Non tutti i lettori ad alta voce amano cimentarsi con il tema della memoria, perché il tema è complesso in sé, tocca corde profonde, a volte è difficile tenere saldo il tono della voce durante la lettura e fare fronte alla commozione, non è nemmeno semplice poi rispondere alle domande dei ragazzi dando informazioni storiche corrette senza scadere nell’eccessiva retorica o scatenare curiosità distorte sugli aspetti più crudi della Shoah.
Nei libri con bambini protagonisti una delle domande tipiche riguarda, ad esempio, qual era effettivamente il loro destino una volta giunti ai campi di sterminio. Che cosa rispondere? La verità senza indugiare sui dettagli, ai ragazzi piace il dettaglio un po’ morboso, ma risulta sterile se non si riflette nel contempo sui perché e sui significati.
Siamo Claudia e Patrizia, lettrici volontarie Nati per Leggere a Reggio Emilia.
Abbiamo fatto diverse letture insieme e L’ultimo viaggio è uno dei libri che abbiamo letto a due voci proponendolo a classi a partire dalla scuola secondaria di primo grado. Questo libro non è però solo la storia commovente di coraggio e sacrificio del dottor Korczak, medico e pedagogista ebreo polacco, ma è anche il racconto di ciò che lui aveva saputo creare, della forza delle sue idee innovative, basate sul rispetto dell’infanzia, idee assolutamente pionieristiche nei primi decenni del ‘900, ma che oggi sono il fulcro della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza approvata dall’Onu nel 1989.
Ci piace proporre storie esemplari, con esito non necessariamente felice, che parlino di raccontino di persone che abbiano avuto la forza di opporsi e che possano essere di ispirazione per i ragazzi, per offrire loro un messaggio nonostante tutto positivo.
Il libro di cui vi parliamo oggi rappresenta anche un’ottima alternativa al libro di testo: l’albo illustrato riesce infatti a catturare l’attenzione dei ragazzi trasmettendo nel contempo contenuti complessi, spesso percepiti come “distanti”.
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