Fate bene a ricordare questo aspetto della lettura e sono d’accordo sulla tendenza a non parlarne, come se l’ambiente della lettura sia solo e sempre un fatato cantuccio con luci soffuse e un genitore e il suo bambino che leggono in totale armonia.
E invece non è sempre così, specialmente nei primi tre anni, secondo la mia esperienza con Luka.
Noi che lavoriamo all’educazione alla lettura dovremmo invece condividere per primi le nostre esperienze, gli ostacoli incontrati, le frustrazioni, gli errori.
Molti genitori si scoraggiano presto e rinunciano, perché credono di aver sbagliato o non essere all’altezza o in modo del tutto errato danno la colpa ai bambini, dicendo che non c’è nulla da fare, non amano i libri.
Per questo motivo una parte del mio primo seminario, “Che cos’è un papà-lettore?”, la dedicherò alla condivisione dei tanti sbagli che io per primo faccio ogni giorno e dei problemi che si incontrano durante il percorso.
Tra le tante difficoltà che incontro ancora oggi parto dalla prima: la scelta dei libri. Quando entro in libreria sono sommerso dai libri e spesso mi perdo, mi faccio distrarre o semplicemente non noto le cose che potrebbero colpirmi. E allora penso che io conosco abbastanza bene questo mondo e alla fine trovo una via nel labirinto, ma cosa può provare un genitore che è solo agli inizi e non ha tante conoscenze? Si perderà del tutto e forse finirà per scegliere i soliti libri ‘luccicanti’ e commerciali.
Le soluzioni sono in questo caso la preparazione e la passione dei librai (che non sono sempre così ovvie), la frequentazione di una buona biblioteca specializzata e il continuo aggiornamento personale che passa anche dalla lettura dei tanti blog (il vostro è un ottimo esempio!).
E passo alla seconda difficoltà: il rifiuto di quel libro di cui tu genitore ti sei subito innamorato, dando per scontato che anche tuo figlio sarebbe stato coinvolto.
Porti a casa il libro, dici a tuo figlio “Vieni che papà ha un libro nuovo per te!” ed ecco cosa può accadere: che già dal titolo non gli piace, perché ha già qualcosa di simile; che non ci sono abbastanza figure; che quelle maledette finestrelle non si aprono fluidamente eccetera eccetera.
E queste cose tuo figlio le manifesta anche con gravi scatti di rabbia.
Chi di noi non ha visto bellissime pagine strappate o un albo mangiucchiato, lasciato per caso vicino al tuo piccolo che ha appena scoperto l’onnipotenza divoratrice della sua bocca?
La soluzione? Avere tanta pazienza e fiducia nel vostro piccolo lettore. Un buon lettore (adulto) ha tutto il diritto di non amare un libro. Un bambino piccolo ha lo stesso diritto e se è molto piccolo lo manifesterà anche tirando fuori i denti.
In realtà una cosa ho imparato dai primi mesi in cui Luka mangiava i libri: stava già leggendo!
E allora perché arrabbiarsi?
L’appetito (per i libri) vien mangiando (leggendo)!
Sono tanti gli altri problemi che ho incontrato in questi anni e non è possibile elencarli tutti ma voglio ricordare che nessuna relazione cresce con facilità.
Se leggere ai nostri figli è anche e soprattutto una relazione affettiva allora non può esserci crescita senza ostacoli, non può esserci cambiamento senza sbagliare.
Grazie di cuore Maria per le tue parole! Mi donano un’immensa gioia ma soprattutto confermano la mia idea che dietro alla lettura ad alta voce con Luka non ci sono solo belle storie ma legami, affetti, dialogo e ascolto, CRESCITA e CAMBIAMENTO sia per mio figlio che per me. Spero tanto di poter condividere la mia esperienza con i padri soprattutto, perché credo ci sia bisogno di una visione nuova della paternità. La lettura precoce a un figlio, a una figlia, può fare da “ponte”, come dici tu, per un’intimità e una profondità che anche i papà possono stabilire con i loro piccoli, sin da subito!
Grazie ancora!
E’ straordinario come Piero Guglielmini riesca a descrivere la sua relazione con Luka mediata dalla presenza del libro, “oggetto transazionale”, portatore di immagini e storie, e dalle vibrazioni della sua voce narrante come energia “ponte” , veicolo delle emozioni di contatto e di amore che uniscono il padre con il figlio, portandoli dolcemente verso un contatto profondo e misterioso, unico, indissolubile, migliorando ed ampliando tra di loro la comunicazione percettiva di loro stessi, coppia padre/figlio e del mondo intorno a loro.
Penso che Piero sia una nuova voce di un padre del nostro tempo in continua evoluzione emotiva e percettiva e che abbia molto da dire ed a trasmettere agli altri “padri compagni” la sua esperienza di relazione con il figlio.
Abbiamo bisogno di voci come la sua, che hanno il coraggio di sperimentare, agire, diffondere un nuovo modo di “parlare” ai propri figli.
Ed è importantissimo anche vedere, come Piero, abbia sin dall’inizio usato questo straordinario strumeto di comunicazione, ancor prima che Luka nascesse.
La voce è vibrazione ed è musica vocale e le emozioni si attivano con le vibrazioni giuste. Questo ponte relazionale così naturale ed usato da sempre, viene approfondito in modo intenso da Piero oserei dire anche con una padronanza cognitiva non comune.
Spero davvero che egli riesca a portare avanti , attraverso vari canali, la sua esperienza e farne anche uno strumento di consapevolezza e condivisione con gli altri papà che hanno bisogno di trovare “un ponte” intimo e profondo con i loro bambini così piccoli.