Ora, appare evidente come la trama in sé non rappresenti nulla di sensazionale e a una prima lettura potrebbe emergere un approccio didascalico di buoni sentimenti. Ma qui stiamo parlando di una grandissima autrice per l’infanzia, la belga Kitty Crowther, e le sue storie non sono mai banali né retoriche. Anzi, la sua peculiarità risiede nel ritrarre narrazioni complesse con grande onestà e semplicità.
Il mio amico Jim è una storia lineare e pulita. Le frasi sono assai brevi, spesso dialogate, azioni piccole e precise, così come i disegni, circoscritti come sequenza in forme tondeggianti ben ordinate nelle pagine bianche, ogni tanto qualche illustrazione aperta a tutta o doppia pagina, a rappresentare la collettività, in contrasto con il duo così intimo e affiatato.
I disegni sono minuziosamente dettagliati e offrono una gamma espressiva, nei movimenti e nella mimica, mirabile.
Tale è la maestria della Crowther nel raccontare l’amicizia speciale di Jack e Jim, così esclusiva e complice, da sentirsi quasi in imbarazzo nell’osservarli sorseggiare una cioccolata calda o leggere un libro sprofondati in poltrona, o intenti a raccontarsi storie sul bosco appollaiati su un ramo.
Non è una storia di grandi clamori, e considerando lo stridore dei gabbiani e il nucleo tematico, la Crowther avrebbe potuto renderlo molto più diretto e rumoroso. Invece si respira garbo ed equilibrio, soprattutto in Jim, il gabbiano, che spiega a Jack, preoccupato delle occhiatacce rivoltegli dai gabbiani: “E’ normale, è la prima volta che vedono un merlo”.
C’è poi un po’ di parapiglia, certo, un po’ di scontrosità, ma la Crowther riporta tutto alla quiete, e per fortuna che c’è un cucciolo di gabbiano, curioso anch’egli, che li spia…
Una bella storia narrata con eleganza e misuratezza, una storia che strappa sorrisi ed empatia. Adattissima ai bambini più piccoli.
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