E le avventure di peregrinazione in rete e sull’hardisk alla ricerca di qualcosa che si farebbe alquanto prima a trovare cercandolo fisicamente: ecco la storia di Cestello.doc un piccolo pony smarrito che viene cercato, con tutte le estensioni possibili, sull’hardisk del computer ma che viene ritrovato solo grazie ai racconti di chi bene lo conosceva o la storia dell’ago che la nonna aveva perso nel pagliaio e che il nipote cerca disperatamente di riacquistare on line.
Insomma ce n’è per tutti i gusti digitali!
Le nuove fiabe di Esopo digitale penso incontrerebbero il gusto e il plauso dell’antico autore perchè, pur reinterpretandone il plot narrativo, mantengono la freschezza, l’immediatezza e la schiettezza delle versioni originali al contempo riprendendo la sintesi necessaria che appartiene al mondo digitale. Chi legge infatti un post su FB più lungo di 20 righe e senza nemmeno una immagine?
Interessante e densa l’interpretazione che Giorgio Manganelli ci regala nella sua “Introduzione” in Esopo, Favole, Rizzoli, Milano, 1951:
Una favola esopica è una fulminea epifania, una apparizione: balena un disegno, appare qualcosa di umile ma disegnato con estrema parsimonia, una nudità non frettolosa.
Altra piccola riflessione che mi ha scatenato la lettura di questo moderno Esopo è stata l‘attualità oggi della morale nella favola. Una morale, che si sfuma nel mondo adulto attuale, ma che ancora tanto appartiene invece, come necessità pedagogica di crescita, al mondo dell’infanzia. Nascevano proprio come monito e insegnamento le favole di Esopo, con lo scopo di chiarire le conseguenze di un comportamento immorale, evidenziando senza sfumature il “vantaggio” della moralità. Nei bambini il concetto di moralità è infatti, come insegnano Piaget e Kohlberg, legato strettamente alle conseguenze positive e negative del non adeguarsi, che si sostanziano in ricompense o punizioni. I bambini mettono in atto dunque comportamenti in funzione di conseguenze più che come scelta precisa ed etica; in questo Esopo e Stocchi sono brillanti maestri di divulgazione morale.
Questo libro, illustrato in modo aggraziato, pulito e semplice, come il testo che accompagna, dalla Cacciapuoti, può essere utile strumento per parlare ai nostri figli dei pericoli della rete senza dover necessariamente ricorrere alle brutture in cui effettivamente potrebbero incappare, ma con parole a loro immediatamente comprensibili e immaginabili.
Per chi volesse dare uno sguardo più ampio alle diverse edizioni e rivisitazioni delle favole di Esopo, facendo un viaggio nel tempo e nelle illustrazioni può andare a dare una occhiata al blog di Barbara Ferraro o all’approfondimento di Paolo Canton sul blog le Figure dei Libri.
Vi proponiamo invece la lettura di una edizione delle Favole di Esopo scoperta navigando per l’appunto in rete sul blog di Elisabetta Cremaschi: Pirro Cuniberti fece per l’editore Licinio Cappelli nel 1952 Esopo. Le favole del lupo e della volpe, recuperato per mano di Tiziana Roversi e ripubblicato dalla casa editrice Prìncipi & Principi di Rauch Design & & Signages. Un vero e piccolo capolavoro.
Ci mancava solo la volpe che dice all’uva che è acerba con WhatsApp! Un libro davvero esilarante, grazie per il bel consiglio 🙂
Sì anche noi ci siamo divertite molto a leggerlo!