una stanza sempre più affollata e popolata fanno ritorno la calma e l’attesa (sembra quasi di sentire il ticchettio di un orologio!), fino al nuovo ding dong.
Per come si configura la struttura narrativa è chiaro come essa favorisca il piacere dei bambini nell’effetto sorpresa finale (perlomeno ad una prima lettura) e nell’anticipare e prevedere il testo. Interessante come la scansione alternata e ripetuta delle due scene (attesa e nuovo ingresso) sia resa visivamente anche con tonalità cromatiche diverse (deliziosi anche i piccoli ritratti in bianco e nero del bimbo, a margine della pagina, a focalizzare l’attenzione sul piccolo).
Scrivevo prima che Così tanto è un libro nel quale è bello abbandonarsi, e questo è uno dei motivi per i quali lo consiglio: in esso traspare una magnifica corporeità tutta da godere, fatta di gesti e mimica, di voci e mani che toccano, spupazzano, abbracciano, bocche che sbaciucchiano, occhi che ridono, corpi che fanno giravolte e capriole giocose… una fisicità che potrebbe venire spontaneo trasporre anche nella relazione con il bambino che ascolta!
La curiosa varietà dei personaggi è tutta da scoprire, nella sua caratterizzazione visiva ed espressiva, veicolo di una diversità preziosa ancor più perché non elevata a “tema” ma compresa nella narrazione come elemento “naturale” (un perfetto esempio di “diversità normale” come ebbi modo di scrivere in un articolo!).
La conclusione della storia offre un felice sospiro di sollievo e soddisfazione, dopo una festa scoppiettante e travolgente, dopo il bagno di affetti e risate. Per il bambino arriva l’ora di andare a dormire.
Lascia un commento