Finalmente qui

Silvia Sai

Due sono le parole chiave che riempiono di senso il delizioso libro che ho scelto di raccontare oggi: relazione e poesia.

In poche pagine, racchiuse in un bel formato quadrato piccolo e maneggevole, gustiamo una bellissima tessitura di parole poetiche che legano mamma – ma anche papà – e figlio.

La poesia non è forse relazione? E la relazione non è forse poesia?

Finalmente qui è un albo prezioso per i genitori desiderosi di sperimentare un dialogo con i bimbi neonati – fino ai primi passi – con il linguaggio delle parole, del corpo, degli sguardi, delle carezze, dei sospiri, dei giochi.

Finalmente qui | Vecchini, Sualzo | Bacchilega - Galline Volanti

Per chi non li conoscesse (avete letto forse Gaetano e Zolletta?), Silvia Vecchini è un’autrice di storie estremamente brava e versatile, così come Sualzo, suo compagno anche nella vita, è illustratore poliedrico e originale.
Ma, soprattutto, entrambi mostrano una profonda conoscenza dell’infanzia, del suo linguaggio e delle relazioni. Riconosco sempre nelle loro opere una grande carica empatica e una delicata assonanza con il mondo dei bambini (e dei ragazzi)!

Ero un frutto maturo
il parto un morso
che duole un poco ancora
e tu un seme in me nascosto,
ma ora
ti vedo mio piccolo germoglio,
figlio.
(Da dire sottovoce celebrando fine e inizio)

Il sottotitolo di Finalmente qui recita “poesie per bambini (e mamme e papà) appena nati”.
In ogni doppia pagina incontriamo una situazione in cui il bambino è al centro: è lui che ha cambiato le vite di chi gli sta attorno, è lui a catalizzare ogni emozione, sguardo e sospiro.

Se il bambino è il germoglio, la terra in cui cresce è altrettanto presente, perché non esiste madre o padre senza figlio, e non esiste figlio senza madre o padre. E dunque, se i disegni di Sualzo si concentrano con estrema delicatezza di colori e forme sulla figura del bambino, le parole di Vecchini raccontano parole di madre, o padre, in prima persona. Con interessanti sconfinamenti, come lo splendido intenso sguardo tra padre e figlio, o la poesia che sembra dar voce anche al bimbo mentre si toglie un calzino.

Attenzione però, non incontriamo qui un insieme di situazioni o azioni che rimandano a uno sterile apprendimento o scoperta. Il nucleo è la relazione, fatta di cose minime, a volte impercettibili agli occhi esterni: un bacio schioccato sulla mano, un ballo silenzioso guancia a guancia, un po’ di latte dal seno, una palla che rotola, un gioco afferrato, una mano aperta a dire ciao…

Ogni genitore conosce bene questi attimi sospesi nel tempo, carichi di vita, emozioni e cambiamento, ogni genitore riconoscerà nelle pagine un proprio personale cammino. E in questo, Sualzo è stato formidabile nello scegliere tagli prospettici molto ravvicinati e parziali, ad enfatizzare una relazione e a cogliere insieme una visione “bambina” del mondo e una adulta sul bambino.
Quanto spesso ci perdiamo davvero ad ammirare uno sguardo, una mano, un piedino, un piccolo gesto!

Sei il mio biscotto
uscito dal forno,
un pane buono
il primo del giorno.
Sai di te, sai di me,
insieme latte e farina,
non ricordo neppure
com’era prima
senza il tuo odore.
Prima di te,
della gioia
qual era il sapore?
(Annusandosi un pochino all’inizio del giorno)

Straordinaria poi è la capacità di Silvia Vecchini di evocare in poche parole vissuti intensi comuni a molti genitori. Ai primi passi di vostro figlio, non vi siete sentiti anche voi un po’ scombussolati – “oggi per me il cielo è capovolto”-? E non vi soffermate mai a riflettere su quanto impensabile sia ora il vostro passato prima della nascita dei figli?

Accanto ad ogni illustrazione, leggiamo anche un breve suggerimento per accompagnare la lettura. L’autrice ci suggerisce ad esempio di sedere vicini e giocare a far rotolare cose e suoni, o ci invita a cantare le parole del sonno “dondola riposa e sogna, dondola e dormi fogliolina, che la mia voce resta vicina”, propone anche di far volare un cucchiaino pieno di cibo o di dondolarsi guancia a guancia.
In questo modo, noi lettori ci sentiamo invitati, coinvolti, accompagnati per mano, sostenuti. Anche di questo un genitore ha piacere, e forse bisogno, no?

E poi c’è la poesia, che scivola nella vita, addentrandosi nella quotidianità più vera. Uno scenario così concreto ma quanto poetico!

D’altra parte è la stessa autrice a raccontare di come questo libro fosse nei suoi pensieri e nei suoi vissuti di madre già da molto tempo ma, semplicemente, il tempo della cura aveva lasciato spazio solo a parole sospese… dove? proprio nella relazione con il figlio.

Quando però sono nati, nel tempo della cura, allattamento, accudimento era come se le parole da scrivere sparissero. E sparissero per mesi e mesi. Semplicemente non scrivevo più versi per un  tempo che percepivo lunghissimo. Tutte le parole precipitavano in quella lingua sorprendente e allo stesso tempo simile alla litania che sentivo crescere e fluire ogni volta che avevo tra le braccia il mio bambino appena nato. Parole, paroline, sensate e prive si senso, parole dentro i baci, parole nelle orecchie, sui piedini, affondate nella pancia, nel solletico, sotto il collo, dietro la guancia. Invenzioni, tiritere. Tutte le parole finivano lì (Silvia Vecchini, dal racconto di Finalmente qui sul suo blog).

Apprezzo molto il connubio tra linguaggio poetico e concretezza. Quanti di noi leggono poesie ai propri figli? E per quanto tempo? Ammettiamolo, non è semplice. Qui la poesia si fa pane quotidiano, trasformandosi in un linguaggio che tutti possiamo usare agilmente.

Vecchini e Sualzo con estrema semplicità e naturalezza hanno dotato di senso una relazione poetica.

Finalmente qui ho iniziato a leggerlo a Tina quando era ancora piccola. Selezionavo una o più pagine, quelle che più si adattavano al mio sentire in quel momento, o alla fase di crescita di Tina. A volte, lo leggevo da sola, come conforto, mi trasmetteva la sensazione che tutto ciò che stavo vivendo era normale e transitorio. Ancor più interessante è il fatto che oggi, all’alba dei due anni, continuo a leggerlo con Tina, forse anche con più frequenza, in quanto il suo interagire è più partecipato e di soddisfazione.

Poi ho provato a leggerlo anche insieme a Ilde, 4 anni. E’ stato un bel momento, perché ci ha permesso di ripercorrere insieme i suoi primissimi mesi di vita, raccontandole come era lei, prendendo spunto dalle situazioni evocate nelle pagine.

Mi vedi, mi vedi
sento che mi guardi,
mi afferri se mi muovo,
mi cerchi, mi nascondo,
mi prendi se ritorno.
E ridi, ridi!
E’ il primo gioco,
ci pensi anche tu?
Solo noi due.
Cucù.

FINALMENTE QUI
Silvia Vecchini (testo) Sualzo (illustrazioni)
Bacchilega Junior Editore
Anno di pubblicazione: 2016
32 pp. | 16 x 16 cm.
Prezzo di copertina: 8 euro

Età di lettura: dalla nascita

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